Cancel Culture: via la storia con un “colpo di spugna”

Al via il nuovo master dell’Unicusano che indaga e analizza, in modo scientifico e super partes, il fenomeno della Cancel Culture al centro del dibattito moderno. Il corso è indirizzato principalmente a giuristi, sociologi, insegnanti, giornalisti e politici, ma non solo

La rimozione delle statue di Cristoforo Colombo dalle piazze di alcune città americane come Boston, Richmond e Miami. La scritta “was a racist” comparsa sulla scultura di Winston Churchill nel cuore di Londra o la statua di Indro Montanelli, a Milano, imbrattata con vernice rossa e la frase “razzista stupratore”. E poi, ancora, la censura di film come Via col Vento o di attori come Woody Allen, Philipp Roth, JK Rowling e il tentativo di riscrivere alcuni capolavori letterari di scrittori come Roald Dahl, Agatha Christie o Ian Fleming. Ma anche il mondo dei cartoni animati non è immune: Biancaneve baciata dal principe senza un consenso perché addormentata suggerirebbe una forma implicita di violenza o anche Peter Pan che usa il termine “pellerossa” per chiamare le tribù native americane.

Questi sono solamente alcuni dei numerosi esempi della “Cancel Culture”: nato sui social e in particolare su Twitter nel 2008 con il BlackTwitter e successivamente diffusosi con il movimento “Black Lives Matter” e poi con il “MeToo”, questo fenomeno di rivendicazione identitaria e conflittuale a livello generazionale, sociale, culturale, ideologico sta condizionando profondamente il nostro tempo.

Da qui la decisione da parte dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di attivare, nel 2022, il Master “Cancel Culture. Storia, Politica, Cultura” che oggi – diretto dalla professoressa Alessia Lirosi (docente di Storia Moderna) – ha catturato l’attenzione di storici, giornalisti, sociologi, giuristi, insegnanti, ma anche politici, manager, responsabili di comunicazione, marketing e risorse umane. Ciò per via dell’impostazione scientifica del corso che è multidisciplinare e non prende posizione a favore o contro la cultura della cancellazione. Perché questo fenomeno tocca temi importanti che riguardano le basi stesse delle democrazie liberali: la libertà di pensiero e di espressione, i diritti delle minoranze e degli individui, le pari opportunità.

Oggi la Cancel Culture è uscita dal mondo dei social, ma ne ha mantenuto la fisionomia: polarizzazione, scontro aperto, mancanza di mediazione, aggressività. Si tratta di un cambiamento culturale, un “framing” che al momento non sembra essere evitabile e che investe molta parte della discussione pubblica su diversi argomenti.

“Il nostro master – spiega la professoressa Lirosi – cerca di dare risposte a domande come: cosa significa esattamente Cancel Culture? Da dove deriva? Quali sono le sue implicazioni e le sue conseguenze, in positivo o in negativo? Che rapporto ha con le pratiche della cancellazione della memoria attuate nel passato? E lo fa esaminando il fenomeno da vari punti di vista, senza prendere una posizione monolitica a favore o contro di esso”.

Il master affronta i diversi aspetti della Cancel Culture, cominciando dall’analisi delle critiche rivolte da alcuni a materie e a opere artistiche e letterarie fino ad arrivare alle richieste di “cancellare” alcune figure storiche dalla memoria collettiva oppure, ancora, al boicottaggio di personaggi pubblici, aziende, brand. “Il programma è molto articolato – aggiunge il professore dell’Unicusano Guido Bosticco, docente al corso – sia per approfondirne i temi correlati sia per effettuare un’analisi delle pratiche/culture della cancellazione in generale. In questa prospettiva si procederà a un confronto con fenomeni analoghi appartenenti ad altre epoche storiche, come pure a un’analisi delle attività e delle politiche di cancellazione e “riscrittura” del territorio, del paesaggio e delle realtà locali”.

Le conseguenze della Cancel Culture possono essere anche geopolitiche, come spiega lo stesso Bosticco dell’Unicusano: “Il fenomeno è un atto geopolitico per almeno tre motivi. La sua azione di protesta mira a modificare un pensiero egemonico, modificando un dato visibile attraverso, per esempio, la rimozione di un monumento. Inoltre lo scopo della Cancel Culture è di riscrivere l’interpretazione della Storia Occidentale, cambiando le narrazioni dominanti identitarie, su cui anche la geopolitica costruisce i suoi scenari e racconti predittivi. Infine, la risonanza mediatica è tale da modificare la nostra percezione dei rapporti di forza fra comunità, nazioni e culture diverse, polarizzando la discussione”.


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