Greenpeace Italia rende oggi disponibile la Mappa degli incendi nel pianeta, che consente di visualizzare in tempo reale i focolai attivi nel mondo, inclusi quelli che colpiscono il nostro Paese, evidenziando se interessano un’area boschiva, agricola o di altro genere. Si tratta di uno strumento pensato non solo per gli addetti ai lavori, ma per chiunque voglia conoscere sia la situazione attuale sia i dati storici sugli incendi, grazie a una piattaforma web che permette di andare indietro nel tempo fino al 2000 sfruttando i dati satellitari acquisiti dal sensore MODIS a bordo dei satelliti Terra e Aqua della Nasa.
“Non è solo l’Europa che brucia: dalla mappa si vede chiaramente come dall’Australia alla Russia fino agli Stati Uniti e l’Italia, gli incendi siano sempre più frequenti e intensi, a causa della crisi climatica e dalle attività umane”, afferma Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia. ”È fondamentale dedicare più risorse non solo al controllo, ma soprattutto alla prevenzione degli incendi, che provocano ingenti emissioni di gas serra e drammatiche perdite di vite umane e di biodiversità. Per farlo, dobbiamo innanzitutto rafforzare, su scala globale, la resistenza e resilienza degli ecosistemi forestali, proteggendoli e favorendone la capacità di trattenere e assorbire carbonio. È inoltre necessario aggiornare e migliorare il modello di lotta agli incendi, passando da un approccio emergenziale a uno di prevenzione e governo dei roghi”.
Nelle zone dove abitazioni e aree naturali sono attigue, è fondamentale concentrarsi sulla gestione del territorio (per esempio, migliorando la progettazione delle strutture abitative a contatto con le zone boschive) e sulla diminuzione dei rischi per la popolazione, rafforzando l’educazione e l’informazione. È altrettanto importante migliorare gli strumenti di raccolta dati, analisi e reportistica sugli incendi, che nel nostro Paese sono ancora insufficienti.
In tutto il Pianeta, la stagione degli incendi si sta allungando: ci troviamo a fronteggiare un crescente numero di incendi, che interessano anche territori dove prima non si verificavano, come l’Artico. Incendi e cambiamenti climatici operano in un circolo vizioso: più incendi portano più emissioni di gas serra, quindi innalzamento della temperatura media del Pianeta ed eventi meteorologici estremi come periodi prolungati di siccità. E più il clima è secco e caldo, più è facile che gli incendi si propaghino rapidamente e diventino sempre più difficili da domare.
A livello globale, le attività umane sono attualmente responsabili della stragrande maggioranza degli incendi. Spesso vengono appiccati per rimuovere in maniera rapida ed economica la foresta o altri ecosistemi e fare spazio a pascoli e piantagioni, in gran parte monoculture di alberi per la produzione di carta, di palma da olio, oppure di soia per la produzione di mangimi. Inoltre, miniere e megaprogetti (dighe, autostrade, ferrovie per trasporto merci, ecc.) frammentano la foresta e alterano l’ambiente rendendolo più vulnerabile ai cambiamenti climatici e quindi a incendi sempre più frequenti e intensi. Più una foresta è degradata, maggiore è il rischio che possa bruciare.