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Per raggiungere gli obiettivi climatici l’Italia dovrebbe quadruplicare gli investimenti verdi

foto ALBANI TATIANAECCO think tank ha presentato un rapporto sulle necessità di investimenti pubblici e privati per il raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione e sul ruolo strategico di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Invitalia e SACE.

Il Green Deal stima a livello europeo, un contributo della finanza privata una volta e mezzo superiore all’insieme delle risorse pubbliche direttamente e indirettamente rese disponibili dalla UE (circa 1060 mld a fronte di un fabbisogno complessivo stimato di almeno 2600-2700 mld nel decennio 2020-30).

Per l’Italia non sono disponibili stime ufficiali, ma l’analisi degli investimenti necessari per l’adeguamento ai nuovi obiettivi energetici e climatici europei, indica che anche nel nostro Paese, l’ordine di grandezza delle risorse complessivamente necessarie (178 mld annui contro i 92 mld originariamente previsti dal Piano Nazionale Integrato Per L’energia e il Clima) è più di quattro volte maggiore delle risorse del NGEU allocate all’Italia (40 mld/anno).

Gli investimenti dei cosiddetti Istituti Nazionali di Promozione (INP) come CDP è decisivo, e ciò spiega anche la grande attenzione che altri Paesi come Gran Bretagna, Germania e Francia stanno dedicando alla trasformazione dei loro INP in strumenti di canalizzazione e di amplificazione dell’impatto (leverage) delle risorse pubbliche dedicate alla transizione climatica.

La Banca Europea degli Investimenti (BEI-EIB) e alcune delle principali banche pubbliche europee si stanno infatti trasformando in “banche del clima” e hanno adottato ufficialmente protocolli che le impegnano ad orientare progressivamente tutti i propri investimenti e i propri flussi di prestiti in coerenza con gli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi (zero emissioni nette di CO2 entro il 2050).

Lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato alla COP26 che la mobilizzazione ed il riorientamento delle risorse finanziarie private verso le priorità dettate dalla transizione climatica è strategica tanto in Italia quanto in Europa e nel mondo.

Per questo, afferma uno degli autori del rapporto, il prof. Mario Noera, Senior Policy Advisor del Finance Programme del think tank ECCO, è fondamentale che CDP (e, nell’ambito dei rispettivi ruoli, anche Invitalia e SACE) si trasformino in quelle che Noera definisce le Banche del Clima.

Nonostante l’Italia abbia beneficiato dello stanziamento europeo più rilevante (205 mld investibili tra il 2021 ed il 2026 del Next Generation Fund), il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sviluppato dal nostro Paese per indirizzare tali risorse non appare adeguatamente focalizzato sugli obiettivi di decarbonizzazione e di contenimento delle emissioni di gas climalteranti.

Sempre Mario Noera, afferma che ‘l’Italia rischia di trovarsi in ritardo nel processo di forzata decarbonizzazione dell’economia, di subirne gli impatti negativi (diretti ed indiretti) su alcuni importanti settori del proprio tessuto industriale e di non riuscire nel contempo a riposizionarsi per coglierne i vantaggi produttivi e occupazionali.”

È in questo contesto che le IPB italiane (Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia) e, in parallelo, SACE la ECA italiana (Export Credit Agency), sono chiamate a svolgere un ruolo chiave anche nel nostro paese.

In altri tre diversi rapporti dedicati, verranno esaminati il profilo istituzionale e giuridico di queste istituzioni, la loro configurazione organizzativa e finanziaria e (per quanto possibile sulla base di dati pubblici) il loro attuale grado di coinvolgimento in politiche di sostenibilità e di decarbonizzazione. In questa sede, sulla base di una review delle best practices europee, verranno invece indicate solo alcune linee guida (toolkit) per qualificare compiutamente queste istituzioni come “banche italiane del clima”.


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