Il modo in cui oggi mangiamo ci costa tanto, anzi tantissimo. E non si tratta dei costi per acquistare ciò di cui ci nutriamo, ma dei costi nascosti, cioè le conseguenze sulla salute, sull’ambiente e quelle socioeconomiche. Secondo il rapporto The state of food and agriculture 2024 della Fao, presentato ieri, la cifra ammonta complessivamente a 12 mila miliardi di dollari, il 70% dei quali riguarda i costi per la salute.
«Ignorare i costi nascosti dei sistemi agroalimentari significa chiudere gli occhi di fronte al nostro stesso destino» sostiene Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia. Ictus, diabete e malattie cardiache sono esempi di patologie che hanno stretta attinenza con il cibo che mangiamo e il rapporto della Fao ne evidenzia i principali fattori di rischio a livello mondiale: si tratta delle diete povere di cereali integrali, di frutta e di verdure, e quelle basate su cibi ultra processati, ricche di sale, grassi, zuccheri, con un consumo eccessivo di carne rossa da allevamenti industriali. «Liberiamoci dall’idea del cibo come qualcosa con cui riempire lo stomaco e ragioniamo su quello che mettiamo nel piatto. Come Slow Food, da più di trent’anni esortiamo a rimettere le scelte alimentari in cima alle priorità di ognuno di noi e della politica, a partire dalla riscoperta del piacere e della gioia del cibo e della sua condivisione».
“Il vero cambiamento inizia con azioni e iniziative individuali, sorrette da politiche di sostegno e da investimenti mirati” ha dichiarato il direttore generale della Fao, posizione che Slow Food condivide in pieno. Ma allora si faccia qualcosa di concreto per aiutare chi produce cibo di qualità nel rispetto dell’ambiente e della nostra salute. In occasione dell’imminente ricorrenza della Giornata nazionale dell’agricoltura, recentemente istituita per il 10 novembre, si invitano governo e parlamento a dar seguito concreto a quanto espresso a parole: se l’agricoltore viene ritenuto “custode dell’ambiente e del territorio” (come da legge 28 febbraio 2024, n. 24) si agisca di conseguenza. Si promuovano le produzioni agroecologiche che tutelano la biodiversità; si sostenga il biologico e si promuova la conversione dall’agricoltura convenzionale a metodi più sostenibili; si ponga un freno al consumo di suolo; si combatta l’accaparramento di terra a opera dei player internazionali del settore energetico; si difenda chi pratica forme di allevamento estensivo, chi custodisce i pascoli e le terre alte.