Politica Agricola Comune, per la Commissione europea il piano italiano non è sufficiente

“La Commissione europea ha confermato nelle sue osservazioni molti dei punti critici già evidenziati nelle nostre osservazioni al Piano Nazionale Strategico italiano per la programmazione 2023-2027 della Politica Agricola Comune”. Lo affermano le 17 associazioni che avevano presentato insieme le proprie osservazioni alla bozza di Piano inviata dal nostro Paese lo scorso 31 Dicembre.

Sono infatti della scorsa settimana le attese osservazioni al Piano Strategico Nazionale italiano pubblicate dal Ministero per le Politiche Agricole sul sito della Rete Rurale Nazionale. “Il piano, nella sua forma attuale, non è sufficiente” afferma la .

Le Associazioni danno atto al Ministro Patuanelli e alla struttura del Mipaff di aver garantito un approccio trasparente avendo rese pubbliche le osservazioni ricevute, al contrario di quanto fatto della Commissione Europea, che, nonostante le iniziali promesse del Commissario Wojciechowski, aveva deciso di non diffonderle fino alla risposta degli Stati Membri.

Attraverso 244 rilievi la CE traccia l’identikit di un piano indefinito negli obiettivi e scarso a livello di ambizione. “Le note della Commissione rilevano un Piano finalizzato essenzialmente a tutelare storiche rendite di posizione -continuano le associazioni- non si spiega altrimenti il rallentamento sulla obbligatoria convergenza interna del valore dei titoli e l’inadeguata ridistribuzione di risorse, tutto a svantaggio delle aree rurali del Paese più bisognose di rilancio e sostegno.” Senza una correzione di rotta, segnalano i valutatori della Commissione UE, il flusso di sussidi europei favorirà i territori tradizionalmente più premiati dalla PAC (in particolare le grandi aziende zootecniche della Pianura Padana), accentuando i divari di reddito rispetto alle aree più svantaggiate della penisola, con il conseguente rischio di un ulteriore abbandono delle aree interne.

Sugli obiettivi ambientali il giudizio è ancora più severo, ricalcando le critiche delle organizzazioni ambientaliste, dei consumatori e dell’agricoltura biologica rimaste inascoltate in fase di prima stesura del Piano, quando era stata fatta prevalere la logica dello “status quo” richiesto da una parte del mondo agricolo.

Secondo la Commissione, il Piano non quantifica gli obiettivi da perseguire, benché tale indicazione sia obbligatoria, con l’aggravante che le misure impostate hanno un’efficacia incerta ed indimostrabile, ad esempio per ridurre l’impronta idrica e climatica dell’agricoltura. Appaiono, inoltre, evanescenti e incoerenti le misure per perseguire diversi obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, ad esempio per la riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi o per il raggiungimento del 10% di aree naturali negli agroecosistemi.

Altrettanto marginali risultano gli obiettivi proposti dal Piano per la riduzione degli sprechi, l’utilizzo coordinato delle energie rinnovabili, lo sviluppo dell’economia circolare, la trasformazione delle diete. Per la produzione biologica la Commissione valuta positivamente l’obiettivo del 25% al 2027, ma invita a chiarire le azioni concrete per raggiungere tale obiettivo.

Pesante anche il giudizio sugli eco-schemi, nuovo strumento introdotto in questa riforma della PAC per premiare gli agricoltori che scelgono volontariamente di assumere maggiori impegni in termini di tutela ambientale e azioni per il clima. La Commissione non ritiene evidenti i benefici che gli eco-schemi proposti dal PSN potranno apportare per la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e per la tutela della biodiversità naturale, poiché gli impegni richiesti non aggiungono molto rispetto alla condizionalità – secondo la quale i beneficiari della PAC devono già rispettare alcuni requisiti ambientali per ricevere i fondi europei. Critiche, quelle di Bruxelles, molto simili a quelle fatte dalle 17 Associazioni, che avevano già denunciato come gli eco-schemi proposti si risolvessero più in misure compensative per alcuni settori che, con la nuova Pac, perderanno parte dei loro privilegi storici. Tra questi la zootecnia, al quale il PSN dedica circa la metà dei fondi stanziati per tutti gli eco-schemi, per misure che non avvicinano agli obiettivi dichiarati in tema di ambiente e riduzione dell’uso di antimicrobici. Anche l’eco-schema sugli uliveti (che nell’ipotesi del Ministero doveva essere sostenuto anche senza garantire benefici ambientali supplementari) viene definito un intervento settoriale, scollegato dall’obiettivo di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio ad elevata diversità.

La Commissione richiama, non da ultimo, l’Italia ad avviare la condizionalità sociale già nel 2023, nonché a prevedere interventi per la tutela dei lavoratori, ricordando l’altissima percentuale di lavoro irregolare nelle campagne italiane.

Le 17 Associazioni, ribadendo i giudizi già espressi al Tavolo del partenariato economico e sociale ed esprimendo preoccupazione per le recenti affermazioni del Ministro Patuanelli sulla deroga alle regole ambientali del greening sfruttando la tragedia della guerra in Ucraina, registrano però positivamente il segnale di condivisione delle osservazioni della Commissione UE da parte del MIPAAF e la convocazione di un nuovo incontro del Tavolo di partenariato, annunciato per il prossimo 19 aprile. ‘Rinnoviamo la nostra disponibilità al dialogo con tutti i soggetti interessati per un confronto costruttivo sulle nostre proposte per far sì che la nuova versione del Piano Strategico Nazionale della PAC recepisca al meglio le osservazioni della Commissione UE, per accompagnare la transizione agroecologica del nostro sistema agroalimentare, sulla strada tracciata dalle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030’ – concludono le 17 Associazioni.


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