Cambiamenti climatici, malnutrizione e obesità: il rapporto tra ambiente, salute e clima

Il legame tra salute e ambiente, le ricadute del cambiamento climatico e i nuovi scenari che questo fenomeno potrebbe aprire nella diffusione di nuove malattie infettive, nell’amplificare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza e peggiorare la pandemia silenziosa delle malattie non trasmissibile in atto da anni. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro “Inquinamento ambientale, cambiamento climatico: malattie ambientali e tropicalizzazione del continente europeo”, nell’ambito Summer School 2022 di Motore Sanità ‘Il PNRR tra economia di guerra e innovazione dirompente’, in corso ad Asiago.

“Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i decessi per Covid-19 in Italia sono stati circa 75.000 nel 2020 e quasi 60.000 nel 2021. Tuttavia, è necessario porre attenzione ad altre situazioni che ogni anno provocano conseguenze di cui non abbiamo adeguata consapevolezza”, avverte Alessandro Miani, Presidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). “L’Italia primeggia in Europa per decessi prematuri dovuti direttamente all’inquinamento atmosferico con in media 77.000 decessi all’anno. Ma l’ambiente ha ricadute anche sul rischio di cancro che causa circa 200mila decessi all’anno in Italia e che negli ultimi 10 anni in Italia è la prima causa di morte per malattia in età pediatrica. Ancora: per l’Oms dei 35 mila decessi totali per infarto o eventi coronarici, 9.000 sono correlati all’esposizione a inquinanti, per l’ictus, su 50mila eventi, 12 mila correlati a fattori ambientali. Complessivamente – conclude Miani – si stima che circa 6 milioni di italiani siano affetti da malattie ambiente-correlate”.

Le cose sono destinate a peggiorare a causa dei cambiamenti climatici che “stanno favorendo fenomeni che potranno avere un impatto sula salute: abbiamo malattie infettive umane che stanno ampliando l’area di diffusione, ma anche malattie animali che stanno diventando abituali nel nostro contesto”, dice Aldo Grasselli, Presidente Onorario Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

La pandemia da Sars-Cov-2 è l’esempio più lampante di queste dinamiche. A oggi ha causato oltre 600 milioni di contagi e più di 6 milioni di morti e il bilancio sarebbe stato senz’altro peggiore senza lo sforzo globale che ha portato a vaccini efficaci in un tempo limitatissimo.

“Noi che ci occupiamo di malattie infettive avremmo avere vaccini come quelli per Covid anche per altre malattie”, ha afferma Matteo Bassetti, direttore dell’UO Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico “San Martino” Genova. “Quando guardiamo gli studi clinici sui vaccini più diffusi, l’endpoint primario, cioè la capacità di limitare malattia da Covid-19, ha percentuali di efficacia che non ricordo nella storia dei vaccini moderni: il range varia tra il 90 e il 100%. Ma in Italia, negli ultimi anni, siamo stati affetti da ‘tamponite acuta’: abbiamo pensato che lo strumento migliore contro Covid non fosse vaccinarsi ma fare un tampone. Ciò ha contribuito a diffondere una cattiva reputazione sui vaccini; in realtà avere un tampone positivo è cosa diversa dalla forma malattia grave a cui abbiamo assistito nel 2020 e in parte 2021”, ha precisato Bassetti che ha ribadito i dati rassicuranti sulla sicurezza dei vaccini.

E per il futuro cosa ci aspetta?

“Prevedere le pandemie non è semplice. Da anni ci aspettavamo una pandemia. Ma pensavamo in un virus influenzale, di origine aviaria. In realtà, nel 2009 abbiamo avuto una pandemia da virus H1N1 origine suina, per fortuna lieve, e poi una pandemia seria molto grave da coronavirus”, ha ricordato Gianni Rezza, Direttore Generale Prevenzione Sanitaria Ministero della Salute.

I candidati ad agenti pandemici sono tanti: “può essere una zoonosi, oppure il virus Nipah, o, ancora, le febbri emorragiche”, elenca Rezza. “I cambiamenti climatici potrebbero agevolare gli agenti trasmessi da vettori come Zika o chikungunya e poi c’è il vaiolo delle scimmie o un altro coronavirus. E infine, l’Oms ci ricorda che c’è la malattia X, un agente che oggi non conosciamo”, continua l’infettivologo. Per essere pronti a questo scenario, occorrerebbe avere “più prototipi di vaccino, uno per ogni famiglia di virus. È inoltre necessario avere capacità diagnostica di identificare molto prontamente questi agenti. E poi la capacità di aumentare la produzione del vaccino anche ricorrendo a finanziamenti statali. Dobbiamo essere disposti anche a ‘sprecare’ soldi in tempo di pace per essere pronti in tempo di guerra”, conclude Rezza.

Tuttavia non sono le malattie infettive l’unica potenziale fonte di pandemia. “L’Oms ha avvertito da tempo che rischiamo di andare incontro a una tempesta perfetta fatta da cambiamenti climatici, malnutrizione e obesità. È quella che viene chiamata sindemia, uno dei problemi più importanti per la sanità del futuro”, avverte Roberto Vettor, Professore di Medicina Interna Università di Padova che pone l’accento soprattutto sull’obesità. “Nel mondo ci sono 1,9 miliardi di adulti obese o in sovrappeso e 41 milioni di bambini. Un impatto enorme, dal momento che l’obesità favorisce la comparsa di altre malattie – è correlata per esempio a 13 tipi di cancro – e ha costi stimati in 760 miliardi di dollari l’anno”.

Per contrastare questi fenomeni decisivi saranno anche gli interventi sull’ambiente che ci circonda, tutelando quello naturale ma salvaguardando e modificando quello antropico, ha ricordato il presidente della Società Italiana di Igiene (Siti) Antonio Ferro. “Quello dell’ambiente indoor e di lavoro in generale è un tema di importanza cruciale. Si pensi alle scuole: si stima che tra i bambini il 22,6 per cento delle allergie sia legato ad allergeni interni alle scuole e che quasi il 30% degli ambienti scolastici sia non adeguato. Per fortuna il PNRR dà una mano da questo punto di vista. Negli interventi di ristrutturazione, tuttavia, occorrerà prestare massima attenzione ai materiali, mettendo in gioco competenze multidisciplinari. Fondamentale poi sarà optare per soluzioni che, oltre a migliorare la qualità abitativa, incidano sul risparmio energetico e sull’impatto ambientale”.

In tal modo dagli interventi di ristrutturazione degli edifici si può arrivare a un miglioramento complessivo dell’ambiente.


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