Si sa che, quando una persona si avventura in alta quota, registra un aumento della respirazione e della frequenza cardiaca, che può addirittura raddoppiare.
La ragione di questo è la riduzione della quantità di sangue che il cuore pompa ad ogni battito.
Ora, una nuova ricerca pubblicata su The Journal of Physiology ha spiegato perché questo accade.
I risultati dello studio può essere importante per le persone che vivono, viaggiano e lavorano ad altitudini elevate.
Ad alta quota (oltre i 3000 m), la quantità inferiore di ossigeno nell’aria porta a una diminuzione del volume di sangue circolante nel corpo e a un aumento della pressione arteriosa nei polmoni.
I ricercatori hanno scoperto che entrambi questi fattori giocano un ruolo nella riduzione del volume di sangue che il cuore può pompare ad ogni battito e che nessuno di questi fattori influisce sulla capacità di svolgere l’esercizio al massimo.
La nuova ricerca, condotta dalla Cardiff Metropolitan University, in collaborazione con la University of British Columbia Okanagan e con la Loma Linda University School of Medicine, si è basata sulla raccolta dei dati su come il cuore e vasi sanguigni polmonari si adattino alla vita con meno ossigeno, lavorando per due settimane in un centro di ricerca a distanza in California.
Anche se lo studio è stato piccolo ed è stato fatto su degli individui di discendenza europea, controllati con l’ecocardiografia, Michael Stembridge, ricercatore capo del progetto, ha detto che a breve si farà una nuova ricerca sui nativi di alte quote, che vivono e lavorano nelle miniere industriali delle montagne andine.
Purtroppo, un terzo di questi individui a lungo termine sviluppa problemi a causa della residenza in alta quota, compresi nella cosiddetta malattia di montagna cronica.
Questa ricerca è anche importante dato che aiuterà a rendere più sicura l’esplorazione e il turismo delle regioni montuose e contribuisce a facilitare le prestazioni degli atleti, in una vasta gamma di eventi sportivi, che si svolgono in alta quota.