a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments
Prospettive per il 2025: stagflazione nel Regno Unito, stagnazione in Europa e Goldilocks negli Stati Uniti. Cosa potrebbe andare storto?
-C’è un consenso piuttosto diffuso sulle prospettive per il 2025: stagflazione nel Regno Unito, stagnazione in Europa e Goldilocks negli Stati Uniti.
-Nel Regno Unito, l’inflazione e la disoccupazione sono destinate a salire. La Banca d’Inghilterra dovrà trovare un equilibrio tra il mantenimento dell’inflazione sotto controllo e la debolezza dell’economia.
-L’economia statunitense sembra destinata a registrare una buona performance con modesti tagli ai tassi d’interesse (che potrebbero essere più numerosi del previsto). Il nuovo Presidente aggiunge un po’ di incertezza al quadro generale.
-Infine, l’Europa potrebbe registrare una crescita migliore di quella prevista, nonostante i problemi strutturali del settore manifatturiero.
Regno Unito
Dopo le elezioni, nel Regno Unito si è registrato un cambiamento significativo del sentiment generale, passando dall’ottimismo al pessimismo. Questa transizione non può essere tuttavia attribuita esclusivamente al nuovo governo; la debolezza dell’economia dell’Eurozona, che rappresenta il principale partner commerciale per l’UK, ha avuto un impatto rilevante. In aggiunta, i prezzi dell’energia, inizialmente previsti in calo, stanno invece aumentando. Non è tanto il petrolio a pesare, quanto il gas naturale: sebbene ci si aspettasse una diminuzione delle bollette delle utenze domestiche per questo inverno, quest’ultime hanno registrato un aumento del 10%. Di conseguenza anche le previsioni per il 2025, che indicavano il proseguimento della tendenza al ribasso, sono ora cambiate, suggerendo al contrario un incremento dei prezzi. Questa situazione ha avuto ripercussioni sulla fiducia dei consumatori. Inoltre, il nuovo governo ha aggravato la situazione attraverso significativi aumenti delle tasse, della spesa pubblica e dei prestiti, oltre a incrementare gli stipendi nel settore pubblico e il salario minimo. Sebbene l’aumento del salario minimo possa essere visto positivamente da un punto di vista sociale e abbia funzionato bene fino a poco tempo fa, la portata di tali cambiamenti sembra destinata a danneggiare l’economia. Dopo un aumento vicino al 10% negli ultimi due anni, il salario minimo subirà un incremento del 6,7% ad aprile, portando a un incremento cumulativo del 37% dal 2021; per alcuni lavoratori più giovani queste variazioni implicheranno addirittura una crescita del 50% dello stipendio. Questo massiccio aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, previsto per aprile, ha ulteriormente complicato la situazione economica. In assenza di aumenti di produttività, al momento particolarmente scarsi nel Regno Unito, si prevede un calo dell’occupazione, un incremento dell’inflazione e il possibile fallimento di molte aziende. In particolare, le imprese ad alta intensità di manodopera e quelle situate nelle regioni con tassi di disoccupazione più elevati saranno le più colpite.
Dall’altra parte, c’è anche qualche aspetto positivo. I consumatori britannici hanno infatti risparmi elevati e possono permettersi di spendere di più; in particolare, chi percepisce il salario minimo è propenso a spendere ogni sterlina guadagnata. Inoltre, il nuovo Cancelliere ha mantenuto i generosi incentivi agli investimenti introdotti dal governo precedente, il che potrebbe portare a un aumento della produttività. L’attività edilizia nel settore commerciale e nell’ingegneria civile è molto forte (come evidenziato dalle indagini sui responsabili degli acquisti), e potrebbe beneficiare anche delle promesse del nuovo governo di sbloccare le restrizioni urbanistiche. Nonostante ciò, si prevede che nel 2025 l’economia britannica registrerà un’inflazione più alta e una crescita più debole. Questo scenario creerà un dilemma per la Banca d’Inghilterra, che dovrà mantenere alti i tassi d’interesse per contenere l’inflazione, ma resterà sotto pressione per ridurli a causa della debolezza economica. Il governatore Andrew Bailey ha suggerito che quest’anno potrebbe esserci uno sconto dell’1% sui tassi bancari, ma i tagli potrebbero essere meno frequenti.
Stati Uniti
L’economia statunitense è indubbiamente la più rilevante per i mercati finanziari. Il consenso generale prevede che gli Stati Uniti continueranno a registrare buoni risultati: la crescita attesa non è così alta da interrompere il calo dei tassi d’interesse, ma nemmeno così bassa da mettere in pericolo l’economia con una recessione. Inoltre, negli Stati Uniti gran parte dei crediti d’imposta e dei sussidi previsti dall’IRA e dal CHIPS Act rimangono ancora da spendere. Nel complesso, quindi, la fiducia dei consumatori rimane elevata. Sebbene l’inflazione potrebbe rimanere leggermente al di sopra dell’obiettivo nel 2025, le aspettative di tagli modesti ai tassi d’interesse potrebbero sorprendere positivamente il mercato. Le politiche che il neoeletto Presidente metterà in atto rappresentano ad oggi una grande incertezza, ma l’attenzione alle misure sul fronte dell’offerta è considerata positiva; i dazi potrebbero danneggiare più i partner commerciali degli Stati Uniti stessi.
Europa
Per quanto riguarda l’Europa, il consenso di mercato è al momento così cupo che potremmo vedere una crescita migliore delle attese. Sebbene la spesa dei consumatori sia stata debole e ci siano problemi strutturali nel settore manifatturiero, in particolare in Germania, le finanze dei consumatori risultano sane, la fiducia sta migliorando e i tassi di interesse sono bassi e in calo. Pertanto, riteniamo che l’Europa sia in grado di superare le aspettative nel 2025.