Cuore: la Rianimazione Cardiopolmonare  che salva

Una nuova ricerca svedese dice che la Rianimazione Cardiopolmonare  (RCP) che una persona può ricevere, in caso di attacco cardiaco, potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.

Il tasso di sopravvivenza a 30 giorni per le persone a cui era stata fatta una RCP dopo che avevano subito un arresto cardiaco è raddoppiato in Svezia negli ultimi anni con un maggiore uso della RCP a sola compressione, secondo il nuovo studio pubblicato su Circulation.

I risultati del lavoro provengono da una ricerca condotta tra il 2000 e il 2017.

Gabriel Riva, ricercatore del Karolinska Institute e primo autore dello studio ha detto che le azioni degli astanti hanno un ruolo importante nell’arresto cardiaco extraospedaliero: le loro azioni possono essere salvavita.

Durante il periodo dello studio, l’uso della RCP a mani libere è aumentato di sei volte in Svezia e i risultati suggeriscono che questa forma di risveglio cardiaco potrebbe essere almeno altrettanto efficace della RCP standard.

Lo studio, per giungere a queste conclusioni, ha analizzato la condizione di più di 30.000 pazienti.

La RCP eseguita dai passanti prima dell’arrivo dei servizi di emergenza è uno dei fattori più importanti per la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco extraospedaliero, dice lo studio.

Un arresto cardiaco si verifica quando il cuore perde improvvisamente la sua funzione, cosa che spesso porta alla morte se nessuno esegue la RCP.

La Rianimazione Cardiopolmonare  è facile da apprendere e continua a dimostrarsi molto efficace quando viene utilizzata al di fuori del contesto ospedaliero, dice il nuovo studio.

La RCP a mano libera usa il respiro bocca a bocca e delle compressioni toraciche. Si tratta di una tecnica che si può imparare, frequentando degli appositi corsi.


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