Tecnologia, come cambia il cervello

Sappiamo tutti che la società, a causa dei progressi della tecnologia, sta cambiando a un ritmo incessante. Qualcuno la chiama Quarta Rivoluzione Industriale, altri l’Era dell’Informazione, ma quel che è interessante notare è che la trasformazione comporta un cambiamento del nostro modo di pensare, imparare, lavorare e rapportarci con gli altri.

Possiamo allora definirla una rivoluzione neurologica? In un recente rapporto, gli esperti di Cornerstone OnDemand hanno identificato 5 cambiamenti ai quali il nostro cervello ha dovuto adattarsi, descrivendo come questi influiscono sui nostri processi di apprendimento nella vita adulta e professionale:

  1. Il cervello è diventato impaziente. Abituato all’immediatezza dei social network e di Internet, il cervello crea la necessità di avere e sapere tutto subito. L’aspettativa di imparare molto in poco tempo è diventata un trend del tutto generale e gli annunci di nuovi metodi miracolosi che permettono di acquisire qualunque competenza senza investire troppo tempo non fanno che aumentare questo problema, senza considerare che ciò che si apprende rapidamente viene dimenticato con la stessa velocità.  Per combattere la pretesa di soddisfazione immediata, le aziende dovranno optare per un metodo formativo che sia disponibile e accessibile, adatto alle esigenze delle persone e garantisca l’apprendimento sul lungo termine.
  1. Meno ritentivo. Per i nativi digitali memorizzare un numero di telefono appare molto vintage. Non hanno più bisogno di ricordare dati, per quello c’è Internet. Potremmo dire che è diventata una sorta di “memoria esterna” alla quale ci rivolgiamo per ogni genere di informazioni. In altre parole, non abbiamo perso la capacità di memorizzare/ricordare ma questa capacità è caduta in disuso. Il modo di imparare e trattenere le informazioni è cambiato e, di conseguenza, devono cambiare anche i metodi di formazione. E’ ad esempio più efficace offrire alle persone una formazione digitale, facilmente accessibile e in formati allettanti, come ad esempio il gioco. In questo modo ciò che si è imparato sarà ricordato più a lungo.
  1. Imparare a reimparare. Se c’è un cambiamento che le aziende e i lavoratori temono, è l’automazione. Ci sarà un robot a fare il nostro lavoro? No, purché sappiamo cosa imparare e come impararlo per prepararci al futuro. Il modo più sicuro è scommettere sulle soft skill e sulle competenze sociali, competenze che ci differenziano dalle macchine e che non diventeranno obsolete, come invece può avvenire con le conoscenze tecniche.
  1. Più flessibilità. Intendiamo la flessibilità come la capacità di adattarsi a nuovi bisogni di apprendimento e formazione. Se è vero che non sappiamo di quali competenze necessiteremo in futuro, possiamo analizzare i successi aziendali degli ultimi anni e i lavori che hanno creato per avere una linea da seguire e capire quali competenze e capacità saranno richieste in futuro. Attualmente, ad esempio, il focus delle strategie di business è sull’intelligenza artificiale, dal che si può dedurre che i lavori del futuro saranno in qualche modo correlati a questa disciplina. Il segreto sta nell’avere un cervello allenato a essere flessibile, aperto e agile. Così sarà più facile adattarsi al cambiamento e interiorizzare più rapidamente le nuove discipline e i prodotti che nasceranno.
  1. Sovraccarico. La digitalizzazione rende più facile l’accesso alle informazioni e ci permette di lavorare ovunque e con qualsiasi dispositivo: un fatto positivo purché sappiamo capire quando è il momento di disconnettersi. Il sovraccarico di informazioni sul nostro cervello riduce la nostra capacità di concentrarci. Ciò normalmente si traduce in stress da lavoro, che ha un impatto negativo sul funzionamento delle aziende. Sarà molto utile creare una cultura aziendale che si preoccupa del benessere emotivo dei dipendenti, garantendo il rispetto di valori comuni e un ambiente di lavoro positivo, che alla fine si traduce nel successo dell’azienda.

E’ importante stabilire un processo di apprendimento continuo che mantenga il nostro cervello allenato, facilitando l’adattamento ai nuovi bisogni del mercato del lavoro. I business leader devono promuovere un modello di apprendimento agile, dinamico e divertente, capace di risvegliare l’interesse dei dipendenti verso l’apprendimento di nuove competenze.


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