l’Italia quest’anno con il Premier Giorgia Meloni ospita e organizza per un anno il G7. Un anno in cui i temi della sicurezza e delle catene del valore saranno in primo piano.
Come trovare un nuovo equilibrio, chiaramente diverso da quello del passato, è la sfida del tempo presente.
L’equilibrio geopolitico internazionale è andato in frantumi, non tornerà più e c’è il rischio di avere all’ordine del giorno solo la sicurezza nazionale e l’approvvigionamento delle materie prime essenziali.
Conseguenza: maggiore protezione, meno scambi, ruolo dello Stato nell’economia sempre più pervasivo.
Questo non va bene perché la storia ci insegna che libero scambio commerciale, pace, sviluppo e democrazia, sono strettamente interconnessi.
Prova ne sia che, se dovessimo andare incontro a uno scenario in cui il mondo si divide in blocchi, con conseguente ulteriore innalzamento dei tassi, avremo un impatto sull’economia del 7-8%.
D’altronde non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e non vedere il nuovo corso bellicista che Russia e Cina hanno intrapreso, per questo trovare una nuova “balance” è particolarmente difficile e complicato.
Siamo anche in uno scenario in cui sono saltate anche le capacità di agire dei meccanismi e degli organi multilaterali come il WTO che non è più in grado di fare nulla.
Non ci sono più accordi multilaterali, non si riescono a mettere in piedi regole comuni, non abbiamo più neanche la cosiddetta “Appellate Body” (Organo di Appello) che se c’è un paese aderente al WTO e non ne rispetta le leggi, può essere sanzionato.
È necessario lavorare sul WTO, lavorare meglio tra i Paesi che ne fanno parte, avere al limite anche più accordi bilaterali, ma certamente non basta.
E ritorno al G7 composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, cui si aggiunge l’Unione Europea, uniti da una serie di principi e valori comuni: libertà e democrazia, rule of law, rispetto dei diritti umani.
Un blocco (allargabile) di oltre 1 miliardo di persone, al cui appello mancano Paesi quali l’Australia, la Nuova Zelanda, probabilmente l’India, che può e deve diventare un mercato unico.
Un’impresa titanica certo ma che riporterebbe l’Occidente ai suoi fasti, capace ancora una volta di essere fortemente attrattivo e soprattutto scoraggerebbe quanti oggi vorrebbero manu militari sconvolgere l’ordine internazionale.
Quali sono i vantaggi di un mercato unico del G7?
Aumento del PIL del G7 del 5-10%.
Milioni di nuovi posti di lavoro.
Potrebbe rafforzare la competitività del G7 a livello globale.
Potrebbe contribuire a risolvere problemi globali come il cambiamento climatico e la povertà.
Maggiore efficienza economica
Rafforzamento dei legami tra i paesi del G7
Nuova capacità di leadership e di attrazione dell’Occidente
Quali sono le sfide da affrontare per creare un mercato uniàòco del G7?
Differenze di regolamentazione e standard
Barriere linguistiche e culturali
Protezione degli interessi nazionali
Opposizione da parte di alcuni gruppi di interesse
Come si potrebbe realizzare un mercato unico del G7?
Graduale armonizzazione delle regole e degli standard
Accordi bilaterali e multilaterali
Investimenti in infrastrutture e istruzione
Promozione della cooperazione e del dialogo
Quali paesi potrebbero essere interessati ad aderire ad un mercato unico del G7?
Australia
Nuova Zelanda
India
Corea del Sud
Turchia
L’allargamento del G7 ad altri paesi potrebbe:
-Aumentare il peso economico del G7 nel mondo
-Rafforzare la democrazia e i diritti umani
-Promuovere la stabilità e la sicurezza internazionale
Questo l’obiettivo (assieme all’accelerazione di un piano di difesa e di armamento) a nostro avviso su cui convogliare tutti gli sforzi ma ci deve essere unità di intenti e soprattutto dobbiamo essere veloci.
Se i paesi del G7 saranno disposti a collaborare e a superare le sfide, un mercato unico potrebbe essere un grande successo.