Azienda: come organizzare un Family Day

Il mercato del lavoro in Italia lancia qualche flebile segnale positivo.  Secondo i dati Istat riferiti a giugno 2017, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,1%, registrando così un calo di 0,2 punti rispetto a maggio. Il record lo detengono le donne: il loro tasso di occupazione a giugno ha raggiunto il 48,8%, valore più alto in assoluto dal 1977. Praticamente una su due ha un impiego. Ma il problema principale resta sempre quello di far combaciare lavoro e famiglia. Questa preoccupazione in realtà non riguarda soltanto le donne lavoratrici, ma anche gli uomini. “Al giorno d’oggi ogni genitore lavoratore deve fare i conti col senso di colpa dovuto al fatto di non trascorrere sufficiente tempo con i propri figli. Si lavora sempre di più, e sempre più spesso gli impegni si estendono anche ai weekend, o includono trasferte di giorni”, spiega Emanuele Davenia, Founder di KIDS ANIMAZIONE and event creator for kids. Un bel pasticcio insomma… anche perché si sa: l’azienda non è proprio un posto per bambini.

Nello scenario attuale però sono sempre di più le imprese sensibili a questo aspetto, e sempre più numerose sono quelle che decidono di aprire le porte ai figli dei dipendenti e di ospitarli per intere giornate. Il motivo principale è quello di incentivare i dipendenti, che traggono così energia positiva dalla presenza dei figli sul posto di lavoro, lasciando a casa i sensi di colpa. “I family day aziendali non sono semplicemente una moda –  spiega Emanuele Davenia – ma iniziative sempre più adottate da aziende italiane e straniere e incluse nei piani di HR management e social responsability. Una giornata trascorsa in azienda con la famiglia può avere un impatto addirittura superiore a quello di un teambuilding fatto con i colleghi”.

“Ma perché un Family Day sia efficace va organizzato con criteri e accortezze precise”, aggiunge  Davenia, che ha alle spalle una significativa esperienza nel settore della progettazione e realizzazione di grandi eventi aziendali e attualmente fornisce consulenze di marketing a diverse agenzie di animazione.

Suo è il “METODO KIDS”, strutturato in 8 step per rendere le attività utili e funzionali al raggiungimento degli obiettivi dell’azienda:

1.       Raccolta delle informazioni preliminari: l’obiettivo è valutare e condividere gli obiettivi, il target, i valori o argomenti focus e il budget dell’azienda;

2.       Studio del brand e dell’azienda: attraverso questo step si va a fondo sulla storia, i prodotti/servizi, i valori, la mission e il pay off;

3.       Creatività: questa fase prevede un brainstorming con la collaborazione di diverse persone in diversi ambiti e con fasce d’età differenti;

4.    Progettazione dell’experience: le idee emerse durante la fase di creatività prendono forma e si trasformano in un vero e proprio progetto, grazie al mix di competenze di animazione, storytelling e marketing experience;

5.       Presentazione dell’offerta: a questo punto viene presentata l’offerta con diverse opzioni sostenibili in base al budget stabilito dell’azienda;

6.       Secondo incontro con il cliente: viene presentato il progetto al management per comprendere se è coerente con le aspettative o se sia necessario apportate delle variazioni;

7.       Realizzazione evento;

8.    Verifica del livello di soddisfazione: in questa fase, oltre a prestare ascolto alle persone coinvolte nell’evento, si sottopone loro un questionario che consente di misurare precisamente il livello di soddisfazione dei “clienti interni” dell’azienda oltre a quello dei committenti.

“Non si tratta solo di aprire le porte dell’azienda per un giro turistico dei vari reparti e neppure di intrattenere i figli dei dipendenti con giochi e svaghi di ogni tipo. L’obiettivo finale è aumentare l’engagement del personale attraverso un’esperienza ad alto impatto emotivo, vissuta con la propria famiglia. Per un giorno l’ordinario posto di lavoro si trasforma in un luogo straordinario, ricco di significati positivi da condividere con i propri cari e i colleghi”, conclude Davenia.


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