Solo una azienda su cinque investe sul green

“Strategie competitive e sviluppo delle competenze”, è questo il titolo dell’indagine annuale sui fabbisogni aziendali proposta da Fòrema per il quarto anno, coinvolte centinaia di aziende principalmente dell’area del Padovano e del Vicentino, molte del settore metalmeccanico. Abbiamo analizzato i dati con focus sul green.

DOVE INVESTONO LE AZIENDE: SU GREEN E INTERNAZIONALIZZAZIONE TUTTI SPENDONO (MA POCO), MEGLIO INVESTIRE PER AUMENTARE IL FATTURATO

Agli intervistati è stato sottoposto un set di 12 possibili obiettivi per la propria organizzazione, da perseguire nel biennio 2023-2024, chiedendo di ripartire un ipotetico capitale da investimento di 100 euro tra le diverse priorità. L’analisi del peso attribuito alle diverse strategie permette di individuare quali registrano una priorità superiore alla media, creando i presupposti per delineare quattro cluster principali.

Le aziende che intendono investire sui temi green sono molte (96), ma dichiarano un investimento basso (8 euro); stessi valori quando si parla di strategia internazionalizzazione (90 aziende). Sale a 10 euro l’investimento quando si parla di innovazione di prodotto, le aziende invece investono tre volte tanto quando l’obiettivo è aumentare il fatturato.

La rilevazione ha quindi concentrato l’attenzione sugli investimenti già realizzati dalla singola impresa nello scorso biennio 2021-2022, raccogliendo quali fattori in grado di potenziarne la capacità competitiva siano stati oggetto di spesa da parte dell’organizzazione. Il 98% delle aziende intervistate dichiara di aver realizzato almeno un investimento; l’acquisizione di nuovi impianti o macchinari ha registrato la maggiore frequenza (41% del panel), seguita dalle dotazioni software (23%). Lo sviluppo delle competenze del personale si colloca al terzo posto (21%); gli investimenti dedicati alla creazione e allo sviluppo di nuovi prodotti o servizi si fermano al 13%.

“Gli investimenti sono scarsi in termini relativi perché finora le aziende si sono concentrate sulle analisi di materialità, la redazione di documenti di rendicontazione verso mercato o verso clienti e sulle policy da adottare”, commenta Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema. “Ci aspettiamo che ora partano gli investimenti in tecnologie, processi, materiali usati. Gli investimenti in impianti e macchinari sono stati fatti per un tema di redditività e marginalità, ma hanno potenzialmente ricadute positive sulle performance ambientali”.

FOCUS: L’IMPATTO DELLA RIVOLUZIONE GREEN. INVESTONO LE AZIENDE CHE MIRANO AI MERCATI INTERNAZIONALI. SOLO UN’AZIENDA SU CINQUE COMPENSA LA PROPRIA IMPRONTA CARBONICA

Transizione green, nella survey è stato previsto un focus retrospettivo per realizzare una prima mappatura delle azioni già intraprese e individuare possibili leve di miglioramento delle performance ambientali. Il 69% del panel dichiara di aver già avviato un percorso finalizzato alla sostenibilità ambientale. Le attività realizzate più di frequente vedono iniziative di awareness raising e di sensibilizzazione green (70% dei rispondenti), di analisi degli impatti ambientali generati dall’azienda (57%), l’adozione di nuove policies e di linee guida dedicate (56%); il 36% del panel si è già trovato nella condizione di rendere delle dichiarazioni sulla propria sostenibilità ambientale al mercato, a partner produttivi o finanziari, a soggetti pubblici finanziatori.

Le aziende che basano le proprie strategie sulle performance ambientali e l’internazionalizzazione (più esposte alle dinamiche di mercato) dimostrano di posizionarsi in un punto più avanzato nel percorso verso la sostenibilità; per contro l’adozione di strategie di crescita mostra un’attenzione inferiore alla media ai temi ambientali.

Il 26% del panel segnala di non aver impiegato risorse in progetti strutturati capaci di migliorare l’impatto ambientale delle attività. Tra i progetti realizzati con maggiore frequenza dalle aziende industriali si segnalano le misure strutturali per il contenimento delle emissioni, dei rifiuti e degli scarti di produzione (60%), l’acquisizione di certificazioni ambientali per il prodotto o l’azienda (51%) e l’utilizzo dell’approccio dell’ecoinnovazione applicata ai materiali utilizzati, al design dei prodotti e dei processi produttivi (48%). Tra le direttrici meno utilizzate l’attuazione di misure di compensazione della CO2 emessa (19%), l’installazione di impianti per il riutilizzo dell’energia e per la sua produzione da fonti rinnovabili (36%).


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