Il 90% dei petti di pollo Lidl affetti da white striping

Foto di Andreas Göllner da Pixabay

Il 90% dei petti di pollo venduti nei supermercati a marchio Lidl in Italia è affetto da white striping, una malattia sintomo di scarso benessere animale e di bassa qualità. È quanto emerge da un’analisi diffusa dall’associazione Essere Animali, impegnata da un anno e mezzo, insieme ad altre organizzazioni europee, in una campagna per chiedere alla catena di supermercati maggiori tutele per i polli allevati nelle filiere dei suoi fornitori.

Tutte le confezioni analizzate dall’associazione riportano in etichetta indicazioni come “prodotto certificato”, “filiera controllata”, “uso di luce naturale”, “arricchimenti ambientali per favorire comportamenti naturali”, definizioni che possono indurre a pensare che quell’acquisto sostenga il benessere animale, eppure i risultati emersi dallo studio realizzato da Essere Animali vanno in direzione contraria. Nove campioni su 10 infatti, presentano le striature bianche tipiche del white striping che corrono parallele alle fibre muscolari della carne e oltre la metà dei campioni mostrano livelli alti di gravità della malattia.

Secondo le ricerche scientifiche, il white striping colpisce tra il 50 e il 90% dei polli appartenenti a razze a crescita rapida, quelle più largamente utilizzate negli allevamenti intensivi e di conseguenza più vendute nei supermercati. È facilmente visibile sui petti di pollo interi, ma può essere presente anche sui filetti e su alcuni muscoli della coscia.

Può comparire in vari gradi e cambia sia l’aspetto che la consistenza della carne, riducendone il contenuto di proteine e aumentando quello dei grassi fino al 224%. Il white striping è anche sintomo evidente di profonda sofferenza nei polli sottoposti a crescita rapida: la spiegazione più accreditata è che il grasso che si vede abbia preso il posto delle fibre muscolari morte per la mancanza di ossigeno e nutrienti causata da una crescita troppo veloce.

Le problematiche relative al rapido accrescimento sono state messe in luce anche dalle numerose indagini realizzate negli allevamenti appartenenti a fornitori di Lidl in diversi Paesi europei: Germania, Spagna, Austria, Gran Bretagna e anche Italia. Nell’investigazione di Essere Animali in due allevamenti intensivi di polli in Lombardia, i polli mostrano difficoltà nella deambulazione a causa di problemi fisici, incluse lesioni e deformità dolorose, dovute proprio alla selezione genetica a cui sono sottoposti.

A giustificazione per il mancato miglioramento delle condizioni degli animali negli allevamenti delle proprie filiere, le catene di supermercati utilizzano spesso la scusante dell’aumento inevitabile dei prezzi. Tuttavia, una valutazione commissionata da Eurogroup for Animals ha dimostrato che l’aumento dei costi sarebbe relativamente contenuto e, secondo l’ultimo Eurobarometro, più della metà degli italiani (54%) è disposto a pagare un prezzo maggiore per prodotti che arrivano da allevamenti migliori.

Da più di un anno, le organizzazioni europee che supportano la campagna di sensibilizzazione nei confronti di Lidl hanno aperto un tavolo di negoziazioni con l’insegna a livello europeo, ma finora non hanno portato a nessun risultato concreto a causa della scarsa affidabilità e volontà di collaborazione mostrate da Lidl. In più occasioni, infatti, Lidl ha chiesto e ottenuto di mettere in pausa la campagna e ritardare incontri programmati per poter dare un feedback alle molteplici proposte e analisi di mercato avanzate dalle organizzazioni. A oggi, Lidl non ha fornito una sola proposta concreta e in più occasioni non ha rispettato le scadenze su cui si era impegnata.

«I supermercati come Lidl affermano spesso di voler continuare a vendere carne di pollo proveniente da allevamenti intensivi per lasciare la scelta al consumatore. Tuttavia, come dimostra la nostra analisi, questi prodotti sono di qualità scadente e confermano ancora una volta la sofferenza a cui sono sottoposti gli animali negli allevamenti. Grazie ai grandi volumi che gestisce, un impegno da parte di Lidl a favore dei polli da carne ridurrebbe la sofferenza di milioni di animali. Per questo continuiamo a chiedere che la catena di supermercati si impegni a sottoscrivere lo European Chicken Commitment», afferma Brenda Ferretti, campaigns manager di Essere Animali.


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