Terremoto: come parlarne con i bambini

Il terremoto è un’esperienza terribile per i bambini e gli adulti come possono aiutarli a vivere questa brutta esperienza? “

Ecco, in sintesi, qualche indicazione pratica, secondo gli esperti SIPPS,  Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, per parlare di terremoto con i bambini, tenendo presente che ognuno di loro ha una sensibilità e un vissuto propri:

·         Valorizzare gli esempi di solidarietà, non soltanto dei vicini e di chi è presente sul territorio ma dell’intera nazione: il calore umano dà forza e aiuta a vincere il senso di solitudine e abbandono che tende a diffondersi spontaneamente dopo una catastrofe

·         Trovare spunti in grado di creare aspettative stimolanti e tali da giustificare sofferenze e disagi di cui è sempre opportuno sottolineare il carattere di eccezionalità e temporaneità: si ricostruirà una casa più bella e sicura, in cui il bambino potrà proiettarsi con la sua fantasia, la scuola sarà colorata e spaziosa, il paese risorgerà sarà più bello di prima e così via

·         Individuare sempre gli aspetti positivi di ogni situazione, evitando di manifestare apprensione: le case provvisorie, per esempio, pur senza offrire tutti i comfort, promuovono la socializzazione, creando vere comunità in cui tutto, dalle gioie ai timori, dalle ansie fino alle speranze, viene condiviso

·         Utilizzare approcci differenti a seconda dell’età del bambino: ai più piccoli, per spiegare il terremoto, possono bastare racconti di fantasia, mentre ai più grandi è fondamentale illustrare come comportarsi durante una scossa sismica ed eventualmente prestare aiuto a chi ne dovesse avere bisogno. In ogni caso è bene rispondere a ogni domanda, anche se ripetitiva, cercando di comprenderne la ragione intima

·         Aiutare sempre il bambino a esternare ciò che prova e a dare un nome alle proprie emozioni, facendolo sentire protetto: il disegno, per esempio, è un ottimo strumento espressivo in ogni fascia d’età, che può assumere una valenza perfino terapeutica.

·         È sempre opportuno che sia il bambino a gestire i propri ricordi: non è produttivo rievocare le sue reminiscenze o esprimere nostalgia per ciò che non esiste più, ma vivere piuttosto nel presente guardando al futuro e lasciando che sia lui a manifestare, in maniera più o meno diretta, le sue paure e i suoi bisogni di rassicurazione

·         Un messaggio importante è che i terremoti, al pari di nubifragi, uragani o siccità, sono eventi naturali e in alcuni luoghi si verificano con maggiore frequenza o probabilità, ed è importante essere preparati ad affrontarli: i genitori sono un modello di riferimento per i bambini e la ripresa il più precocemente possibile delle ordinarie attività quotidiane, nella misura del possibile, nonché un impegno concreto, qualunque esso sia, nel dare aiuto chi ha più bisogno sono esempi eloquenti e istruttivi

·         Intercettare e segnalare al pediatra i possibili segnali di ansia e disagio che, in molti casi, sono mascherati da sintomi senza apparente causa organica, quali per esempio, mal di testa, mal di pancia, diarrea, dolori più o meno vaghi, che potranno richiedere un approccio specifico”.

A tale riguardo una figura di particolare importanza è lo psicologo dell’emergenza: “Si tratta – informa Piercarlo Salari, pediatra a Milano e responsabile del Gruppo di lavoro per il sostegno alla genitorialità SIPPS – di uno specialista che studia i processi psicologici (psicofisiologici, cognitivi, emotivi, relazionali e comportamentali) attivati in situazioni fuori dall’ordinario, che mettono alla prova le capacità di adattamento e il benessere delle persone. Si occupa delle persone direttamente coinvolte negli eventi critici (vittime primarie), dei loro familiari e amici, dei testimoni dello stesso evento (vittime secondarie), dei soccorritori (vittime terziarie) e della comunità dove sono avvenuti gli accadimenti traumatici. Contribuisce anche a organizzare i soccorsi in modo da facilitare la programmazione e lavorano in termini di prevenzione”.

“La Psicologia dell’emergenza – conclude Salari – coniuga dunque i contributi di vari ambiti disciplinari: dalla medicina alla sociologia, a varie aree psicologiche come quelle della psicologia clinica, sociale, della comunicazione, ambientale, dello sviluppo, di comunità e della salute. Gli psicologi dell’emergenza costituiscono una risorsa preziosa, e complementare al pediatra, in grado di offrire ai genitori un aiuto qualificato in tutti gli ambiti della sfera psico-comportamentale nelle situazioni in cui si rende necessario un approccio multidisciplinare per superare una catastrofe purtroppo non prevenibile e non governabile come il terremoto”.


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