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Lavori emergenti tra soft e hard skill

Secondo il World Economic Forum, circa un quarto degli attuali posti di lavoro è destinato a cambiare nel prossimo futuro e alcuni ruoli spariranno a favore di altri. La crescita occupazionale sarà trainata dalla digitalizzazione e dall’innovazione tecnologica e il mercato sarà caratterizzato da un costante ricambio e nuove opportunità lavorative in ogni settore.

In questo scenario, già oggi i processi di selezione in azienda tendono a privilegiare più le competenze che non titoli di studio e qualifiche, cosicché le soft skill (o competenze trasversali) assumono un peso sempre più rilevante. Fondamentale, dunque, riuscire a individuare e accaparrarsi quei profili che meglio si adattano alle esigenze specifiche del ruolo e del contesto aziendale, mentre le conoscenze tecniche passano in secondo piano, diventando spesso oggetto di una specifica formazione on the job.

Partendo da questo importante cambio di paradigma, gli esperti di Futureberry, società di consulenza che supporta le aziende nei loro percorsi di trasformazione, innovazione e cambiamento organizzativo, hanno individuato alcune delle figure professionali più ricercate in un mondo del lavoro fortemente influenzato, da un lato, dagli inarrestabili sviluppi della tecnologia e, dall’altro, da una vera e propria rivoluzione rispetto al tema delle competenze e del concetto stesso di talento. Il risultato? Nelle organizzazioni si cercherà sempre più di affiancare a profili specializzati talenti estremamente flessibili e adattabili agli infiniti scenari che l’innovazione tecnologica sta plasmando.

1. Esperti di organizzazioni e cambiamento

Una necessità divenuta oggi pressante è portare a bordo esperti in materia organizzativa. Può trattarsi di figure HR, ma più spesso si parla di professionisti con conoscenze di business management e una buona capacità di analisi dei dati. In grado di guidare diversi gruppi di collaboratori e progettare il modo stesso in cui le aziende operano, possono essere definiti dei change-maker in quanto promotori del cambiamento, facilitatori di processi e traduttori delle necessità di stakeholder con diversi background e astrazioni.

2. Filosofi digitali

La filosofia è il nuovo cavallo di battaglia delle aziende alle prese con l’intelligenza artificiale (IA) e con gli interrogativi legati soprattutto al comportamento sociale e all’etica che essa genera.

Grazie all’impostazione umanistica e alla sua chiara visione rispetto alle strade che l’innovazione può aprire, il filosofo digitale funge da ponte tra il rapido avanzamento tecnologico e le implicazioni umane che ne susseguono e agisce per bilanciare l’efficienza tecnologica con la necessità di mantenere la centralità dell’elemento umano sia per la società sia per la cultura aziendale. Inoltre, la sua capacità di analisi critica e di pensare al di fuori dagli schemi lo rendono un prezioso generatore di idee e percorsi innovativi che spinge l’azienda a esplorare nuove direzioni strategiche per integrare tecnologia e umanità in modi davvero unici.

3. Designer di servizi

La tecnologia rappresenta una grande opportunità per la creazione di nuovi servizi o il miglioramento di servizi esistenti. Tuttavia, per sfruttare il pieno potenziale delle possibilità offerte, ad esempio, da oggetti connessi, IA o biotecnologie, è necessario conoscere in profondità l’impatto che tutto questo ha sulle capacità cognitive e relazionali dei singoli individui e sullo sviluppo della società stessa.

È qui che interviene il service designer, che si occupa dello sviluppo di nuovi modelli di servizio. Tra le sue principali abilità rientrano la capacità di analisi di comportamenti, esperienze utente e scenari d’interazione e di mappare processi e requisiti. A queste skill tecniche se ne aggiungono altre di tipo relazionale e manageriale, tra cui il ragionamento sistemico, l’ascolto e la comprensione di stakeholder con esigenze diverse e la capacità di coinvolgerli in percorsi di collaborazione continua.

4. Esperti di IA

Secondo il PwC AI Jobs Barometer, i settori più esposti all’IA stanno sperimentando una crescita della produttività di molto superiore rispetto ad altri. Ciò conferma che questa tecnologia non solo supporta le decisioni umane, ma può anche rivoluzionare il modo in cui le aziende operano, creando nuove opportunità di valore.

Le competenze richieste dai datori di lavoro vedono oggi un’accelerazione del 25% nei ruoli esposti all’IA rispetto a quelli meno esposti e tra i lavori ad alta specializzazione più ricercati ci sono tutti quelli legati allo sviluppo dell’IA, all’apprendimento automatico e alla scienza dei dati, in primis sviluppatori IA, data scientist, programmatori specializzati in machine learning, sviluppatori di algoritmi e prompt engineer.

“Il successo delle organizzazioni dipende dalle persone, che resteranno anche in futuro l’elemento principale di ogni azienda”, sottolinea Dino Torrisi, CEO di Futureberry. “La tecnologia è senz’altro un abilitatore, tuttavia, affinché le aziende possano prosperare, bisogna supportarle non solo nell’adozione e implementazione degli strumenti tecnologici più all’avanguardia, ma soprattutto nell’accompagnare le persone nello sviluppo di un mindset più agile, innovativo e moderno, perchè solo così potranno esprimere a pieno il loro potenziale e traghettare l’azienda verso nuovi livelli di capacità innovativa”.

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