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Un decennio d’azione contro l’apolidia

Più di mezzo milione di persone in tutto il mondo che vivevano nell’ombra, private del loro diritto alla cittadinanza, dall’inizio della campagna #IBelong hanno finalmente acquisito la cittadinanza, secondo un nuovo rapporto sull’apolidia pubblicato oggi dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.

L’apolidia, una delle principali violazioni dei diritti umani, priva gli individui dei diritti legali di base, lasciandoli politicamente ed economicamente emarginati, incapaci di accedere a servizi essenziali come la salute e l’istruzione, discriminati e particolarmente vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi.

L’UNHCR ha lanciato la campagna nell’ottobre 2014 per mobilitare l’azione internazionale contro il flagello dell’apolidia. La campagna si conclude quest’anno. Negli ultimi 10 anni sono stati raggiunti molti risultati degni di nota per consentire a centinaia di migliaia di apolidi di acquisire la cittadinanza, per identificare e proteggere meglio gli apolidi o per contribuire a garantire che nessun bambino nasca apolide. Dal 2010, ci sono state in totale 77 nuove adesioni alle Convenzioni ONU sull’apolidia del 1954 e del 1961. Almeno 22 Stati hanno adottato piani d’azione nazionali per porre fine all’apolidia nell’ultimo decennio.

Dal Turkmenistan al Portogallo, alla Macedonia del Nord, al Ruanda, al Brasile, al Vietnam, alla Thailandia e oltre, sono state intraprese azioni decisive per contrastare l’apolidia. Ad esempio, il Kenya ha concesso la cittadinanza ai membri delle minoranze Makonde, Shona e Pemba e il Kirghizistan è diventato il primo Paese al mondo a risolvere tutti i casi noti di apolidia. La Sierra Leone, il Madagascar e la Liberia hanno fatto passi avanti nell’uguaglianza di genere e nella prevenzione dell’apolidia infantile, concedendo alle donne il diritto di conferire la cittadinanza ai propri figli, a parità di condizioni con gli uomini. Per maggiori dettagli, si legga il rapporto sull’apolidia.

“#IBelong è stata una campagna ambiziosa che ha cercato di mettere in luce questa grave e invisibile ingiustizia globale e di convincere gli Stati ad agire”, ha dichiarato Ruven Menikdiwela, assistente dell’Alto Commissario dell’UNHCR per la protezione. “Sono stati fatti grandi passi avanti per porre rimedio a questa devastante piaga, ma la necessità di ulteriori azioni rimane critica. Ci sono ancora moltissime persone che non esistono sulla carta – e quindi sono spinte ai margini della società, semplicemente a causa di discriminazioni etniche, religiose o di genere, o a causa di difetti nelle leggi e nelle politiche sulla nazionalità”.

Mentre la campagna #IBelong si avvicina alla fine, lunedì si terrà un incontro noto come “Segmento di alto livello sull’apolidia” in occasione della riunione annuale del Comitato esecutivo dell’UNHCR a Ginevra, dove continuerà la spinta globale contro l’apolidia. Parteciperanno oltre 100 delegazioni governative e circa 50 organizzazioni intergovernative e rappresentanti della società civile. Per sfruttare lo slancio, l’UNHCR sta lanciando un’Alleanza globale per porre fine all’apolidia. L’Alleanza unirà Stati, agenzie delle Nazioni Unite, società civile, organizzazioni di apolidi, mondo accademico, settore privato e molti altri soggetti per amplificare gli sforzi collettivi di advocacy e guidare gli impegni politici e le riforme legali per garantire che tutti godano del diritto a una nazionalità senza discriminazioni.

“In un momento in cui il mondo risente dell’impatto di una crescente belligeranza, divisione e polarità, la ricerca dell’unità, dell’inclusione e del rispetto della dignità umana deve continuare”, ha dichiarato Menikdiwela.

L’UNHCR difende i diritti degli apolidi e collabora con una serie di partner per prevenire e porre fine all’apolidia a livello globale. In totale, l’UNHCR ha segnalato 4,4 milioni di persone apolidi nel 2023. Circa 1,3 milioni di apolidi nel mondo sono anche stati costretti alla fuga.

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