E’ l’intelligenza artificiale nell’ambito del turismo ad annunciarsi come l’innovazione più dirompente del 2018. Lo ha trovato Avvenia (www.avvenia.com), il maggiore player italiano nell’ambito dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. A confermarlo anche i dati elaborati dalle maggiori società nella distribuzione e fornitura di tecnologie avanzate per l’industria globale dei viaggi e del turismo.
«La disponibilità di computer che eseguono attività che richiedevano l’intelligenza umana è già di per sé un fatto capace di cambiare le regole del gioco, ma saranno i computer con la capacità di imparare senza l’intervento umano a portare l’automazione ad un nuovo livello» puntualizza Alessio Cristofari, Direttore dello Sviluppo Business di Avvenia con delega alle «Strategie di mercato Esco».
Secondo le analisi di Avvenia, il 2018 si configura come l’anno di maggiore innovazione nell’ambito del turismo, l’anno che vedrà consolidarsi il ruolo dei robot assistenti di viaggio e l’utilizzo dei wearable per i servizi personalizzati offerti tramite braccialetti «smart» connessi agli smartphone, la cui tecnologia oltre a semplificare le procedure di check-in entrerà in sintonia con i nostri corpi, monitorando e gestendo i biofeedback.
Tra i vari tipi di innovazione, secondo quanto osserva Avvenia, sarà l’analisi dei «big data» a consentire alle agenzie del turismo di proiettarsi nel futuro, potendo così creare offerte altamente personalizzate e fornire durante il viaggio suggerimenti studiati ad hoc in base al profilo di ogni singolo viaggiatore. L’utilizzo poi dei chatbot, gli assistenti virtuali, permetterà agli operatori di gestire le richieste del viaggiatore tramite e-mail, chat o SMS in tempo reale.
Fondamentali per il turismo del futuro saranno comunque i dispositivi wearable, che già oggi consentono in alcune strutture di avere a disposizione una navetta verso l’hotel ed effettuare il check-in senza telefonate né tempi di attesa, con i bagagli già etichettati per essere recapitati nella camera prenotata.
Ma uno specialista in campo energetico come Avvenia mette anche l’indice su uno dei difetti del fenomeno IoT (Internet of Things), accreditato di una base installata di 225 miliardi di oggetti permanentemente connessi entro il 2018.
Il boom dell’IoT rischia infatti di portare ad un aumento degli sprechi energetici. E già ad oggi, secondo le stime di Avvenia, si parla globalmente di uno sperpero di circa 90 miliardi di euro l’anno, a causa degli oltre 15 miliardi di dispositivi interconnessi che consumano attualmente circa 700 terawattora su scala mondiale. Di questi, secondo gli esperti di Avvenia, oltre 450 terawattora si potrebbero evitare, risparmiando per l’appunto circa 90 miliardi di euro l’anno.