IL TERRITORIO E LE PROFESSIONI
Le criticità maggiori registrate da SIFO e condivise nel webinar sono l’abbandono del territorio e il progressivo impoverimento del SSN. “In quest’emergenza abbiamo soprattutto registrato il sovraccarico della realtà ospedaliera”, ha detto Simona Serao Creazzola (SIFO), “L’emergenza pandemica non è stata presa in carico sufficientemente sul territorio: stiamo pagando scelte passate che ci hanno penalizzato. Senza una presa in carico territoriale forte penso che non potremo mai dare una risposta adeguata, perchè il decongestionamento degli ospedali è un risultato che deve essere perseguito con una nuova politica sanitaria. Poi è chiaro che abbiamo registrato nel picco pandemico alcune difficoltà di approvvigionamento dei farmaci, dispositivi e Dpi, ed i farmacisti ospedalieri qui hanno risposto con dedizione professionale, creando una rete informativa nazionale ed offrendo documenti tecnici per le attività di farmacia clinica e galenica. Ma è chiaro che al termine dell’emergenza occorre ripensare agli investimenti in sanità ed al riconoscimento del ruolo delle professioni, anche di quelle meno in vista, tra cui proprio quella del farmacista ospedaliero”. “E dovremo chiederci se i tanti posti letto di terapia intensiva creati in queste ultime settimane dovranno essere stabilizzati ed in che misura e a quali condizioni”, ha aggiunto Flavia Petrini, “ben sapendo che l’obiettivo non è solo stabilizzare i posti letto, ma renderli tecnologicamente operativi e sicuri, e dotare l’intero sistema di figure professionali adeguate, specializzate e preparate a gestirli anche nel futuro, in fase di non-emergenza”.
IL SISTEMA PRODUTTIVO E IL FUTURO
Altra criticità emersa nel webinar promosso da AIIC, argomento che non riguarda una professione, bensì il sistema produttivo: il paese Italia può permettersi di non garantire produzioni strategiche? E, se prima le producevamo, oggi perché sono tutte produzioni che importiamo? Per Salvo Torrisi (Fare) “un sistema impoverito globalmente e che non sa garantire produzioni strategiche è un sistema debole, e basta riflettere sull’esperienza di questi giorni per capire quanto possa essere importante l’adeguata produzione e disponibilità nazionale di prodotti a basso costo come mascherine, tamponi orofaringei e gel antibatterico”. “Auspichiamo, ha aggiunto Torrisi, “che da questo evento drammatico possa scaturire un serio ripensamento sulle politiche di approvvigionamento dei dispositivi medici in ambito nazionale e che vengano promulgate norme, e create le condizioni per favorire il ritorno ad una adeguata produzione nazionale, in particolare nei settori a più bassa tecnologia attuando, nel contempo, condizioni affinché tali produzioni possano avere reali “chance” per competere ed essere acquisite dal SSN”.
Nel suo intervento Fernanda Gellona (Direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici) ha sottolineato che dal punto di vista dei produttori le criticità rilevate sono state diverse “a seconda della tipologia di impresa: quella che fornisce ‘prodotti Covid’ e quella che fornisce gli altri prodotti”. Per i primi, ha sottolineato Gellona, le principali criticità registrate sono state “la mancanza di coordinamento tra il livello centrale e le regioni, in particolar modo per quanto riguarda gli ordini dei materiali. Infatti le richieste arrivano da più parti: Protezione civile, centrali di acquisto regionali, Consip, singoli ospedali, donatori, senza una regia di fondo, con il rischio di richiedere più volte gli stessi prodotti per lo stesso ospedale”. “In questo modo – ha sottolineato Gellona, “non solo si genera la possibile sovrastima dell’effettivo bisogno, ma si ingenera confusione e inutile pressione alle aziende. Ulteriore criticità: la scarsa produzione nazionale e le forniture da parte delle multinazionali estere sono condizionate dai vincoli dei paesi sedi delle case madri. Aziende che forniscono dispositivi medici ‘non Covid’: dal momento che le prestazioni sanitarie di routine sono state quasi azzerate, c’è un crollo verticale degli ordini. Stiamo raccogliendo dei dati più precisi, ma sappiamo già che per molte aziende potrebbe aprirsi un periodo di crisi”. Le possibili vie d’uscita per il futuro, segnalate da Confindustria Dispositivi Medici al termine del meeting digitale, sono varie ma devono prevedere il “coordinamento tra centro e regioni” e l’avvio “di confronti per analizzare cosa non ha funzionato e pianificare le azioni correttive con la partecipazione degli stakeholder”.