Morte cardiaca improvvisa: la scommessa vincente deve essere la prevenzione

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Dalla rivista Lancet, la principale a livello mondiale in campo medico, sono stati pubblicati i risultati di una task force di esperti nel campo della morte cardiaca improvvisa, a cui ha partecipato la Prof.ssa Lia Crotti, professore associato di cardiologia all’Università Milano-Bicocca, direttrice del Centro Cardiomiopatie e dell’Unità di Riabilitazione cardiologica e vice-Direttrice del Centro Aritmie Genetiche di Auxologico Irccs di Milano.
Gli esperti chiedono strategie globali e collaborative che siano più audaci ed innovative per riuscire a ridurre l’incidenza della morte cardiaca improvvisa.

Nonostante i significativi progressi in ambito cardiologico, ogni anno, in tutto il mondo, le morti improvvise sono ancora 4-5 milioni. Queste morti sono prevalentemente il risultato di malattie cardiache, talvolta misconosciute, che causano nella vittima fibrillazione ventricolare e arresto cardiaco. L’infarto miocardico rimane la causa principale, ma soprattutto nei giovani e negli atleti hanno un ruolo di primo piano le malattie aritmogene ereditarie come le cardiomiopatie e le canalopatie.
Mentre il numero di morti improvvise è rimasto stabile per diversi anni, malgrado gli investimenti fatti per migliorare la prevenzione, le probabilità di sopravvivere a un arresto cardiaco potrebbero essere migliorate significativamente secondo gli esperti della recente Lancet Commission to Reduce the Global Burden of Sudden Cardiac Death, pubblicata il 27 Agosto e presentata al Congresso Europeo di Cardiologia ad Amsterdam.

Gli autori e membri della commissione, formata da 30 esperti internazionali in varie discipline mediche, tra cui la Prof.ssa Crotti, hanno fornito una valutazione critica delle attuali conoscenze nel campo e allo stesso tempo hanno individuato quelli che sono gli aspetti che vanno ulteriormente migliorati, fornendo indicazioni volte a stimolare la comunità internazionale.
Eloi Marijon, professore di cardiologia dell’Ospedale Europeo Georges Pompidou di Parigi, a capo della Commissione, spiega che la morte improvvisa “si verifica inaspettatamente, entro un’ora dalla comparsa dei primi sintomi. Tipicamente, è la persona che al mattino si sente bene e improvvisamente collassa in metropolitana”. In alcuni casi la vittima ha una nota patologia cardiaca, ma più frequentemente la morte cardiaca improvvisa è la prima manifestazione della malattia.

Infarto del Miocardio e malattie coronariche, croniche o acute, sono le cause di morte improvvisa in circa 3/4 dei casi nella popolazione al di sopra dei 40 anni, mentre i rimanenti sono dovuti ad anomalie del muscolo cardiaco (cardiomiopatie) o dei canali ionici (canalopatie), entrambe per lo più di carattere ereditario che rappresentano la causa più frequente di morte improvvisa tra i giovani. Dati recenti dimostrano che in futuro le malattie coronariche aumenteranno nei paesi in via di sviluppo, dato chiaramente allarmante per la comunità mondiale.

4-5 Milioni di casi a livello mondiale o 300mila casi in Europa e Stati Uniti (600mila complessivi), con un trend stabile nel tempo, nonostante i grandi sforzi degli ultimi 30 anni, dimostrano che è necessario un approccio mirato più aggressivo nella lotta contro la morte cardiaca improvvisa. In alcuni scenari specifici (ad esempio gli arresti cardiaci improvvisi legati allo sport), quando si osserva una diminuzione dei casi di morti improvvise che si verificano in un anno, questa riduzione è dovuta non tanto alla riduzione del numero di arresti cardiaci improvvisi, quanto alla miglior sopravvivenza all’ arresto cardiaco, grazie alla precoce implementazione di manovre di rianimazione cardiopolmonare e all’uso del defibrillatore semiautomatico.
Infatti, è ancora molto complesso individuare le persone a rischio di arresto cardiaco improvviso, e attualmente la prevenzione e la gestione dei fattori di rischio tradizionali per le malattie coronariche e l’infarto (ipertensione, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo, diabete ecc.) sono verosimilmente il modo più efficace per ridurre il numero di morti improvvise. Nei pazienti con nota cardiopatia, i cardiologi possono prevenire la morte improvvisa attraverso l’implementazione di terapie specifiche e nei casi a più alto rischio con l’impianto di un defibrillatore. Nelle forme geneticamente determinate, come le canalopatie e le cardiomiopatie la genetica può aiutare sia nella diagnosi precoce sia nel migliorare la stratificazione del rischio e quindi nell’individuare i pazienti con forme più maligne di malattia che possono beneficiare di un defibrillatore impiantabile. In questo caso attraverso la diagnosi precoce e l’implementazione di adeguate terapia possiamo in effetti prevenire la morte cardiaca improvvisa.

