Una storia della casa e della lotta per il tempo libero

Sembra che non ci sia mai fine al lavoro domestico che continuamente assorbe il tempo che fatichiamo a definire “libero”.
Ma è possibile immaginare la nostra vita oltre il lavoro? Delle società non più imperniate su di esso?
A partire dalle teorie accelerazioniste, post-lavoriste e femministe, Helen Hester (docente di Gender, Technology and Cultural Politics alla University of West London) e Nick Srnicek ( politologo canadese, docente di Digital Economy presso il dipartimento di Digital Humanities del King’s College di Londra) ripercorrono la storia delle nostre case nell’ultimo secolo, rivelandoci come il sistema neoliberista e la tecnologia non ci abbiano portati alla liberazione promessa, ma abbiano invece trasformato le nostre vite in un incessante equilibrismo tra lavoro salariato e lavoro domestico. Gli autori (che sono anche una coppia nella vita con tre figli) analizzano i cambiamenti che negli anni hanno accompagnato lo sviluppo delle case e delle tecnologie (dalla lavatrice, al forno a microonde fino all’aspirapolvere) prendendo in esame tutto ciò che questo ha comportato per il lavoro domestico e il lavoro di riproduzione non salariato.

Nonostante le tecnologie siano sempre più sviluppate e orientate a migliorare il lavoro e ridurre il tempo a esso dedicato, ciò resta un’utopia, in quanto sono anche gli standard e le norme sociali a modificarsi, raggiungendo livelli sempre più alti e agendo in modo complesso per controllare il tempo libero.

Dopo il lavoro ci suggerisce anche possibilità concrete per costruire un futuro postlavoro per la riproduzione sociale: la cura collettiva, il lusso pubblico e la sovranità temporale. Attraverso questi princìpi, può realizzarsi l’obiettivo di ridurre al minimo il lavoro necessario per espandere la libertà.


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