Il problema non è il test di ingresso a Medicina

“In questi giorni dovrebbero arrivare le proposte della Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, istituita circa un anno fa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ma bisogna fare presto. In questo momento, come Ordini dei Medici, siamo arrivati a firmare circa 18-20mila autorizzazioni a colleghi che vogliono andare all’estero. Il problema, quindi, non è quanti medici avremo in futuro abolendo o lasciando il test di ingresso a Medicina, ma quanti ne resteranno a lavorare in Italia. Per questo è necessario trattenerli, creando migliori condizioni lavorative”. A dirlo il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, nel corso di una intervista rilasciata alla Dire.

Tre, secondo Magi, sono le azioni da intraprendere subito per incentivare i giovani medici a restare nel nostro Paese e a migliorare, in generale, le condizioni lavorative della categoria: aumento degli stipendi, abolizione delle incompatibilità, depenalizzazione dell’atto medico. “In merito alle retribuzioni- ricorda il presidente dell’Omceo Roma- all’estero guadagnano dai 40 ai 200mila euro in più rispetto ai colleghi italiani; se vogliamo evitare la loro fuga dobbiamo necessariamente allinearci agli standard europei. Altrimenti è chiaro che i nostri giovani colleghi continueranno a cercare fuori dai confini migliori condizioni di vita”.

Secondo punto, l’abolizione delle incompatibilità: “Va assolutamente evitata- spiega ancora Magi- perché in questo modo i medici potrebbero esercitare la libera professione oltre l’orario di lavoro all’interno degli ospedali, senza nessuna limitazione. Potrebbe essere un modo per offrire ai medici, in attesa di migliori retribuzioni, una maggiore disponibilità economica”.

Infine, la depenalizzazione dell’atto medico: “Uno dei costi maggiori che il medico deve sostenere sono le polizze assicurative- sottolinea Magi- che per ostetricia e ginecologia arrivano fino a 35mila euro l’anno per una eventuale azione risarcitoria nei confronti del medico. Attualmente sono 350mila le azioni penali contro medici e il 95% si risolve con l’assoluzione. Ma nel frattempo il medico deve sostenere i costi dell’avvocato. Insomma: anche in Italia, come in altri Paesi, l’atto medico va depenalizzato. Anche questo sarebbe un modo per incentivare i nostri medici a restare in Italia”.


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