FED: al via un nuovo ciclo di politica monetaria

A cura di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager Moneyfarm

Sta finalmente accadendo. Dopo oltre 3 anni dall’ultimo rialzo dei tassi, la Fed ha deciso di alzare i tassi di interesse di 25 bps, dando il via a un nuovo ciclo di politica monetaria.

Il “rullo di tamburi” era diventato più forte già da alcuni mesi, con la stretta monetaria quindi largamente prevista. Il contesto inflazionistico non era più compatibile con una politica a tasso zero già da diversi mesi e, anzi, prima dell’esplosione delle tensioni in Ucraina, era sul tavolo degli investitori anche una possibile mossa di 50 punti base. Il tasso di inflazione, confermato la scorsa settimana al 7,9%, il più alto dal 1982, era semplicemente troppo alto e occorreva un’azione urgente.

Ovviamente, con tutta l’incertezza derivante dall’Ucraina, i policy makers hanno optato per un approccio più graduale, in linea con le aspettative di mercato e con quanto affermato dal presidente della Fed Powell nei suoi ultimi interventi pubblici. Interessante notare come un governatore della Fed abbia dissentito dalla decisione finale, rimanendo a favore di un aumento di 50 punti base.

È anche interessante esaminare l’aggiornamento delle proiezioni economiche. Come osservato per la Banca Centrale Europea, le proiezioni della Fed sono cambiate rispetto a dicembre, alla luce di un’inflazione che si sta dimostrando più ostinata del previsto. La Fed ora prevede che il tasso mediano dei Fed Funds per il 2023 sia del 2,8%, rispetto all’1,6% delle previsioni di dicembre. La Fed ha anche commentato che l’impatto della crisi in Ucraina è stato probabilmente quello di esercitare pressioni al rialzo sui prezzi e potenzialmente di frenare l’attività economica.

I mercati erano, e continuano a essere, posizionati per molti altri rialzi quest’anno e nel 2023. Attualmente ne sono previsti almeno altri 6 e la decisione può arrivare a ogni meeting. Altri rialzi da 50 bps non sono da escludersi, ha confermato il governatore Powell nella conferenza stampa.

Infine, anche la parola “recessione” ha iniziato ad apparire nelle domande rivolte al governatore. L’appiattimento della curva dei tassi d’interesse governativi è tipicamente un cattivo segnale, ma per ora il governatore ha escluso che le mosse della FED possano indurre un eccessivo rallentamento dell’economia.

Nonostante la mossa fosse già in qualche modo attesa, abbiamo assistito a una certa volatilità subito dopo l’annuncio: il dollaro si è rafforzato, i tassi d’interesse sono saliti e l’azionario è leggermente sceso. D’altronde si tratta pur sempre di un nuovo ciclo di rialzi per la politica monetaria, il primo dal lontano dicembre 2015, e dalle parole del governatore sembra che l’intenzione sia quella di combattere l’inflazione ad ogni costo.


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