Secondo un recente studio Eurispes, nel 2040 in Italia il 39% delle famiglie sarà costituito da single. Oggi coloro che vivono da soli sono il 33%, numericamente superiori alle coppie con figli (31%).
Una situazione che per milioni di persone non significa soltanto non avere l’amore accanto, ma doversi confrontare anche con costi di vita molto più alti. Secondo una proiezione di MoneyFarm, chi convive ha una spesa media mensile di 1.225 euro a testa, 571 euro più bassa rispetto ai 1.796 euro che si stima un single spenda ogni mese per vivere.
Quindi meglio in coppia? Sembrerebbe di sì, e non solo per una questione economica, purché sia con la persona giusta. Secondo gli ultimi dati ISTAT aumentano le unioni civili del 32% e i matrimoni di quasi il 5%. Il desiderio di costruire una famiglia, dunque, resiste al tempo e ai mutamenti della società, ma cambia il modo in cui ci si innamora.
Quelle che vengono ormai indicate come Internet Couple, cioè, coppie che sono nate in rete, stanno diventando sempre più numerose. Se un tempo c’era quasi vergogna ad ammettere di aver incontrato in partner su una app, oggi è considerata una cosa normale. Secondo alcune stime, nel 2037 gli e-bebè, così vengono indicati i figli di queste coppie, rappresenteranno la metà delle nascite in tutto il mondo.
Alle app di dating si chiede sempre di più, soprattutto da parte degli utenti Millennials, considerati come i più esigenti. Non basta una gallery di foto ammiccanti, vogliono andare ben oltre. Ed è in risposta a questo bisogno che si è sviluppata PhaseApp, che punta a coniugare mente e cuore.
Si tratta di una app di dating relativamente giovane, che, però, si differenzia notevolmente da tutte le altre. Dopo un attento studio dei fenomeni di interazione online e aver analizzato i motivi che portano a naufragare la maggior parte dei match, gli sviluppatori di PhaseApp hanno deciso di affidarsi ad un team di consulenti esperti in psicologia, sessuologia e sociologia per strutturare un sistema di ricerca dell’anima gemella innovativo, e un percorso che potesse guidare gli utenti.
Sappiamo bene che ormai tutti conduciamo vite frenetiche, in cui sentiamo di non aver tempo per nulla. Anche la soglia dell’attenzione si è abbassata notevolmente (alcuni studi la fissano ad appena 8 secondi). Queste condizioni portano a naufragare moltissime chat, poiché non si ha abbastanza tempo da dedicare al proprio match, a scegliere i giusti temi di conversazione per mantenere il dialogo vivo ed interessante. Per molti utenti, soprattutto donne, un altro freno è dato dalla paura di imbattersi in qualcuno troppo insistente e che non sia in grado di accettare un rifiuto.
Alla luce di tutto ciò, PhaseApp ha creato un sistema di interazione assolutamente nuovo per le app di dating in cui non si creano connessioni a partire da foto profilo, ma basate sull’affinità.
La conoscenza è affidata ad una batteria di domande, suddivise per fasi, che vengono sottoposte ai due utenti. Nelle prime fasi si tratta di cose più generiche per iniziare la conoscenza, in quelli successivi si va sempre più sul personale, fino ad arrivare alle fantasie e ai desideri sessuali. La domanda successiva viene posta solo dopo che entrambi hanno risposto, creando così un clima di attesa, e proseguendo solo se tutti e due lo desiderano.
“Si tratta di un modo innovativo per fare conoscenze, evitando di perdere tempo a chattare con chi poi scopriamo non avere nulla in comune con noi. – Commenta Marco Ciarlante, responsabile marketing e comunicazione di PhaseApp – Grazie ad un team di esperti, siamo riusciti a creare dei cluster di domande mirate, sempre interessanti e mai banali, che permettono di conoscere se stesso e l’altro in modo più approfondito. Questo permette di capire più velocemente se l’altro fa per noi. Inoltre, da quando abbiamo aggiunto la possibilità di invitare a questo ‘duello di domande’ anche persone che già si conoscono, sono sempre di più le coppie già formate che usano la nostra app per mettere un po’ di pepe nel rapporto o approfondire la conoscenza”.