La commissione propone approcci innovativi per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa, anche attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti come l’intelligenza artificiale.

“Vogliamo capire meglio i meccanismi che portano alla morte improvvisa”, spiega la Prof.ssa Lia Crotti. “La maggior parte delle persone che muoiono improvvisamente, anche se giovani, non sono sottoposte ad autopsia, e questo ci impedisce di capire la causa della morte e di individuare possibili cause genetico-familiari. L’autopsia associata ad uno screening genetico, la cosiddetta autopsia molecolare, può rappresentare l’unica possibilità di fare diagnosi fondamentale per individuare gli altri membri della famiglia affetti e di prevenire quindi nuovi casi di morte improvvisa nella famiglia. Dobbiamo cercare di diffondere questo messaggio non solo tra i medici, ma anche nella popolazione generale e dobbiamo cercare di avere un impatto anche a livello politico affinché ci sia un cambio della regolamentazione che renda l’autopsia obbligatoria specie nelle morti improvvise in giovane età.”

In caso di arresto cardiaco, i fattori chiave che portano a una migliore sopravvivenza sono semplici e ben noti: massaggio cardiaco immediato e l’uso di un defibrillatore prima dell’arrivo dei soccorsi.

“Le recenti esperienze Europee e Giapponesi dimostrano che se il massaggio cardiaco e la defibrillazione vengono effettuati entro pochi minuti dall’evento, è possibile raggiungere tassi di sopravvivenza superiori all’80% tra i più giovani che praticano sport al momento dell’evento”, sottolinea la Prof.ssa Lia Crotti, ricordando che:” ogni minuto che passa, perdiamo il 10% di possibilità di sopravvivenza”. Questo scenario è ben differente dalle medie nazionali (valide nella maggior parte delle nazioni) dove si riscontra una sopravvivenza inferiore al 10%.

“Dobbiamo educare la popolazione all’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare, iniziando a farlo nelle scuole, dobbiamo installare defibrillatori in luoghi pubblici, lavorare su nuovi strumenti che portino i defibrillatori in loco (es. droni) e dobbiamo rendere obbligatorie le certificazioni per la rianimazione cardio-respiratoria. L’obbiettivo della commissione è quello di raggiungere gradualmente un incremento della sopravvivenza dopo un arresto, puntiamo ad un 30% entro il 2030 e a un 50% entro il 2050” dice la Prof.ssa Lia Crotti.
Altre raccomandazioni, oltre a prevenzione e rianimazione, includono un terzo aspetto, ovvero quello della riabilitazione dei sopravvissuti.
“Solo perché il paziente è stato abbastanza fortunato da uscire vivo dall’ospedale non significa che abbia superato tutto. Il paziente va aiutato a recuperare da eventuali disturbi neurologici e cognitivi, e inoltre spesso si sottovaluta l’impatto psicologico che un arresto cardiaca ha su un paziente e anche sui suoi famigliari. Bisogna quindi anche lavorare per un miglioramento della qualità di vita, dando gli adeguati supporti psicologici. Infine è fondamentale capire le cause dell’arresto e identificare eventuali forme familiari, per cui specie negli arresti cardiaci in giovane età anche i familiari vanno presi in carico.” dice la Prof.ssa Crotti.

Per raggiungere l’obiettivo della riduzione della morte improvvisa a livello globale è necessario uno sforzo internazionale di collaborazione con tutte le discipline coinvolte, mediche (come cardiologia, epidemiologia, genetica, neurologia) e non mediche, fondamentale è ad esempio il ruolo degli infermieri, paramedici fisioterapisti e infine cruciale sarà il coinvolgimento della politica per poter realizzare progetti ad ampio respiro. La Commissione propone un approccio completo e multidisciplinare che affronterà le lacune attuali e fornirà globalmente le migliori soluzioni per la prevenzione e il trattamento.

Il testo completo della Lancet Commission to Reduce the Global Burden of Sudden Cardiac Death è disponibile al seguente link: https://www.thelancet.com/commission/sudden-cardiac-death


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