Partire dai peli per parlare di femminismo? Si può. E sarà proprio questo, infatti, l’input che aprirà i due workshop intitolati ‘Peli Dappertutto’, a cura di Fammi capire, progetto sulle rappresentazioni dei corpi e della sessualità nei libri per ragazzi, in programma a Internazionale Kids A Reggio Emilia, il primo festival italiano di giornalismo per bambine e bambini che torna dal 10 al 12 maggio.
Appuntamento sabato 11 maggio, ore 16, e domenica 12 maggio, ore 10.30, presso Palazzo dei Musei. Perché leoni e marmotte non si depilano e invece gli esseri umani sì? Ansia da peli? Da dove viene? Come sconfiggerla? Chi e come sta cercando di liberare la specie umana dalle regole estetiche che ci portano a temere di averne troppi o troppo pochi? Questi i quesiti al centro dei due workshop che cercheranno “il pelo nell’uovo”, indagheranno un costume diventato ormai stigma della società odierna e esploreranno quella che è stata la trasformazione dei corpi nel tempo, i nuovi canoni di bellezza influenzati dai mass media, la femminilità e la virilità.
I due laboratori sono stati pensati per due fasce di età differenti, per permettere al giovane pubblico, a seconda dell’età, di riflettere autonomamente sui peli, sui condizionamenti e sugli stereotipi legati al tema. Dopo una prima parte teorica, che attraverso letture di libri illustrati entrerà nel vivo della riflessione e del confronto sulla necessità o meno dei peli, ma anche sulla storia della depilazione, le bambine e i bambini potranno successivamente sperimentare, indossando una variegata gamma di peli finti colorati per inventare nuovi look lontani dalle norme imposte e sfatare, divertendosi, ogni pregiudizio.
Quella della depilazione è una storia antichissima che ha origine nella preistoria e che, dall’antico Egitto al Medioevo, dall’Ottocento agli anni Sessanta, ha attraversato le epoche per arrivare a noi, oggi, come un imperativo da seguire, influenzato soprattutto da modelli mediatici di bellezza sempre più denaturalizzanti a cui siamo perennemente sottoposti. Un costume che ha provocato un’ansia sociale dei peli che è possibile sconfiggere “Prendendo coscienza della naturalità della questione – dichiarano dal collettivo Fammi Capire – la peluria fa parte di noi essere umani, è necessaria ad alcune zone, persino bella a seconda di chi la guarda e soprattutto di chi la sfoggia, guadagnando la capacità di stare a proprio agio nel proprio corpo e nel proprio specifico modo e desiderio di volerlo esporre. Un processo di presa di coscienza lungo che richiede anni per arrivare a compimento perché riguardi tutte le persone, non solo quelle a cui in qualche modo è concessa una “stramberia” estetica, perché già considerate “belle” e “di successo””.