Boomer, donne e liberi professionisti: i primi difensori della sostenibilità

Group Of Mature Female Friends Walking Along Path Through Yurt Campsite

La seconda tranche di dati dell’Osservatorio BenEssere Felicità rivela che i Boomer, le donne e chi svolge la libera professione sono i più convinti che sia giusto fare tutto il possibile per difendere l’ambiente e avere a cuore la sostenibilità sociale.
A guidare la classifica generazionale, con il 47%, chi è a un passo dalla pensione, seguono la generazione X con il 38%, i millennials con il 36% e, in ultima posizione, la generazione Z con il 34%.

“Il tema della Sostenibilità Sociale è sempre di più all’attenzione delle odierne agende organizzative, sia per le azioni che già si stanno mettendo in campo a sostegno della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), sia per quanto già fatto per rispondere al ciclo di vita della popolazione aziendale e ai suoi reali bisogni, in allineamento con gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS). Ecco perché non ci stupisce notare la sensibilità, la presa di consapevolezza e il senso di responsabilità evidenziati da parte della generazione dei boomer. Così come non stupisce l’influenza che le donne rilevano rispetto a una maggiore soddisfazione dei loro reali bisogni di armonizzazione della loro vita professionale e lavorativa, parte integrante, come indicato, della traiettoria S degli ESG e che si traduce in un 43% delle donne rispetto al 34% degli uomini” afferma Elisabetta Dallavalle, Presidente dell’Associazione Ricerca Felicità.

Se dal primo rilascio di dati del 2024, il Nord Ovest risultava più indietro di alcuni punti rispetto alla media nazionale, per quanto riguarda la felicità per la propria vita, quella per il proprio lavoro, la soddisfazione per il lavoro e l’uso sano e bilanciato della tecnologia, invece sulla convinzione che sia necessario fare tutto il possibile per difendere l’ambiente e ridurre i problemi sociali il Nord Ovest è capofila con il 42%, contro una media nazionale del 38%. Seguono il Sud e le Isole con il 39%, il Centro con il 36% e chiude il Nord Est con il 34%.

“È interessante vedere come il Nord Ovest, che può essere considerata l’area più produttiva d’Italia, senta maggiormente il bisogno di impegnarsi in temi di sostenibilità ed esprima il desiderio di portare un contributo di valore alle aziende che si impegnano in questa trasformazione. Come se da qui potesse partire la riscrittura del paradigma del lavoro che, abbiamo visto, è così urgente oggi. Le persone meno felici del proprio lavoro iniziano a testare il nuovo “way of working”, dove il contributo di sostenibilità è uno degli elementi fondamentali” afferma Elga Corricelli co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità. “Di recente, secondo la classificazione NUTS2 dell’Unione Europea, la Lombardia risulta essere, di fatto, la prima regione industriale italiana con un valore aggiunto nel 2019 di 80,4 miliardi di euro. Vedere che, in questa porzione d’Italia, unitamente alle altre regioni del Nord Ovest, le 4 generazioni al lavoro esprimono la propria volontà di cambiare progetti e processi per alimentare sostenibilità a 360° lo vedo positivo. Ancora una volta sembra che il messaggio sia: possiamo stare meglio, facendo meglio”

Analizzando le professioni, a sentire maggiormente che sia giusto fare tutto il possibile per difendere l’ambiente e avere a cuore la sostenibilità sociale sono i professionisti autonomi con il 41%. Seguono i colletti bianchi con il 38%, Imprenditori e Manager a pari merito con il 37% e chiudono i colletti blu con il 35%.

“L’operaio, proprio perché vive in ambienti lavorativi che precludono il contatto con natura e bellezza e che portano a non avere troppi confronti di team, sente meno la necessità di tutelare l’ambiente e i problemi sociali? Di contraltare si può spiegare la responsabilità del libero professionista e il suo ruolo che porta ad apertura nella società con questo onere di tutelare la sostenibilità? Si potrebbe quasi affermare che finché manteniamo lavori alienanti non ci può essere attenzione per la sostenibilità, perché la bellezza che circonda certi ambienti non viene vista: forse questo spiega anche quel 29% che non sa schierarsi e che invece potrebbe essere uno bacino da intercettare” dichiara Sandro Formica, VicePresidente e Direttore scientifico dell’Associazione Ricerca Felicità.

Alla domanda “Le persone hanno opinioni diverse sulla sostenibilità ambientale e sociale. Qualcuno pensa che difendere oggi l’ambiente o ridurre le disparità sociali sia la cosa più importante, altri sostengono che sono importanti ma che per loro oggi ci sono altre priorità. Tu cosa ne pensi?”, infatti, si rileva che se per il 38% una persona dovrebbe fare il possibile per difendere l’ambiente e ridurre i problemi sociali, aspetti considerati avere un impatto diretto sulla felicità attuale e delle prossime generazioni, il 33% ritiene sì che la difesa dell’ambiente e la riduzione dei problemi sociali siano importanti, ma per la felicità attuale e delle prossime generazioni sono altre le priorità. In questo il 29% sembra non riuscire a schierarsi.

La ricerca ha coinvolto 1000 persone rappresentative di tutte le generazioni attive, secondo il loro peso fisiologico nel mercato del lavoro (dalla Generazione Z ai Boomer). Il campione nazionale della popolazione attiva, e quindi occupata, aveva un’età dai sedici anni in su ed è stato distribuito sul territorio usando quote per area geografica e dimensione centri, e controllato in fase di assegnazione per quote di sesso ed età.

Le interviste sono state condotte, dal 1 al 7 marzo, con rilevazione CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) da sistemi multipli a scelta dell’intervistato. I nominativi invitati per l’indagine provengono dai panel online di R-Dogma e dei suoi partner.

L’analisi dei dati e dei risultati è stata realizzata in partnership con Research Dogma, centro di ricerca e consulenza specializzato sulle tematiche di capitale umano.


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