Elezioni dei sindaci: ben gli sta

Mentre fa notizia in tutto il mondo l’elezione a sindaco di Roma di Virginia Raggi, avvocato 37 anni, i principali media del globo parlano di bruciante sconfitta per Matteo Renzi, mi piace fare qualche riflessione.

Sono certa che ormai non è più l’anti-politica a vincere, come ha riconosciuto lo stesso Matteo Renzi, ieri, e come, in molti, per tanti anni, si sono ostinati a voler pensare.

Viene dai cittadini la richiesta di una politica nuova, che, almeno un po’ riesca a superare le corruttele e gli intrighi do palazzo.

La vittoria di Virginia Raggi a Roma e diChiara Appendino a Torino, entrambe del Movimento 5 Stelle, ne è la chiara dimostrazione, anche se non ci si può illudere che sia possibile una società perfetta.

A Roma, nei mesi passati, non era usuale udire dai cittadini dire che ‘era meglio quando era peggio’, riferendosi all’epoca pre-berlusconiana, quando c’era un gruppo che ‘mangiava’, ma che faceva ‘mangiare’, non come quelli degli ultimi decenni che ‘mangiano solo loro’.

Sono espressioni popolari brutte, se vogliamo, ma che rendono bene l’idea.

Forse neanche i romani votando Virginia Raggi si sono illusi più di tanto. Sicuramente sporcheranno la ‘bambolina’ di Roma e la trascineranno nei meandri dove onestà e pulizia sono il nemico, ma, magari, uno scossone ci sarà. Io ne ho viste e lette tante che non mi illudo più, anche se in fondo al cuore ho sempre la speranza che un mondo diverso sia possibile.

Quanto al Partito Democratico…esso ha perso alla grande e peggio verrà. Era immaginabile e anche auspicabile la precoce disfatta vista l’ascesa usurpatrice di Renzi.

Se il Partito Democratico fosse stato più lungimirante avrebbe lasciato correre Renzi a posto di Bersani, anziché ostacolarlo, nelle ultime elezioni. L’ex sindaco di Firenze con la sua comunicativa avrebbe attirato voti e il Pd avrebbe vinto.

Invece il Pd è arrivato primo nelle ultime elezioni (per usare le parole di Bersani), ma non ha vinto. I numeri ottenuti non permettevano e non hanno permesso di poter fare cose diverse da quelle che sono state fatte.

E Renzi non ha potuto fare niente che non avrebbe potuto fare anche Enrico Letta.

In fondo, anche l’ex Premier Letta si era avviato bene e si stava guadagnando la stima internazionale, iniziando a riportare l’Italia fuori dalle secche in cui era caduta.

A che è servito scalzare Letta per metterci Renzi? A nulla, perché con i numeri usciti dalle scorse elezioni niente si poteva fare senza scendere a discutibili compromessi.

Ora, quattro sbarbatelli vorrebbero anche cambiare la Costituzione. E’ auspicabile che non ci riescano.

Più che la Costituzione vanno cambiate le persone, vanno sconfitti i poteri del malaffare e i loro alleati, anche politici. Per questo, le leggi che ci sono bastano e avanzano.

Basterebbe forse essere più onesti e trasparenti per costituire maggioranze solide che non leghino le mani agli eletti. In fondo, il popolo non è così bue e se si lasciasse spazio a chi potrebbe ben governare voterebbe compatto e darebbe maggioranze solide.

Il male non è nella Costituzione e nel parlamentarismo, che pure hanno i loro difetti, ma è da ricercarsi all’interno dei partiti e delle loro strutture, che spesso non permettono l’emergere di astri nascenti. E’ da ricercarsi nelle connivenze col malaffare, nelle persone, e non nelle leggi.

E ridurre i costi della politica si può, senza snaturare la Costituzione, che andrebbe semmai cambiata in modo differente da quello proposto dal Governo Renzi e con procedure maggiormente condivise.

(Paola Ort.)


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