“L’Italia è l’unico Paese europeo, insieme alla Polonia, a prevedere sanzioni penali per gli errori medici. Ma se in futuro non si potesse arrivare a una vera e propria depenalizzazione della responsabilità medica, la Commissione Nordio dovrà comunque trovare delle soluzioni che permettano al medico di lavorare in serenità, e al cittadino di essere garantito”. A dirlo è Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma (Omceo Roma), in merito al lavoro che la Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, istituita dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sta portando avanti per rivedere la Legge ‘Gelli-Bianco’.
Per Magi le strade da intraprendere possono essere diverse. “Innanzitutto- spiega- si può pensare di applicare lo stesso principio tabellare che le assicurazioni applicano quando c’è un incidente con danno alla persona. La tabella- prosegue Magi- indica qual è il risarcimento rispetto al numero di punti di indennità che ha la persona in questione. Non è un risarcimento vero e proprio ma è un indennizzo. Non si capisce, invece, perché oggi, di fronte a uno stesso danno, dovuto però a un errore professionale e non a un incidente stradale, debbano essere previsti milioni di euro di risarcimento. Secondo noi a uno stesso danno dovrebbe corrispondere un’indicazione tabellare che dica chiaramente quello che viene risarcito a tutti quelli che ne hanno diritto. Questo cambiamento sarebbe già importante perché potrebbe permettere di avere premi assicurativi più bassi e maggiori certezze da parte delle stesse assicurazioni. Inoltre, tutte le aziende sanitarie avrebbero la capacità di potersi assicurare e quindi il cittadino vedrebbe garantito il suo diritto ad avere un equo risarcimento”.
“La legge Gelli, seppur in vigore da diversi anni, manca ancora dei decreti attuativi- continua Magi- e questo oggi crea delle condizioni di incertezza per cui assicurazioni professionisti e strutture sanitarie non sanno bene come muoversi. Un’incertezza che porta ad avere premi assicurativi altissimi. Quello che succede dunque è che molte strutture sanitarie non siano assicurate e vadano in autotutela. In queste condizioni, proprio perché in autotutela, alle volte si preferisce dare un risarcimento a qualcuno, se non si tratta di cifre eccessive, piuttosto che impelagarsi in cause legali che costerebbe molto di più. Così facendo, però, spesso succede che vengano risarcite persone che magari non ne avrebbero diritto e che, invece, paradossalmente non venga risarcito chi ne ha”. E a dirlo sono i numeri stessi. Nel 97% dei casi (nell’ambito penale) le cause intentate contro medici e strutture sanitarie si traducono in un nulla di fatto e con il proscioglimento con ingenti costi, però, per lo Stato. “Soldi- dice Magi- che potrebbero, invece, essere utilizzati per il Servizio sanitario”.