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Il Sudan farà sprofondare altri milioni di persone nella fame

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L’escalation di violenza in Sudan minaccia di aggravare la crisi umanitaria di un Paese già in difficoltà. Prima degli scontri delle ultime settimane, 15,8 milioni di persone, pari al 30% della popolazione del Paese, avevano già bisogno di assistenza umanitaria e più di 11 milioni di persone si trovavano in una situazione di grave insicurezza alimentare.

Da quando i combattimenti si sono intensificati il 15 aprile, i prezzi dei prodotti alimentari sono raddoppiati e gli spostamenti sono sempre più limitati. Per la popolazione sta diventando ancora più difficile accedere ad acqua e cibo. Il World Food Programme ha dichiarato che i combattimenti in Sudan potrebbero far sprofondare altri milioni di persone nella fame.

L’INSICUREZZA ALIMENTARE NEL PAESE, TRA CONFLITTI E CRISI CLIMATICA

Secondo i dati dell’OMS, in Sudan circa 50.000 bambini affetti da malnutrizione acuta hanno subito un’interruzione delle cure a causa del conflitto. La maggior parte delle persone in condizioni di insicurezza alimentare, così come il 75% di tutti i bambini cronicamente malnutriti sotto i cinque anni, vive in Paesi colpiti da conflitti armati e violenze. I conflitti rimangono il principale motore dell’insicurezza alimentare globale.

A ciò si aggiungono gli eventi climatici estremi: siccità prolungate, piogge irregolari e conseguente fallimento dei raccolti hanno portato a un deterioramento della sicurezza alimentare. Nel 2021, quando le forze armate sudanesi hanno lanciato un colpo di stato militare, l’insicurezza alimentare arrivava al 65% nel Darfur occidentale, al 59% nel Darfur centrale e al 56% nel Darfur settentrionale. I tassi di malnutrizione sono aumentati in tutto il Sudan a un ritmo preoccupante, soprattutto tra i bambini, con circa 3 milioni di bambini sotto ai cinque anni che soffrono di malnutrizione (UNICEF).

L’INTERVENTO AZIONE CONTRO LA FAME IN SUDAN

Azione contro la Fame lavora in Sudan dal 2017, implementando programmi incentrati sulla nutrizione e sulla sicurezza alimentare, oltre ad interventi di emergenza. Attualmente le attività umanitarie sono state interrotte, con molte segnalazioni di saccheggi, il che rende ancora più difficile fornire assistenza alle popolazioni colpite, nonché soddisfare i bisogni primari, come cibo e acqua. Anche gli operatori umanitari e i membri della comunità internazionale sono presi di mira: secondo le Nazioni Unite, ad oggi sono stati uccisi cinque operatori umanitari, mentre proseguono le operazioni di evacuazione del personale internazionale e delle loro famiglie.

Dopo essere stato evacuato, Reza Mohammadi, coordinatore finanziario di Azione contro la Fame in Sudan, ha espresso la sua preoccupazione per coloro che sono rimasti: “io e la mia famiglia ci sentiamo al sicuro ora, ma non possiamo smettere di pensare ai nostri colleghi sudanesi e alle loro famiglie”. Rafiullah Tariq, responsabile del Dipartimento MEAL di Azione contro la Fame in Sudan, ha aggiunto che “il nostro pensiero va a tutti i nostri colleghi sudanesi che stanno soffrendo a causa di questa guerra ingiustificata”.

Azione contro la Fame esprime forte preoccupazione per quelle che saranno le condizioni e la sicurezza del suo personale locale rimasto nel Paese, una volta terminate le evacuazioni, e dichiara di voler riprendere le operazioni di aiuto non appena la situazione lo consentirà.

L’APPELLO ALLE PARTI IN CONFLITTO E ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

§ Chiediamo alle Forze Armate Sudanesi (SAF) e alle Forze di Supporto Rapido (RSF) di garantire la protezione dei civili e di favorire gli sforzi regionali e internazionali in corso per la cessazione permanente delle ostilità nel breve periodo, cercando al contempo una soluzione duratura e a lungo termine. È fondamentale che entrambe le parti evitino le ripercussioni della violenza sulle popolazioni civili, in particolare consentendo l’accesso all’assistenza umanitaria.

§ Esortiamo entrambe le parti a prendere tutte le misure possibili per evitare danni ai civili, alle strutture civili e agli operatori umanitari. Lo spazio umanitario deve essere preservato per consentire una risposta sicura e tempestiva. Denunciamo la recente uccisione di personale umanitario in Darfur e gli attacchi a infrastrutture civili critiche come le strutture sanitarie. È inoltre importante proteggere le infrastrutture critiche come i servizi idrici, di telecomunicazioni ed elettricità. Garantire il corretto funzionamento dei mercati è fondamentale per le popolazioni per soddisfare i bisogni di base e per controllare l’aumento dei prezzi degli alimenti di base.

§ Accogliamo con favore la recente, anche se temporanea, cessazione delle ostilità e chiediamo a tutte le parti in conflitto di mantenere corridoi umanitari, pause o cessazione delle ostilità per consentire ai civili di trovare rifugio, accedere ai servizi di base e all’assistenza umanitaria fondamentale. Esortiamo entrambe le parti a garantire alle organizzazioni umanitarie un accesso libero e senza ostacoli per valutare i bisogni delle comunità, rifornire le provviste e consegnare gli aiuti in modo rapido ed efficace.

§ Chiediamo inoltre alla comunità internazionale di considerare l’impatto umanitario di qualsiasi misura politica da adottare nei confronti delle parti in conflitto. Ad esempio, se vengono imposte sanzioni internazionali o regionali, è imperativo assicurare che le azioni e gli attori umanitari siano esentati per garantire che la consegna rapida ed efficace degli aiuti umanitari non venga compromessa.

§ Ricordiamo inoltre alla comunità internazionale che, prima della crisi in corso, il Sudan stava affrontando una situazione umanitaria disastrosa, con 15,8 milioni di persone, il 30% della popolazione, già in bisogno di assistenza umanitaria; eppure è stato coperto appena il 14% delle richieste umanitarie. Siamo profondamente preoccupati che questa violenza possa portare a un rapido e drammatico deterioramento della situazione umanitaria ed esortiamo gli attori internazionali ad anticipare questi bisogni e a mobilitare rapidamente le risorse necessarie per salvare vite umane e proteggere le comunità colpite.

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