foto ALBANI TATIANA

Milano tra inferno e paradiso

In questa Milano sospesa tra i ricordi del passato e l’immediato futuro, si scherza e si parla per raccontare come lo spirito dell’osteria non solo non sia perduto, ma possa essere la vera bussola delle nostre identità.

Un autore, seduto in poltrona, pensa a Milano. La conosce bene, da giovane la girava come un tassista, è stato in ogni quartiere, l’ha raccontata e vissuta. Ma da un po’ di tempo, quando sente parlare delle città, o va a teatro per dei recital, sente ripetere la parola “nostalgia”. Gli sembra che questo sentimento vada stretto alla metropoli che conosce e ai suoi abitanti. Com’è oggi Milano? Che caratteristiche ha? E come si “muove”?

Piero Colaprico, anche lui sul palco, ma un po’ defilato, è in cerca delle parole nuove. Innanzitutto fruga nei suoi ricordi. Sa che la memoria è importante. E Sarah Stride, cantante dalla voce ricca di sfumature, un’autentica sorpresa, ripercorre le canzoni che cantava nei locali Didi Martinaz, scomparsa da poco, ed era l’ultima cantante della “ligera”, la mala del Dopoguerra.
Quindi, pensa alle sue conoscenze in quel mondo un po’ oscuro: e trova “el Pelè”, soprannome di Giancarlo Peroncini, suonatore di tolofono, strumento da palcoscenico alcolico, cantante possente, milanese e (omissis, non possiamo raccontare la vita del Pelè, ma potete immaginarla, anzi qualcosa vi dirà lui stesso). Stare “dentro” le cose è importante.

Ma non bastano. Serve dar vita a una strana coppia: una giovane milanese che il milanese l’ha perso, ed è confusa nella lettura del mondo che la circonda; e un milanese più anziano, che un’idea forte e chiara del mondo circostante a piazza Duomo ce l’ha. Sono gli attori Virginia Zini e Valerio Bongiorno, ci dicono che anche il dialogo è importante.

Molte di queste parole non potrebbero vivere senza la musica: Guido Baldoni alla fisarmonica, Raffaele Kohler alla tromba e Luca Bartolommei, chitarra e voce, interpretano la colonna sonora del nostro cuore. “Ci siamo già trovati quasi tutti sul palco, siamo collaudati, ma stavolta abbiamo fatto un passo in più”, raccontano da un ponte sul Naviglio. Il loro spettacolo è diventato “Milano tra inferno e paradiso”. Siamo oggi tra l’inferno delle notti, il purgatorio della nostra fatica quotidiana e delle nostre soddisfazioni, il paradiso del passato artistico di Milano. Ma siamo, siamo qui, presenti, precisi, attenti: “Garantiamo – dicono – un’occasione in cui si ride, si recupera la memoria e si conosce qualcosa di più di Milano…”.


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