Verso la giustizia climatica per le comunità del Sud globale

Il risultato più importante della COP27 che si è chiusa recentemente è il protagonismo dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico: l’accordo che è stato raggiunto sui ristori per le perdite e i danni a favore delle nazioni più vulnerabili è il riconoscimento politico che l’emergenza climatica è un fatto di tutti, e non può più essere ignorato. E chi inquina o ha inquinato maggiormente deve fare la sua parte. Questo è il punto di vista di Fairtrade, il sistema internazionale di certificazione del commercio equosolidale.

“Siamo partiti per COP27 con una speranza: quella di portare all’attenzione dei governi dei Paesi che più hanno contribuito al cambiamento climatico il grido disperato dei contadini del Sud globale in prima linea nell’affrontarlo. Dopo COP27 torniamo a casa con un risultato ancora più importante: i governi del G77 che sono riusciti a far inserire il tema dell’ingiustizia climatica nell’Agenda della Conferenza, sono stati ascoltati”. Commenta così Giuseppe Di Francesco, presidente di Fairtrade Italia, la chiusura della Conferenza sul clima.

“Ci vorrà del tempo per arrivare alla definizione del fondo e dei paesi che potranno goderne. Quello che ci sembra importante riconoscere ora è che questa COP ha per la prima volta sancito un principio di giustizia climatica globale. Abbiamo sempre sostenuto che i nostri governi devono fare di più. È un dovere morale oltre che un tema di giustizia nei confronti dei più deboli” ha ribadito Di Francesco.

“Dobbiamo comunque ammettere che rispetto ad altre tematiche cruciali per il pianeta e all’ordine del giorno della Conferenza, gli accordi ai quali si è arrivati non sono stati lungimiranti: le organizzazioni come la nostra dovranno lavorare ancora molto per portare avanti le istanze delle comunità agricole del Sud Globale”.

Fairtrade International aveva portato a Sharm el Sheikh una propria delegazione e rappresentanti degli agricoltori da Asia e Africa. Tra tutti Pablito Aquino, coltivatore di noce di cocco delle Filippine, sopravvissuto agli ultimi tre tifoni più devastanti del pianeta, che hanno colpito il suo paese: “Questa catastrofe ci ferisce direttamente: distrugge i raccolti, gli alberi, la vegetazione, il suolo e tutto ciò che vi dipende. Lo dico a tutti: dobbiamo moderare la nostra avidità!”

Il rischio per i prodotti da cui dipendono intere economie e comunità è molto alto: fenomeni metereologici estremi stanno portando a una importante riduzione della produttività, oltre a disastri ambientali senza precedenti. Basti pensare alla recente alluvione in Pakistan come agli uragani che hanno devastato l’America Centrale nel 2020. Fairtrade l’ha simbolicamente rappresentato con la prima non- fungible banana (NFB), un’installazione virtuale al Padiglione della FAO, una provocazione per dire che se non corriamo ai ripari, in un futuro non troppo lontano di alcuni prodotti che fanno parte della nostra quotidianità potrebbe rimanere solo il ricordo.


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