Il gender gap nel mondo del cinema

Quello delle arti e della cultura è un universo tutto al maschile. Il gender gap nel mondo del cinema, del teatro, così come della musica e della tv è ancora un problema evidente sia sul piano artistico che su quello dei diritti e delle tutele per i lavoratori del settore.

Nonostante le grandi battaglie già messe in atto negli ultimi decenni (lì dove forse proprio la cultura si fa terreno d’avanguardia e di rivoluzione), per questi lavoratori la disparità di genere è una questione che torna ancora più attuale anche in occasione della Giornata Internazionale della giustizia sociale che è stata celebrata il 20 febbraio.


I DATI DEL MIC – Attrici, registe, sceneggiatrici,conduttrici, musiciste. I numeri delle donne nel mondo delle arti in Italia sono quelli di una rivoluzione di genere ancora zoppicante, come evidenziato dal primo rapporto realizzato dall’Osservatorio del Ministero della Cultura dedicato proprio alla parità di genere nel mondo delle arti e della cultura.

Ancora poco più di un anno fa, non arrivava al 3% il numero di donne che producono musica, la quota cantanti donna ferma al 30%, con appena il 10% di autrici di musica e testi.

In televisione, su circa 1.700 trasmissioni, la presenza delle donne nei programmi sportivi è appena del 15,8%, in quelle di taglio culturale del 32,4% e nei Tg e nei contenuti d’informazione poco più del 37%. All’interno delle trasmissioni d’intrattenimento, invece, la percentuale di professionalità femminile arriva al 40,2% ma resta comunque ben al di sotto della metà.

SOLO UOMINI NELLE COMMISSIONI TEATRO – Fanalino di coda il teatro, con un recentissimo episodio che desta davvero scalpore: il mese scorso proprio il Ministero della Cultura ha pubblicato i nominativi delle quattro commissioni di esperti che dovranno contribuire alla gestione del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo; nell’elenco non c’è neanche una donna.

POCHE DONNE E STEREOTIPATE – I dati sono leggermente più confortanti se ci spostiamo al cinema e nelle serie tv: qui le donne sono più numerose ma c’è da rilevare la significativa realtà dei ruoli stereotipicamente affidati sempre e solo a figure femminili: 85% personaggi che si occupano della casa e/o dei figli mentre solo il 19% delle donne interpreta ruoli come ingegneri, tecnici informatici o politici. E ancora, le parti da insegnanti e professori sono per il 64% al maschile, così come quelli di medici e sanitari (74,8% uomini, 25,1% donne).

UGUAGLIANZA E PARITA’ DI GENERE – “E’ più facile trovare una donna come musa ispiratrice che come autrice di un’opera” è la provocazione di Lidia Vitale, attrice e artista da sempre impegnata in prima linea nelle campagne sociali più calde.

“Noi artisti che facciamo dell’interpretazione della realtà il nostro lavoro e la nostra missione comunicativa, abbiamo il dovere di impegnarci anche nelle battaglie più scomode, soprattutto quando a dover essere rivendicato è proprio il diritto di noi lavoratrici nel mondo della cultura” spiega l’artista, che in occasione proprio della Giornata Internazionale della Giustizia Sociale ha rivolto un appello affinché anche nel mondo delle maestranze, dello spettacolo e delle arti a tutte le donne lavoratrici vengano riconosciuti gli stessi diritti. Fondamentale, in questo senso, il grande lavoro per il primo contratto nazionale per gli attori portato avanti da “Unita”, l’Associazione di attori e attrici che tutela la dignità professionale dei propri associati, a cui anche Lidia Vitale aderisce con intensa partecipazione.

 


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