Anche se spesso iniziano per scherzo, i fenomeni di bullismo possono far male sul serio a chi li subisce. Solo negli ultimi tre mesi del passato anno scolastico, 1 adolescente su 5 ne è stato vittima. A rilevarlo è l’Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo”, una rilevazione che ha coinvolto oltre 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni nell’ambito di “RispettAMI”, il progetto anti-bullismo ideato da Citroën Italia e coordinato da Skuola.net, che mostra come, nonostante una legge che prevede una serie di azioni per contrastarlo in ambito scolastico, il bullismo non sia stato ancora eradicato.
Cosa fare, allora, quando si è vittima di prepotenze e violenze? Lo spiega lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, Presidente dell’Associazione Di.Te. (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo), rivolgendosi agli studenti e alle proprie famiglie. Il decalogo rientra nelle azioni previste da “RispettAMI”, che si pone l’obiettivo di contribuire a “debullizzare” le scuole sia attraverso campagne di sensibilizzazione online sia attraverso interventi negli istituti in collaborazione con la startup sociale MaBasta (Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti). Ecco, quindi, 10 consigli chiari e di semplice attuazione che, però, possono davvero cambiare in meglio la vita di chi sta soffrendo e non riesce ad uscirne.
Bullismo e Cyberbullismo: i consigli dello psicologo ai ragazzi
Non fare finta che vada tutto bene
Essere vittima di bullismo può suscitare enorme sofferenza, ma anche vergogna, paura di turbare i propri genitori per la propria situazione, o ancora un estenuante senso di impotenza. Alcune volte, anche senso di colpa: “Se mi fanno tutto questo, sarà perché me lo merito”. Ma tenersi tutto dentro non può che peggiorare le cose. “Il primo passo per uscirne è prendere consapevolezza e non far finta che vada tutto bene o che sia tutto solamente un gioco o uno scherzo: non lo è, se ti fa stare male” sostiene Giuseppe Lavenia. “Non è facile, ma la rinascita inizia nel momento in cui si ammette di aver bisogno di aiuto”.
Non isolarti
Quando ci si sente presi di mira dai propri compagni di scuola, o da chi fino a poco tempo prima si professava amico, la prima reazione potrebbe essere quella di cercare di “sparire”. Avere meno contatti possibile con il prossimo, provare a parlare o a muoversi il meno possibile, quasi si volesse diventare invisibili. Fare nuove amicizie fa paura, perché si è feriti e si teme un altro rifiuto o un altro maltrattamento. Dentro la propria cameretta, da soli, ci si sente invece al sicuro.
“Questa reazione può aumentare il senso di solitudine e renderti ancora più fragile. In qualche modo ti espone ancora di più. Invece l’unione fa la forza: non sono tutti bulli a questo mondo. Aprirsi a persone esterne alla situazione dolorosa che stai vivendo può aiutare a contestualizzarla e, magari, a capire che non dappertutto si incontra la prepotenza. Si può trovare anche l’amicizia”.
Non cedere alle provocazioni
Non tutti reagiscono allo stesso modo a degli atti di bullismo. C’è chi si chiude in se stesso e chi, invece, si arrabbia e contrattacca con la stessa violenza. Non sempre questo, però, basta a scoraggiare i bulli. Soprattutto se agiscono in gruppo contro una sola persona. Per quanto forte sia la risposta, si sentiranno comunque in maggioranza. E si rischia, rispondendo con la stessa moneta, di passare dalla parte del torto. Magari ritrovandosi a dover scontare punizioni senza aver risolto il vero problema.
“Farsi giustizia da soli non dà la sicurezza di uscire dalle dinamiche di bullismo, che invece possono anche peggiorare. La migliore soluzione è sempre riuscire a comunicare e mediare, con l’aiuto di un esperto o di un adulto: un professore, un dirigente scolastico, i genitori”.
Se ti viene difficile parlare direttamente con le persone che conosci, puoi rivolgerti, anche in modo anonimo ad associazioni, come appunto l’Associazione Di.Te. che ha messo a disposizione anche il numero verde 800 770 960 per il primo ascolto. Senza dimenticare le istituzioni competenti, ad esempio tramite l’app della Polizia di Stato Youpol, puoi segnalare anche episodi di bullismo e ricevere il supporto delle forze dell’ordine, anche senza doversi registrare.
Anche il bullismo online è reale
Se la prepotenza o la violenza è psicologica, anziché fisica, non per questo è meno dolorosa o grave. Questo vale anche se avviene online. “Il fatto di non avere segni sulla pelle non fa una vittima meno vittima, e per nessun motivo si deve ritenere responsabile di ciò che le sta capitando”, insiste lo psicologo.
Se ricevi ripetuti insulti sui social, o se qualcuno non ti lascia mai in pace, o se le tue immagini vengono usate per prenderti in giro o per umiliarti, puoi provare a difenderti e a dire basta rivolgendoti a un adulto di cui ti fidi o a un esperto. Se necessario, valutando anche una denuncia o segnalazione.
Occhio a ciò che condividi online
Puoi metterti a riparo da possibili atti di cyberbullismo (e non solo) attraverso un comportamento consapevole sui social. “Le tue foto private, i tuoi pensieri più intimi, le situazioni che ti imbarazzano, tienile per te e per la tua cerchia ristretta di amici, con cui condividi anche la tua vita offline”, consiglia Lavenia.
Bullismo e Cyberbullismo: i consigli dello psicologo ai genitori
La vittima di bullismo è tuo/a figlio/a? Attenzione ai segnali
Se la vittima di bullismo o cyberbullismo è una persona a te cara, non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, a meno che tu non sia testimone diretto delle violenze. Se poi a subirle è un/a figlio/a, può essere ancora più difficile.
