Maternità e lavoro: la storia di tre mamme

Famiglia o carriera? Nel 2019 è ancora possibile doversi porre questa domanda? Sì, soprattutto se si è donna. Ma non tutte, per fortuna, scelgono una a discapito dell’altra. E proprio a pochi giorni dalla festa dedicata a tutte le mamme, Copernico, osservatorio privilegiato sul mondo dello smart working, ha voluto fare un punto con tre donne, tre mamme che hanno scelto entrambe le cose: famiglia e lavoro. Valeria Fassio, consulente legale di Lavoix, dopo la terza maternità in tre anni ha deciso di cercare un posto smart, per poter avere orari flessibili e la possibilità di lavorare da casa. “Era il 2014 – racconta – e sono andata alla ricerca di un capo che concepisse questo metodo: l’ho trovato solo negli stranieri. Oggi però le cose sono cambiate anche in Italia e le aziende cominciano ad aprirsi a questa metodologia lavorativa che è il massimo per una mamma”.

 

Valeria si sveglia due ore prima dei bambini, lavora da remoto, poi prepara la colazione e accompagna i figli a scuola prima di tornare a casa e rimettersi al PC. Il pomeriggio lo dedica ai bambini e ricomincia a lavorare intorno alle 6, quando torna a casa il marito, oppure dopo cena. Due giorni a settimana, invece, va a Milano negli uffici di Copernico. “Una delle condizioni chieste al mio datore di lavoro, in fase di assunzione, era un ufficio vicino alla stazione e all’interno di una struttura funzionale con segreteria e reception che potessero raccogliere posta e comunicazioni da consegnarmi i giorni che ero lì”. E in più, quando è a Milano, Valeria incontra altre persone che lavorano negli uffici di Copernico, fa networking, partecipa ad alcuni incontri e fa vita di azienda. Così ha raggiunto un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa.

 

È questione di tempo 

Sabrina Ronca, HR di Alphaomega, si è trasferita da Milano a Pescara, la città del compagno, quando è nato suo figlio. “Ero sicura di dover lasciare il mio lavoro, invece la mia azienda mi ha offerto la possibilità di lavorare 3 giorni da Milano e 2 da casa. Sono riuscita a gestire il periodo dell’allattamento e oggi riesco a dedicare le giuste attenzioni a mio figlio. Certo, non è semplice, ma per noi donne è la soluzione per poter passare il tempo con i nostri bambini”.

 

Il work-life balance è un’esigenza di tutti, soprattutto delle generazioni più giovani: a parità di stipendio o anche essendo meno retribuite, le persone ambiscono ad avere un buon equilibrio nella propria vita e a poter dedicare le giuste attenzioni alla famiglia. E proprio il tempo è il beneficio che le mamme smart preferiscono fra tutti quelli che si ottengono attraverso il lavoro flessibile.

 

Secondo la ricerca 2018 dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’introduzione dei modelli di lavoro smart è infatti ormai diventata una scelta strategica dettata dalla volontà delle aziende di incrementare il livello di soddisfazione delle proprie risorse, con conseguenti ricadute positive sul business: rispetto alla media degli altri lavoratori, gli smart worker sono più soddisfatti dell’organizzazione del lavoro (39%, contro il 18%) e del rapporto con i colleghi (40% contro il 23%). Ma non solo, lo smart working fa crescere anche la produttività di circa il 15% e riduce del 20% l’assenteismo.

 

Elisa Boccaccini, responsabile comunicazione di Machiavelli Music, lavora nella sede Copernico di Torino e apprezza le possibilità di networking degli uffici smart: “Una mamma che lavora passa la maggior parte del suo tempo a casa o in ufficio; spazi come questi di Copernico ti permettono di incontrare gente, fare nuove conoscenze: è un luogo stimolante”.

 

Del resto, le aziende che scelgono di spostare la propria sede o alcuni team in spazi smart come Copernico hanno abbracciato un modo di concepire il lavoro completamente nuovo, aperto, flessibile e rivoluzionario. Ma non sono le uniche: sempre di più, anche in Italia, grandi e piccole realtà stanno virando verso iniziative, organizzazione degli spazi e mentalità tipiche dello smart working.

 

L’Italia diventa smart

Dopo alcuni anni di diffidenza e resistenza, anche l’Italia e le sue aziende si sono aperte al lavoro flessibile. Nel 2018 gli smart worker erano ormai 480mila, in crescita del 20%, inoltre più della metà delle grandi imprese e l’8% delle PMI ha iniziative concrete di smart working, grazie anche alla legge sul Lavoro Agile dello scorso anno.

 

Philips ad esempio ha aperto nel 2018 la nuova sede a Milano, Sarca 235, con spazi strutturati attraverso working corner, ciascuno composto da isole con postazioni lavorative libere, meno aree dedicate al singolo e più luoghi aperti che favoriscono concentrazione, creatività e collaborazione. E in aggiunta, ha promosso iniziative per migliorare le condizioni lavorative dei suoi dipendenti, tra cui l’eliminazione del sistema di timbratura dell’orario, il programma Women@Work per lo sviluppo della leadership al femminile e lo sviluppo del progetto “Io lavoro Smart”, grazie al quale le persone possono lavorare da remoto un giorno alla settimana. C’è poi il caso di Ubi Banca che ha intrapreso la trasformazione aziendale, dando la possibilità di lavorare 5 giorni al mese da casa (o da remoto) che possono anche essere concentrati tutti nella stessa settimana, garantendo gli orari d’ufficio. Anche Mars Italia ha puntato sul raggiungimento di un buon work-life balance eliminando i sistemi di timbratura, inserendo l’orario flessibile e dotando tutto il personale di laptop e iPhone di ultima generazione con accesso a qualunque sistema aziendale.

 

Smart working: un gioco da ragazze

A sfruttare le possibilità (e avere i benefici) del lavoro flessibile sono soprattutto le donne. E non è un “caso”. Un’indagine su oltre 1.000 lavoratori in Australia ha rilevato che le donne sono più inclini del 10% agli orari di lavoro flessibili perché le aiutano concretamente a destreggiarsi tra obblighi professionali e personali. Al contrario, molti uomini hanno detto che lo smart working avrebbe potuto avere ripercussioni negative per loro. Secondo Valeria Fassio: “Per gli uomini è una modalità di lavoro più difficile, ma non tanto perché non sappiano gestirsi: forse non saprebbero mettere un freno, inizierebbero a lavorare prima e finirebbero dopo”.  Anche un recente studio tedesco sullo smart working che conferma i benefici del lavoro agile sull’equilibrio della vita lavorativa e familiare di una donna, nega che siano gli stessi per gli uomini che, invece, lavorando da casa con orari flessibili non avrebbero a disposizione più tempo per la famiglia.

 

Intanto altre risposte del governo sembrano arrivare: la Legge di Bilancio 2019 ha stabilito che le donne lavoratrici nei tre anni dopo il congedo di maternità e i lavoratori con figli disabili dovranno avere la priorità nell’accesso allo smart working.

 


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