Soccorsi per le carestie ostacolati da armi, burocrazia e mancanza di finanziamenti

Mother of 15 children, Amina (45), eats outside her home with her children in Gashua, Yobe State Nigeria on 4th February 2021. WFP Nigeria continues their famine prevention work by offering child malnutrition programmes in Kano State of Nigeria, where they focus on children who suffer from moderate acute malnutrition (MAM).
WFP Nigeria continues their famine prevention work by offering child malnutrition programmes in Kano State of Nigeria, where they focus on children who suffer from moderate acute malnutrition (MAM).

Gli sforzi per combattere l’aumento globale dell’insicurezza alimentare acuta sono ostacolati in numerosi paesi dai combattimenti e dai blocchi che impediscono agli aiuti salvavita di raggiungere alle famiglie sull’orlo della carestia. È l’allarme lanciato dalla FAO e dal World Food Programme (WFP) in un nuovo rapporto pubblicato oggi.

A questo si aggiungono ostacoli burocratici e mancanza di finanziamenti che ostacolano ulteriormente gli sforzi delle due agenzie ONU di fornire assistenza alimentare d’emergenza e permettere agli agricoltori di seminare nei modi e nei tempi appropriati.

Ciò è causa di grave preoccupazione perché, secondo il rapporto, i conflitti, le ripercussioni economiche del COVID-19 e la crisi climatica faranno aumentare i livelli di insicurezza alimentare acuta in 23 luoghi nei prossimi quattro mesi, con l’insicurezza alimentare acuta che continua a crescere in gravità e ampiezza.

I 23 luoghi sono: Afghanistan; Angola, Repubblica Centrafricana, America centrale (Guatemala, Honduras, Nicaragua), Sahel centrale (Burkina Faso, Mali e Niger), Ciad, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Corea del Nord, Etiopia, Haiti, Kenia, Libano, Madagascar, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen.

Il WFP e la FAO avevano già lanciato l’allarme: 41 milioni di persone rischiano di precipitare nella carestia a meno che non ricevano subito assistenza in cibo e mezzi di sussistenza. Il 2020 ha visto 155 milioni di persone affrontare livelli di “crisi” o peggiori di insicurezza alimentare acuta in 55 paesi (IPC-CH livello 3 o peggiore), secondo il Rapporto globale sulle crisi alimentari. Si tratta di un aumento di oltre 20 milioni di persone dal 2019, e si prevede che questa tendenza continui a peggiorare quest’anno.

“La grande maggioranza di chi si trova al limite sono agricoltori. Insiem all’assistenza alimentare, dobbiamo fare tutto il possibile per aiutarli a riprendere la produzione di cibo, così che le famiglie e le comunità possano tornare ad essere autosufficienti senza dipendere dagli aiuti per sopravvivere”, ha detto QU Dongyu, Direttore Generale FAO.

“Ciò è difficile senza l’accesso, e senza finanziamenti adeguati – e finora, il sostegno nell’agricoltura come strumento chiave per prevenire carestie diffuse viene, purtroppo, in larga parte trascurato dai donatori. Senza tale sostegno all’agricoltura, i bisogni umanitari continueranno a schizzare alle stelle, è inevitabile”, ha aggiunto QU Dongyu.

“Le famiglie che contano sull’assistenza umanitaria per sopravvivere sono appese a un filo. Quando non riusciamo a raggiungerle, quel filo si spezza e le consequenze sono letteralmente catastrofiche”, è l’allarme di David Beasley, Direttore Esecutivo WFP.

Comunità tagliate fuori dagli aiuti

Il rapporto evidenzia come i conflitti, gli estremi climatici e gli shock economici – spesso collegati alle consequenze del COVID-19, è probabile che rimangano le principali cause dell’insicurezza alimentare acuta per il periodo agosto-novembre 2021. Le minacce transfrontaliere sono un fattore aggravante in alcune regioni. In particolare, le infestazioni delle locuste del deserto nel Corno d’Africa e le locuste migratorie africane in Africa australe richiedono un monitoraggio e una vigilanza continue.

