Nel sangue di una donna morta a 115 anni i segreti della brevità dell’esistenza

Un team di ricercatori pensa di aver scoperto una delle chiavi della brevità della vita, nel sangue di una donna olandese, morta a 115 anni.

Nel 2005, a 115 anni, Hendrikje van Andel-Schipper, morì dopo aver accettato di dare il suo corpo alla scienza, trent’anni prima.

I ricercatori hanno seguito l’evoluzione delle cellule del suo sangue per trent’anni al fine di comprendere i meccanismi dell’invecchiamento.

Nove anni dopo, i ricercatori hanno rivelano le conclusioni di questo studio, pubblicato su ‘Genome Research’.

Lo studio dice che con l’età la capacità di rinnovamento delle cellule staminali, come quelle del sangue, viene meno.

Nella donna morta a 115 anni, il campione di sangue prelevato dopo la sua morte ha mostrato che c’erano solo due cellule staminali, ossia responsabili della rigenerazione delle altre cellule del sangue.

In tempi normali, l’uomo ha quasi 1300 cellule di questo tipo.

Per spiegare la perdita delle cellule staminali, i ricercatori hanno utilizzato la teoria dei telomeri. Questi segmenti di DNA che sono alle estremità dei cromosomi si accorciano con le divisioni cellulari fino a raggiungere una dimensione critica che innesca il meccanismo della morte cellulare.

I ricercatori olandesi hanno trovato che nella donna morta a 115 anni i telomeri delle 2 cellule staminali rimaste erano minuscoli, per cui non sanno se davvero è l’accorciamento dei telomeri a determinare la morte cellulare.

I ricercatori pensano che si potrebbe estendere la vita mettendo nel sangue giovani cellule staminali, ma ci vorranno ancora ulteriori ricerche per corroborare queste ipotesi.

Ora, gli studiosi vogliono capire, anche, perché la donna di 115 anni era riuscita a non avere le malattie degenerative.
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