Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per dimezzare le emissioni di azoto nazionali entro il 2030, anche attraverso la riduzione del 30% dei capi allevati. Si tratta del primo Paese in Europa a prendere questa strada, che il mondo scientifico indica ormai da tempo, avvertendo che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore zootecnico, se non si interviene anche sul numero e sulla densità degli animali allevati. L’accordo non lascerà soli gli allevatori: sono stati stanziati 25 miliardi di euro per accompagnare questa transizione.
In Olanda per decenni gli alti livelli di emissioni e di carichi di azoto, dovuti principalmente alla zootecnia, hanno progressivamente deteriorato gli habitat naturali più vulnerabili. A maggio 2021 Greenpeace Olanda aveva inviato al governo una lettera di messa in mora per il mancato rispetto della Direttiva Habitat (articolo 6 paragrafo 2), che impone agli Stati membri di adottare misure appropriate per arrestare il deterioramento degli habitat naturali. La messa in mora era stata accompagnata da un dettagliato rapporto in cui si dimostrava che gli habitat naturali più vulnerabili erano già gravemente compromessi a causa degli elevati livelli di azoto e che serviva un drastico cambio di rotta.
Greenpeace Olanda ha denunciato pubblicamente la negligenza del governo, minacciando di portare lo Stato in tribunale, come sta avvenendo in diversi Paesi europei per l’inadempienza verso la crisi climatica. Nei mesi successivi il governo si è messo all’opera per definire l’accordo di coalizione reso pubblico pochi giorni fa, che vedrà anche il contributo di banche, dell’industria della trasformazione e della distribuzione, al fine di rafforzare la posizione degli allevatori nelle filiere.
“Ora più che mai è necessario sostenere una reale transizione ecologica del settore, riducendo gli animali allevati ma garantendo al tempo stesso al maggior numero possibile di agricoltori qualità e valorizzazione del loro lavoro”, commenta Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “L’Olanda manda un segnale forte anche agli altri Paesi europei: è ora di agire con coraggio se si vuole davvero fermare la distruzione della natura in Europa e in altre regioni del mondo, visto che i terreni destinati all’alimentazione animale continuano a divorare preziosi habitat naturali.
L’Italia è tra i Paesi europei oggetto di procedure di infrazione per il mancato rispetto della direttiva nitrati, proprio a causa degli eccessivi carichi di azoto dovuti per lo più alla zootecnia intensiva. Con un’inchiesta svolta in Lombardia, la regione italiana che ospita gran parte del patrimonio zootecnico nazionale, Greenpeace ha rivelato come più di un comune lombardo su dieci sia a rischio ambientale per eccessivi carichi di azoto.
“La riduzione della densità e del numero dei capi allevati continua a essere un tabù per la politica italiana, sebbene il mercato stesso dia indicazioni in tal senso, attraverso cicliche crisi della domanda di prodotti di origine animale che mettono in difficoltà anzitutto gli stessi allevatori, l’anello più debole della catena”, conclude Savini.