Quando la moda diventa sostenibile

È possibile rinnovare un abito usato per dare vita a un outift sostenibile che non dimentichi stile e mood contemporaneo? La risposta è certamente positiva. A dimostrarlo, il progetto Upcycling, la moda si fa sostenibile, lanciato da Epson insieme ad Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED Network che ha avuto proprio l’obiettivo di coniugare moda, tecnologia e sostenibilità ambientale. Gli studenti del Master “Textile: Design, Innovation, Sustainability” dell’Accademia hanno, infatti, reinterpretato capi preloved, rinnovandoli e rendendoli unici.

La moda può e deve essere sostenibile: la realtà impone un cambiamento e i giovani incarnano i migliori interpreti del futuro del design creativo. Gli abiti usati, infatti, possono avere una nuova storia e l’economia circolare, attraverso l’upcycling, è il mezzo con cui unire creatività e rispetto dell’ambiente. Le più importanti case di moda l’hanno capito: non si tratta di un trend passeggero, ma di un nuovo modo di pensare e fare moda. Con l’arrivo della pandemia e il conseguente calo delle vendite, tantissimi brand hanno deciso di gestire le scorte in eccesso proprio attraverso il riciclo creativo. Le aziende, d’altra parte, devono farsi promotrici di questo cambiamento e mettere a disposizione i propri strumenti e le proprie competenze. Da tempo, Epson ha capito e abbracciato questa filosofia e il progetto Upcycling, la moda si fa sostenibile ne rappresenta un importante tassello.

La consapevolezza e l’abilità dei giovani designer, infatti, parte dalla scuola e dalla formazione mirata. La studentessa del master Atyia Hyder – che ha partecipato al progetto – ha realizzato perfettamente i valori del riciclo creativo e ha proposto un outfit mettendo alla prova il suo estro e le sue competenze di design e utilizzando la stampante a sublimazione Epson Sure-Color CS-F100, che le ha permesso di reinventare abiti usati realizzando le sue idee.

Epson è riuscita a creare un ponte tra scuola e mondo della moda e la giovane designer sta ora lavorando per un progetto delle Nazioni Unite. Nata e cresciuta a Karachi, in Pakistan, dopo aver completato il ciclo di studi, Atiya è ora parte del progetto Ethical Fashion Initiative promosso dalle Nazioni Unite. L’Ethical Fashion Initiative fa parte di un programma delle Nazioni Unite nato nel 2009 con l’obiettivo di creare relazioni tra gli artigiani dei Paesi in via di sviluppo e le case di moda internazionali. L’Ethical Fashion Initiative lavora anche con la nuova generazione di talenti della moda che provengono dall’Africa, fornendo loro una mentorship per far crescere i loro marchi e garantire visibilità a livello globale.

Il progetto che Atiya ha sviluppato per il progetto promosso da Epson si intitola DIGI-CRAFT e si ispira alla tradizione artigiana del Pakistan. «Il vestito che ho creato – ha spiegato Atya Hader – vuole essere la rappresentazione di un antico mestiere che in Pakistan è noto come Ajrak, che risale al 1500 a.C.. Ajrak è un metodo di stampa tradizionale (e ovviamente sostenibile) a blocchi di legno che utilizza coloranti naturali quali henné, curcuma, indaco e robbia e che richiede tempo e pazienza. Un artigiano che mantenesse viva questa tradizione sarebbe per me un “Campione di sostenibilità”. Con la mia rivisitazione ho voluto unire tradizione e tecnologia, creando una stampa che lentamente trascolora nel tessuto bianco utilizzando la stampante Epson SureColor SC-F100». Atiya Hyder ha saputo così unire il concetto di ecosostenibilità alla creatività del design e alla tecnologia Epson. Infatti, il modello che richiama un antico mestiere è stato ottenuto grazie alla stampa con SureColor SC-F100, e la combinazione ha dato vita a una creazione del tutto inedita.

La sostenibilità è da sempre un tema chiave della visione di Epson e questa iniziativa è stata immaginata per essere un tassello del più ampio impegno dell’azienda. L’upcycling rappresenta proprio uno degli aspetti della sostenibilità nel campo della moda e il progetto, riscrivendo il destino di un abito e portandolo a nuova vita, ne incarna il significato, che aderisce perfettamente agli sforzi e alle altre azioni intraprese da Epson in questa direzione. La scelta di fornire una stampante Epson SureColor SC-F100 rispecchia tale filosofia, poiché garantisce un consumo energetico ridotto, insieme alle caratteristiche di affidabilità e facilità di utilizzo.

«Con questo progetto abbiamo voluto dare ulteriore prova di come la tecnologia Epson possa essere messa al servizio della sperimentazione e delle idee di design più innovative con ottimi risultati» dichiara Renato Sangalli, C&I Head of Sales Manager di Epson. «Siamo felici di aver collaborato con Accademia Galli – IED Network, che ha coinvolto gli studenti in questa bellissima iniziativa che ha saputo coniugare valori importanti della storia di Epson: creatività e sostenibilità. La stampa a sublimazione Epson li rappresenta pienamente: infatti, essa è in grado di offrire prestazioni tecnologiche di altissimo livello permettendo, allo stesso tempo, di ridurre l’impatto sull’ambiente in termini di processo produttivo ed energetico. I capi possono essere trasformati grazie all’upcycling che, in questo caso, è stato del tutto speciale perché ispirato dalle idee degli studenti e ottenuto grazie alla realizzazione dei loro progetti creativi attraverso la tecnologia di Epson SureColor SC-F100».


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