Le limitazioni nell’accesso umanitario rappresentano un ulteriore serio motivo aggravante che ostacola gli sforzi per contenere le crisi alimentari e prevenire fame, morte e un totale collasso dei mezzi di sussistenza, aumentando il rischio di carestia. I paesi che, al momento, affrontano gli ostacoli più significativi che impediscono agli aiuti di raggiungere quanti ne hanno bisogno includono Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Sud Sudan, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

“La strada per Fame Zero non deve essere lastricata di conflitti, checkpoints e burocrazia. L’accesso umanitario non è un concetto astratto, significa che le autorità devono approvare i documenti in tempo in modo da riuscire a muovere il cibo rapidamente, significa che i checkpoints devono far passare i camion che poi raggiungeranno le loro destinazioni, significa che gli operatori umanitari non devono essere presi di mira, affinché possano essere in grado di portare avanti il loro lavoro che salva vite e mezzi di sostentamento”, ha precisato Beasley.

Si aggrava l’ampiezza e la gravità dell’insicurezza alimentare acuta

Secondo il rapporto, l’Etiopia e il Madagascar sono le due nuove “forti allerte” della fame nel mondo.

L’Etiopia affronta una devastante emergenza alimentare collegata al conflitto nella regione del Tigray, dove raggiungere quanti hanno un disperato bisogno di aiuto rimane una sfida enorme. Si prevede che 401.000 persone dovranno fare fronte a condizioni catastrofiche a settembre: si tratta del numero più alto in un paese dalla carestia del 2011 in Somalia. La Famine Review Committee stima un rischio da medio ad alto di carestia in tre dei quattro scenari basati sui livelli dell’intensità del conflitto, sulle linee di rifornimento umanitario, sull’accesso e sulle operazioni, e sulle linee e servizi di rifornimento privati, incluso lo scenario peggiore che la anticiperebbe a luglio-settembre.

Nel Madagascar del sud la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, a cui si aggiunge l’insieme di alti prezzi del cibo, tempeste di sabbia e parassiti che colpiscono le colture di base, spingerà 28.000 persone in condizioni simili alla carestia entro la fine dell’anno.

I livelli maggiori di allerta, sull’Etiopia e il Madagascar, si aggiungono a quelli nel Sud Sudan, Yemen e nord della Nigeria, che rimangono tra i luoghi di maggiore preoccupazione nel mondo quanto ad insicurezza alimentare acuta. In alcune aree di questi paesi, le popolazioni stanno già soffrendo livelli catastrofici di insicurezza alimentare e un numero significativo di persone rischia di precipitare nella carestia.

Il rapporto, inoltre, cita altri paesi in cui la situazione della fame è tra le peggiori, cioè dove la fame è in aumento, mettendo a rischio la vita: Afghanistan, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo (il paese al mondo con il numero maggiore di persone in urgente bisogno di assistenza alimentare) Haiti, Honduras, Sudan e Siria.

Per esempio, in Afghanistan, l’insicurezza alimentare acuta sta sempre di più critica a causa della siccità, dell’aumento degli sfollati a causa del conflitto e degli alti prezzi alimentari, oltre a una diffusa disoccupazione a causa del COVID-19.

Ad Haiti, ci si aspetta un peggioramento della situazione, già precaria, dell’insicurezza alimentare, con il paese che deve fare fronte a una probabile riduzione della produzione di colture di base a cause della mancanza o irregolarità delle piogge, in un contesto fragile di instabilità politica in peggioramento e inflazione dei prezzi del cibo, in aggiunta agli impatti delle restrizioni dovute al COVID-19.

L’azione umanitaria è urgentemente necessaria per prevenire la fame, la carestia e le morti in tutti e 23 i luoghi, secondo il rapporto, che fornisce raccomandazioni per paese che coprono sia le risposte d’emergenza a breve termine che azioni anticipatorie a protezione dei mezzi di sussistenza rurali e per l’aumento della produzione agricola al fine di prevenire un peggioramento dell’insicurezza alimentare e aiutare le comunità a rischio a migliorare la resistenza a shock futuri.


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