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BTP Valore: vantaggi e rischi della nuova emissione

A cura di Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm

Da lunedì 6 maggio a venerdì 10 maggio avrà luogo il collocamento della quarta emissione del BTP Valore. Come quella di febbraio, anche la nuova emissione avrà una durata di sei anni, in linea con il disegno del Tesoro di allungare la scadenza media del debito pubblico italiano. In attesa di conoscere i rendimenti minimi garantiti dal titolo, che verranno comunicati nel corso della giornata di oggi, facciamo il punto sulle caratteristiche principali dell’emissione.

Anzitutto, le cedole trimestrali presentano un meccanismo “step-up”, cioè pagano un tasso fisso per i primi tre anni di vita del titolo e un nuovo tasso fisso, più elevato, per i restanti tre anni. Sulla base del rendimento a scadenza di altri BTP con caratteristiche sovrapponibili, è possibile ipotizzare un flusso cedolare compreso tra il 3,4% e il 4%, purchè le condizioni di mercato restino simili a quelle attuali.

Nonostante il contesto macroeconomico di tassi elevati porti a guardare con maggiore fiducia alle prospettive di rendimento dei titoli di Stato, non bisogna dimenticare che esistono comunque dei rischi associati a questo tipo di strumenti: anzitutto, come per tutte le obbligazioni, le variazioni di tasso possono comportare oscillazioni di prezzo significative e, nonostante la garanzia del rimborso a scadenza del capitale investito, non si possono escludere a priori periodi di performance negative, anche lunghi.

Durante la crisi dell’Eurozona nel 2011 o subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, la performance di un indice generico che replica una posizione in BTP ha perso più del 15%. Ad oggi, lo spread BTP-Bund si attesta intorno ai 140 punti base, un valore relativamente ristretto se confrontato allo storico dal 2011 in poi, ma ogni eventuale variazione al rialzo rappresenta un rischio significativo per gli investitori sovraesposti a questo tipo di strumento. I sottoscrittori che decidessero di mantenere le proprie posizioni non incorrerebbero in perdite dirette, poiché lo Stato continuerebbe a pagare le cedole e a rimborsare il capitale a scadenza, ma chi volesse riscattare il proprio investimento per ottenere liquidità immediata prima dei sei anni, potrebbe dover vendere i titoli a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto, registrando delle perdite.

Inoltre, il valore del BTP può oscillare anche a seguito di variazioni del merito creditizio del governo. Una delle principali variabili in gioco è rappresentata dal debito pubblico: se, come previsto dal Def 2024, il debito pubblico italiano dovesse superare la soglia dei 3.000 miliardi di euro a partire dal 2025, chi investe nel BTP Valore potrebbe andare incontro a forti incertezze. A gravare sull’entità del debito fino al 2026, secondo il Mef, sarà soprattutto il Superbonus, che ha pesato sui conti pubblici per un totale di 219 miliardi di euro, di cui 160,3 miliardi per Super-Ecobonus e Super-Sisma bonus e 58,7 miliardi per gli altri incentivi previsti. Il deficit 2023 al 7,4% è solo una minima parte del problema, le criticità si manifesteranno via via che i crediti fiscali verranno compensati, portando a cali di gettito che renderanno complicato rispettare gli impegni per la riduzione del debito pubblico nei prossimi anni.

Dunque, è fondamentale capire se il BTP Valore sia uno strumento in linea con il proprio profilo di rischio, obiettivi e orizzonte temporale, senza trascurare le variabili esterne che possono influire sull’investimento. Per chi avesse un orizzonte temporale in linea col BTP Valore, è importante poi ricordare che esistono investimenti alternativi in grado di generare rendimenti più elevati. Come sempre, la parola chiave resta “diversificare”, cioè non concentrare il rischio su un solo strumento, ma costruire portafogli multi-asset, in cui l’esposizione al BTP sia considerata all’interno di una pianificazione finanziaria più ampia.

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