Il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche si conferma come una possibile opzione terapeutica per i pazienti affetti dalla sclerosi multipla, nella forma più diffusa: quella recidivante-remittente. lo conferma lo studio svedese pubblicato sulla rivista Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry. Lo studio è stato finanziato dal Centro di ricerca clinica di Dalarna, dalla Fondazione Marianne e Marcus Wallenberg, dal Consiglio di ricerca regionale di Uppsala Örebro, dall’Associazione medica svedese e dal Consiglio di ricerca svedese.
I ricercatori hanno testato l’efficacia del trapianto autologo di cellule staminali su 174 pazienti (di cui due terzi donne) con un’età media di 31 anni affetti da SM recidivante-remittente e in media soffrivano della malattia da più di tre anni oltre ad essere stati già trattati in precedenza con riscontri non efficaci. I risultati hanno dimostrato che in 2 pazienti su 3 la malattia risulta sotto controllo per più di dieci anni e nel 73% dei pazienti hanno riscontrato l’assenza di attività della malattia a cinque anni dal trattamento oltre che un netto miglioramento della disabilità nell’87% dei pazienti a dieci anni dal trapianto.
Ogni anno in Italia si registrano 3.600 nuove diagnosi di sclerosi multipla e le persone affette sono in totale circa 133mila, con una diffusione doppia nelle donne rispetto agli uomini.
“Risultati estremamente positivi per una malattia che crea disabilità e che purtroppo ha un elevato tasso di recidiva a breve termine – spiega Luana Piroli, direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides – è importante rivalutare l’inserimento del trapianto autologo di cellule staminali all’interno del percorso terapeutico oltre e far comprendere l’importanza delle cellule staminali, un patrimonio biologico inestimabile che può essere inoltre prelevato alla nascita e conservato per tutelare la salute di tutta la famiglia. Bisogna ormai vagliare l’inserimento del trapianto autologo di cellule staminali all’interno delle linee guida per il trattamento della sclerosi multipla. Solo la Svezia ad oggi ha allargato i criteri di accesso alla procedura: da trattamento di salvataggio a opportunità anche per i pazienti con malattia attiva o con sclerosi multipla recidivante-remittente grave in rapida evoluzione”.
Le cellule staminali da cordone ombelicale rappresentano un patrimonio inestimabile che può essere conservato alla nascita con un semplice e indolore prelievo permettendo però una terapia efficace e immediatamente disponibile in caso di necessità, oltre ad essere il metodo con un rischio di recidiva equivalente quasi a zero. Ad oggi il trapianto di cellule staminali da cordone ombelicale viene utilizzato principalmente per trattare malattie come ad esempio tumori incurabili, leucemie, oppure nell’identificazione e nella convalida di nuovi bersagli terapeutici oppure ancora per accelerare la riparazione dei tessuti danneggiati o malati come ad esempio post ictus. Nel mondo si stanno portando avanti oltre 1700 studi clinici che ne testano l’efficacia e quanto emerso da questo recente studio conferma inoltre quanto già accertato in uno studio del 2019 pubblicato sul Journal of the American Medical Association**