Diabete, dieta e movimento possono aiutare

  • Ogni anno nel mondo il diabete colpisce 425 milioni di persone (e causa 4 milioni di decessi). In Italia, tra 2015 e 2018, i casi di diabete sono aumentati: +2% tra gli under 50 e +10% nella fascia 50-69 anni
  • La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), in vista della Giornata Mondiale del Diabete (14 novembre), anticipa i dati di un report che sarà presentato a Milano il 3 dicembre al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione

Oltre 425 milioni di persone[1] tra i 20 e i 79 anni, nel mondo, soffrono di diabete. Una malattia che causa ogni anno 4 milioni di decessi e che, nel caso di diabete di tipo 2, si sviluppa perché il corpo umano non riesce a usare in modo efficace l’insulina che produce. Anche in Italia oltre 3 milioni[2] di persone convivono con questa malattia. Un numero che, tra il 2015 e il 2018, ha visto una crescita dei casi del 2% tra gli under 50 e del 10% nella fascia 50-69 anni[3]. Cosa si può fare per ridurre i rischi di sviluppare il diabete di tipo 2? Questo diabete è legato a filo doppio con un’anamnesi familiare, ma incidono notevolmente fattori quali sovrappeso, dieta poco salutare, ipertensione e scarsa attività fisica. Insomma, intervenendo sulle nostre scelte alimentari e aumentando l’attività fisica si potrebbe ridurre il rischio di esserne affetti. Questa, in sintesi, la fotografia scattata da Fondazione Barilla a ridosso della Giornata Mondiale del Diabete (14 novembre). Un’analisi che rimanda a un report più ampio, dedicato ai sistemi alimentari italiani in relazione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), che sarà presentato al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, che si terrà a Milano il 3 dicembre.

“Il cibo e i modelli alimentari che adottiamo hanno un impatto sul Pianeta e sulla nostra salute. La Giornata Mondiale del Diabete riporta l’attenzione sull’esigenza di sensibilizzare cittadini, settore privato, esperti e decisori politici sul modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Per il diabete di tipo 2 sappiamo che modelli alimentari non bilanciati e poco sostenibili, obesità e una vita sedentaria sono fattori che influiscono sulla possibilità del suo sviluppo. E sappiamo anche che gli stessi modelli alimentari, oltre a fare male a noi, danneggiano l’ambiente allontanandoci dal raggiungimento dei 17 SDGs. Al Forum Internazionale della Fondazione Barilla su Alimentazione e Nutrizione, parleremo di questo, ossia del forte legame che c’è tra scelte alimentari, cibo e raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Il contributo al dibattito arriverà anche dallo studio, che presenteremo a Milano, dal titolo “Lo stato dei sistemi alimentari in Italia”, che si basa sulle evidenze del Food Sustainability Index (FSI)[4] e analizza il settore agroalimentare nazionale rispetto agli SDGs”, ha spiegato Anna Ruggerini, Direttore Operativo di Fondazione Barilla. Un appuntamento, il Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, che rientra tra le numerose iniziative messe in campo dalla Fondazione per diffondere una corretta cultura del cibo e dei sistemi alimentari da adottare, come nel caso della mostra che sarà inaugurata a gennaio 2020 a Parma dal titolo “Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile”.

ITALIA: PIU’ ATTIVITA’ FISICA E CAMBIO DI DIETA PER PREVENIRE L’INSORGERE DEL DIABETE DI TIPO 2

Le principali cause del diabete di tipo2 sono sovrappeso, scarsa attività fisica e diete poco salutari. Lo studio su “Lo stato dei sistemi alimentari in Italia” ci mostra uno spaccato sullo stato di salute dei nostri connazionali, analizzando proprio questi tre fattori di rischio. I dati mostrano che il 58,5% degli italiani è sovrappeso, mentre guardando tra gli obesi, si scopre che nel 2016, il 28,9% degli uomini e il 32,8% delle donne tra i 45 e i 64 anni, soffriva proprio di diabete[5].

A questo dato si aggiunge un altro elemento che dovrebbe far scattare un campanello di allarme: solo il 58,6%[6] della popolazione raggiunge l’attività fisica raccomandata settimanalmente[7] (che secondo l’OMS dovrebbe ammontare ad almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità). “Tutti gli indicatori ci dicono che ci stiamo muovendo in una direzione non corretta. Siamo nel Paese della Dieta Mediterranea e registriamo una delle aspettative di vita più alte. Purtroppo, però, se andiamo a guardare alla qualità della vita, i dati ci mostrano che esiste un divario e che questo sta aumentando: vuol dire che viviamo più a lungo, ma che negli ultimi anni di vita siamo meno in salute. Allontanarsi da modelli alimentari sostenibili, come la Dieta Mediterranea, vuol dire colpire la salute del Pianeta ma anche la nostra. Ecco perché serve dare vita ad una rivoluzione alimentare che parta proprio dal nostro piatto”, ha concluso Ruggerini.

 

[1] International Diabetes Federation. https://idf.org/aboutdiabetes/what-is-diabetes/facts-figures.html

[1] International Diabetes Federation Europe. https://idf.org/our-network/regions-members/europe/members/142-italy.html

[1] The portal of epidemiology for public health. https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/diabete

[1] L’indice realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con The Economist Intelligence Unit che analizza le performance di 67 Paesi in base alla sostenibilità del loro sistema alimentare per il raggiungimento degli SDGs

[1] https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/diabete

[1] Fonte: https://www.thelancet.com/journals/langlo/article/PIIS2214-109X(18)30357-7/fulltext#seccestitle130. Lo studio è coerente con quanto rilevato dall’ISTAT (2017) in termini di persone di 14 anni e più che non praticano alcuna attività fisica (37,9%).

[1] Food Sustainability Index, 2018. BCFN. http://foodsustainability.eiu.com/


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