Le questioni attualmente più dibattute del fine vita, ma anche una serie di tematiche “avveniristiche”. Come, ad esempio, le alternative alla morte medicalmente assistita, le questioni connesse alla stanchezza di vivere degli anziani e il problema della sofferenza generata non solo da patologie di matrice fisica, ma anche da problematiche e vicissitudini di tipo esistenziale.
Giovanni Fornero, filosofo e saggista, iscritto all’Associazione Luca Coscioni è autore e coautore di storie della filosofia che costituiscono degli autentici best seller ed è autore di saggi su problematiche teoriche e filosofiche attinenti alla bioetica, alla laicità e al diritto. QUI LA BIOGRAFIA
Il racconto dell’autore
Il problema di fondo che sta a monte delle discussioni odierne sul fine vita ruota attorno all’interrogativo se l’individuo in preda a sofferenze insopportabili che gli rendono penosa la vita abbia la facoltà di “disporre” di se medesimo e quindi il “diritto” di congedarsi dalla vita tramite una morte una morte medicalmente assistita. Come il precedente libro su Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria (2020) questo volume ha un carattere interdisciplinare, poiché insieme alla filosofia tiene presente anche le discussioni propriamente giuridiche e biogiuridiche, pur evitando di appiattirsi sopra di esse, anzi sottoponendole a un esame logico volto a misurarne la consistenza logica. Da ciò l’originalità metodologica del volume che, muovendosi tra filosofia e diritto, ha un carattere spiccatamente giusfilosofico, volto a mostrare, tra le altre cose, come certi principi giuridici di base presuppongano, a monte, determinati principi filosofici che ne rappresentano le direttive teoriche e le opzioni fondanti.
A differenza del libro del 2020, il nuovo volume – che continua e completa il precedente – si caratterizza per una maggior radicalità di discorso e per talune vistose novità. Come ad esempio il rilievo attribuito alla Corte costituzionale tedesca, a cui viene attribuito il merito di considerare il diritto di morire non come un concetto improponibile, ma come qualcosa di giuridicamente e costituzionalmente fondato. O come il rilevo attribuito alle alternative alla morte medicalmente assistita, alle questioni connesse alla stanchezza di vivere degli anziani e al problema della sofferenza generata non solo da patologie di matrice fisica, ma anche da problematiche e vicissitudini di tipo esistenziale.
Questo nell’ambito di un discorso – specialistico e al tempo stesso divulgativo – che si ispira agli ideali della chiarezza espositiva e del rigore concettuale. Il tutto alla luce di una concezione della filosofia come attività intellettuale che guarda non solo al presente, ma anche al futuro e quindi assume la forma emancipatrice di una possibile anticipazione dell’avvenire. Per questo Marco Cappato, nella sua Prefazione, sintetizzandone efficacemente il senso, ne ha parlato come di «un libro coraggioso e proiettato verso il futuro»