Reti nazionali per la Malattia di Alzheimer

La creazione di reti nazionali per la gestione dei pazienti affetti da demenza e i nuovi criteri diagnostici per la Malattia di Alzheimer nella fase preclinica sono stati al centro del XIII Convegno

Nazionale della SINdem (Associazione Autonoma Aderente alla SIN per le demenze) che si è appena concluso.

Nella tre giorni del Convegno che si è svolta nella prestigiosa sede del Palazzo dei Congressi a Firenze, si è discusso dell’importanza della creazione di reti nazionali che consentano la condivisione delle risorse al fine di

raggiungere obiettivi comuni nel campo della prevenzione, della diagnosi precoce e della organizzazione dei servizi, ormai riconosciuta come una priorità anche nel nostro Paese.

Numerose, inoltre, sono state le comunicazioni dei prestigiosi relatori presenti, che hanno fatto il punto sui marcatori biologici utilizzabili con questa finalità, dagli sviluppi più recenti della tomografia ad emissione di

positroni a tecniche tradizionali, come l’elettroencefalogramma, abbinato a sofisticate procedure di analisi quantitativa dei dati.

Molto interesse ha destato anche la presentazione di nuovi approcci nella individuazione di precocissime alterazioni delle capacità cognitive mediante l’uso dell’informatica personale: lo smartphone, ad esempio,

può consentire di valutare in modo preciso se le abilità di orientarsi durante percorsi abituali presentano un iniziale deterioramento, un possibile sintomo d’allarme per un processo neurodegerativo.

“Il quadro generale per quanto riguarda lo sviluppo delle terapie – afferma il Prof. Stefano Cappa, Presidente della SINdem –   è caratterizzato da un cauto ottimismo in attesa dei risultati degli studi in corso e

dall’attenzione verso nuove strategie che vadano oltre l’esclusiva focalizzazione sul ruolo dell’amiloide.  I progressi della ricerca di base sono stati illustrati da comunicazioni che hanno esaminato il ruolo di meccanismi

ancora poco esplorati nel campo delle malattie neurodegenerative, come il possibile contributo dell’infiammazione e il ruolo dell’ambiente nella regolazione dell’espressione genetica. Non è mancato l’accento sulla

prevenzione – conclude il Prof. Cappa – con comunicazioni che hanno confermato il ruolo dei fattori dietetici e di interventi di tipo nutriceutico nel rallentare l’evoluzione dei deficit cognitivi nella popolazione anziana

a rischio”.


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