L’ambliopia è quella condizione in cui un occhio, anche in presenza di una correzione con occhiali o lente a contatto, ha una capacità visiva limitata. In gergo comune viene chiamata ‘occhio pigro’ poiché il cervello, che riceve immagini perfette dall’altro occhio, tende a escludere progressivamente quello che produce un’immagine meno nitida, sviluppando pertanto una ‘pigrizia’ nella capacità della visione. Si parla di ambliopia quando tra i due occhi c’è uno scarto di almeno due decimi. Se non curata in tempo, questa patologia si aggrava e diventa irreversibile. Per questo è fondamentale una diagnosi precoce, con controlli visivi fin dalla tenera età. Nei Paesi industrializzati, intanto, l’ambliopia interessa dal 2% al 5% della popolazione pediatrica, quindi mediamente un bambino su 30; mentre sulla base dei dati Istat del 2019, ogni anno in Italia nascono circa 15mila bambini che svilupperanno ambliopia qualora non riconosciuta in tempo.
Se n’è discusso a Roma in occasione della sessione dal titolo ‘Guida pratica alla gestione dell’ambliopia’, che si è svolta nell’ambito del 15esimo Congresso Nazionale AIMO, in programma fino a sabato presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur. “Poiché l’ambliopia diviene irreversibile intorno agli 8 anni di età- ha spiegato nel corso del suo intervento il professor Luca Buzzonetti, responsabile UOC dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, membro di Ern Eye e socio di AIMO- è evidente come sia fondamentale lo screening regolare in età pediatrica che, in assenza di problematiche, va eseguito a cadenza biennale a partire dall’età di 3 anni”. Indagare la causa dell’ambliopia il prima possibile, secondo gli esperti, è considerata una delle “vere sfide” della diagnosi precoce. E ancora ad oggi sono “frequenti” i casi di diagnosi tardiva che limitano le possibilità di recupero visivo.
Ma da cosa è causata l’ambliopia? “Da tutte quelle condizioni che dalla nascita o nella prima infanzia interferiscono con lo sviluppo della capacità visiva- ha spiegato ancora il professor Buzzonetti- Dalle patologie congenite, come la cataratta o il glaucoma, ai difetti di vista non diagnosticati tempestivamente. Quest’ultima è senza dubbio la causa più frequente, in particolare quando un bambino presenta nei due occhi un vizio di vista di entità differente, l’occhio ‘peggiore’ può essere ambliope”. L’importanza fondamentale dello screening visivo, dunque, è legata al fatto che, proprio in questi casi, molto spesso la “prescrizione dell’occhiale, eventualmente associata a quella di un ‘bendaggio’ dell’occhio migliore di qualche ora al giorno, consentono un pieno recupero della capacità visiva. La piena collaborazione dei genitori è ovviamente indispensabile- ha sottolineato infine Buzzonetti- nella consapevolezza che quell’impegno, spesso tanto più faticoso quanto più grande è il bambino, permetterà al loro figlio di conquistare un ‘tesoro’, cioè una buona capacità visiva, che poi manterrà per tutta la vita”.