Morto Umberto Eco, voleva i metanodi in Internet

Per il mondo è l’autore del romanzo “Il nome della rosa”, per gli studiosi di filosofia e di scienze della comunicazione è stato molto di più. Stiamo parlando di Umberto Eco, morto questa notte all’età di 84 anni.

Nato il 5 gennaio 1932 in Alessandria, in effetti Eco aveva pubblicato il romanzo “Il nome della rosa, nel 1980, quando non era più giovanissimo e aveva già fatto interessanti studi di semitoca, la “filosofia del linguaggio”.

Il romanzo costruito come un giallo, su uno sfondo storico, in cui al centro vi è un monastero medievale, era diventato un film nel 1986 con Sean Connery.

Tradotto in diverse lingue, il libro aveva venduto milioni di copie.

Eco, si era laureato alla facoltà di filosofia dell’Università di Torino, con Luigi Pareyson, con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, aveva poi continuato ad approfondire temi di filosofia e cultura medioevale.

Professore di semiotica nell’Università di Bologna dal 1971, aveva insegnato e tenuto conferenze in varie istituzioni accademiche del mondo.

Dalle colonne de l’Espresso, con la sua ‘Bustina di Minerva’ aveva parlato a milioni di lettori. Recentemente aveva contribuito a lanciare una nuova casa editrice “La Nave di Teseo”, dopo la fusione Mondadori-Rcs.

Non gradiva che Internet fosse aperto a tutti. Aveva detto quando gli venne data la laurea honoris causa in ‘Comunicazione e Cultura dei media’, a Torino, che i social “danno diritto di parola a legioni di imbecilli”.

In una conferenza che aveva tenuto qualche anno prima nella biblioteca di Rimini, quando i social non erano ancora nati, aveva detto che in Rete avrebbero dovuto esserci dei metanodi, in modo che fossero filtrate le voci autorevoli.

Una sua ex alunna, di fronte a queste parole, disse al Professore: “Internet è l’unica cosa che abbiamo, perché volete toglierci anche quella?”

Non aveva davvero fiducia Umbero Eco nell’intelligenza del popolo.

Noi nutriamo qualche dubbio che la gente non sappia davvero distinguere le asserzioni dello “scemo del villaggio” da quelle del Premio Nobel, in un contesto in cui chi naviga in Rete è andato a scuola, almeno per un po’ di anni, anche se Internet mette queste notizie sullo stesso piano.

Ora, mentre Internet sta diventando sempre più un’enciclopedia e una vetrina per i grandi, il Professore si è spento. Ci ha lasciato alle 22,30 di venerdì.

(Paola Ort.)


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