In questo caso, come consiglia Lavenia ai genitori, è essenziale riuscire a captare i segnali e dimostrarsi pronti all’ascolto: “Se ci si accorge che un/a figlio/a è triste, irritabile, particolarmente solitario/a, bisogna cercare di tenere sempre le antenne pronte a captare i segnali, il cuore aperto ad ascoltare”.
Se riesci ad ottenere una confidenza che riguarda atti di bullismo, questo sarà il primo passo per provare ad uscirne insieme. Evita però le iniziative personali, soprattutto se guidate dall’istinto: quando il problema è acclarato e si verifica in ambito scolastico, il primo passo è parlarne con il dirigente scolastico o con il docente referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Altri interlocutori da prendere in considerazione sono poi le realtà specializzate, come la già menzionata Associazione Di.Te. al numero verde 800 770 960, e le forze dell’ordine: stabilire un primo contatto non implica automaticamente sporgere denuncia, ma può aiutare a capire quali sono le scelte migliori per aiutare un ragazzo vittima di violenze. Oltre all’app YouPol la Polizia di Stato ha reso disponibile ai cittadini un servizio digitale come il Commissariato di P.S. online (https://www.commissariatodips.it/).
Parola d’ordine: accoglienza
Allo stesso modo è importante saper accogliere una confidenza o un’esperienza difficile. Si tratta di un importante atto di fiducia che non va in nessun modo sottovalutato. Lo psicologo, infatti, avverte: “Metti da parte il rimprovero, il giudizio, il “ti avevo avvisato” e prova a essere il porto sicuro cui tuo/a figlio/a possa ancorarsi quando sta male, quando ciò in cui crede crolla, quando gli amici lo/a tradiscono, quando si accorge di non essere ancora davvero grande da farcela da solo/a”.
Tutela i ragazzi dai rischi della Rete
Il web e i social network possono offrire opportunità, ma anche nascondere pericoli da cui bisogna imparare a tutelarsi. La famiglia in questo ha un ruolo fondamentale.
“Imposta con tuo/a figlio/a le password e la privacy sui social, controlla l’età consentita per app e games. Cerca di essere attento/a – raccomanda Lavenia a chi si occupa di un minore – al mondo digitale che cambia, parlane con i tuoi figli e scopri con loro ciò che di buono c’è e aiutali a capire a che cosa stare attenti”. Inoltre le immagini private vanno protette, asserisce l’esperto. “Non condividere foto o situazioni che riguardano i figli senza chieder loro il permesso. Chiediti comunque se può essere imbarazzante per loro, in fondo l’adulto sei tu”.
Genitori, non abbiate paura a chiedere
“L’identità di un adolescente” – chiarisce lo psicologo, rivolgendosi ai genitori – “è estesa anche al mondo digitale. Loro esistono anche lì ed è importante per loro poter essere riconosciuti anche in questo. Prova a condividere anche pezzi di vita online con i tuoi figli e chiedi loro cosa piace fare in rete, come va nelle chat, con chi si sentono, cosa scrollano, chi seguono”.
In questo modo si potrà provare ad entrare nel mondo virtuale di un ragazzo “chiedendo il permesso”, mano nella mano, “con curiosità autentica e desiderio di comprendere una parte fondamentale della loro vita”. Ottenendo, sicuramente, meno rifiuti e più complicità da parte dei propri figli.
Anche i genitori possono aver bisogno di aiuto
Episodi di bullismo e cyberbullismo possono avere gravi ripercussioni sulla vita di un adolescente e sul suo benessere mentale. È normale non essere preparati a gestire tanto dolore e sofferenza. Ed è naturale, anche, che questo dolore e questa sofferenza coinvolgano anche i genitori di una vittima, o i suoi fratelli, o in generale i componenti del nucleo familiare. “In generale è consigliabile rivolgersi a un professionista, a un’associazione o a un esperto che sappia supportare tutti i membri di una famiglia, soprattutto se il bullismo o cyberbullismo è grave e sistematico. Fenomeni del genere hanno un grande potere distruttivo e solo imparando a gestire le proprie emozioni rispetto ad essi si può aiutare concretamente se stessi e un/a figlio/a che sta soffrendo”, dichiara Lavenia.
Dall’ammonimento alla segnalazione al Garante della Privacy: gli strumenti legali per le famiglie
Gli studenti e le famiglie potranno trovare i consigli del prof. Giuseppe Lavenia anche in formato di brevi video su TikTok, Instagram e Facebook sui profili ufficiali di Skuola.net e Citroën Italia. Insieme a tutta una serie di informazioni pratiche su come agire da un punto di vista formale, in caso si stia subendo un atto di bullismo o di cyberbullismo.
Infatti, sono in molti a non conoscere gli strumenti che la legge 71/2017 mette a disposizione delle vittime. La metà degli adolescenti, ad esempio, non sa che è possibile richiedere ai gestori delle piattaforme digitali la rimozione di eventuali contenuti ritenuti lesivi e, in caso di mancata ottemperanza entro 48 ore dalla richiesta, ci si può rivolgere al Garante per la Protezione dei Dati Personali per ottenerla tempestivamente.
Una percentuale simile inoltre ignora chi sia il docente referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, figura che ogni istituto è tenuto a nominare per essere un punto di riferimento su queste tematiche. Infine, è praticamente sconosciuto l’istituto dell’ammonimento, una sorta di “cartellino giallo” che il questore può esporre al bullo convocandolo insieme ai suoi genitori. Un espediente pensato per facilitare l’intervento formale delle istituzioni senza che la vittima senta il peso di dar via ad un processo nei confronti dei bulli pur di ottenere la cessazione delle angherie.