Il mondo dei preziosi – una delle punte di diamante del Made in Italy – si dimostra, almeno sulla carta, molto attrattivo per i giovani studenti. Anche dal punto di vista lavorativo: il 28% degli alunni di scuole medie e superiori valuterebbe un possibile inserimento in questo ambito. Tuttavia le aziende del settore fanno fatica a occupare le posizioni aperte: la maggior parte dei giovani non sa come e dove intercettare queste opportunità
Il comparto orafo gioielliero è uno dei settori di punta del Made in Italy ma, come troppo spesso accade nel passaggio formazione-lavoro, fa fatica a trovare giovani con le competenze adatte. Eppure, secondo un’indagine svolta da Skuola.net su 3.000 studenti di scuole medie e superiori, ben 1 su 4 mostra interesse verso un’ipotetica futura occupazione nel settore orafo o del prezioso in generale.
L’interesse verso le professioni “d’oro” sale ancora di più tra gli alunni di istituti tecnici (52%) e professionali (40%). I maschi sembrano essere decisamente più interessati delle femmine.
La maggior parte preferirebbe un lavoro nella fase di ideazione e design (64%), a seguire quelli che vorrebbero produrre materialmente gli oggetti (22%), a chiudere quelli attratti dalla parte di marketing e vendita (14%).
L’attrattiva non fa il paio con una adeguata conoscenza del settore: solo 1 su 10 sa che questo mondo mette a disposizione ampie prospettive lavorative.
Le aziende orafe vogliono assumere ma non trovano personale. La sfida attuale, secondo Confindustria FEDERORAFI, è quindi quella di comunicare con adeguati strumenti le opportunità del settore per intercettare le aspettative dei giovani talenti e avvicinarli alle importanti prospettive che offre il mondo del gioiello. Il 22 gennaio, durante VICENZAORO, un primo evento di orientamento dedicato agli studenti.
Sul mercato del lavoro esistono posti di lavoro “d’oro” – nel vero senso della parola – che attendono giovani alla ricerca di posizioni di assoluta soddisfazione professionale e retributiva. Peccato che i diretti interessati, molto spesso, non ne siano pienamente consapevoli, nonostante un appeal decisamente elevato di quei settori. È il caso del comparto orafo-gioielliero, una delle punte di diamante del Made in Italy. Vanno letti in questo modo i risultati di una ricerca condotta dal portale studentesco Skuola.net in collaborazione con FEDERORAFI – l’associazione di categoria di Confindustria che rappresenta le aziende del settore orafo, argentiero e del prezioso in generale – secondo cui, nonostante non si parli poi così tanto di questo mondo dal punto di vista degli sbocchi occupazionali, il suo potere di attrattività è davvero forte. Su un campione di 3.000 alunni di scuole medie e superiori, infatti, oltre 1 su 4 mostra interesse verso un ruolo da protagonisti nella ideazione, produzione e vendita di gioielli.
Ovviamente, il quadro varia in modo sensibile in base ai percorsi formativi che stanno seguendo le ragazze e i ragazzi. Il maggior tasso di predisposizione si registra tra gli studenti degli istituti tecnici dove oltre la metà (52%) non scarta l’idea di un lavoro nel settore orafo. Molto positivo anche il riscontro da parte degli iscritti in istituti professionali, dove il 40% si dice pronto. Normale, al contrario, che tra i liceali tale prospettiva non sia in cima alla lista delle preferenze: di fatti, solo il 13% al momento vedrebbe di buon grado un inserimento in questo segmento produttivo. Ma il dato medio è comunque confermato tra gli studenti delle scuole medie (favorevole è il 24%), laddove i ragazzi sono tutti assieme, senza essere influenzati dall’indirizzo frequentato. Anche il genere, però, può modificare gli equilibri. I maschi sembrano essere i più interessati (40%) rispetto alle femmine (21%).
Entrando più nello specifico, la fase industriale che sembra stuzzicare di più la fantasia degli studenti per il post diploma è quella preliminare, di ideazione e disegno dei preziosi. Tra quanti si dicono pronti a lavorare in questo settore, ben 2 su 3 vorrebbero proprio “creare” dal nulla gli oggetti. A circa 1 su 5, invece, piacerebbe mettere le mani sui prodotti finali, realizzandoli materialmente. Mentre 1 su 7 si sentirebbe più a proprio agio nella promozione del prodotto, nelle vesti di addetto alle vendite o al marketing. Anche qui, la scuola può avere un influsso determinante, decisamente: i ragazzi dei tecnici scommettono in massa sul design (così per il 76%, +12% rispetto alla media), quelli dei professionali sulla produzione vera e propria (la seleziona il 41%, il doppio del dato generale), quelli dei licei manifestano una maggiore inclinazione per il post-produzione (19%, rispetto a un 14% di media).
A proposito di indirizzi di studio, in un momento come quello attuale in cui gli istituti tecnici e professionali fanno fatica ad emergere, studenti e famiglie dovrebbero conoscere le opportunità professionali e occupazionali offerte da settori a cui alcuni di questi percorsi di studi preparano. Soprattutto se, come nel caso del settore orafo-gioielliero, c’è grande domanda da parte delle aziende e una certa disponibilità da parte dei diretti interessati. Che però, purtroppo, non conoscono le strade di accesso.
Manca, infatti, la conoscenza delle dinamiche che muovono il settore. Complessivamente, solo 1 su 10 sa che le prospettive occupazionali offerte dal mondo del prezioso sono elevate, in quanto oggi le aziende riscontrano difficoltà nel reperire lavoratori. Quasi un terzo degli intervistati (32%), invece, pensa erroneamente che sia difficile trovare opportunità di lavoro in questo settore. Mentre la maggior parte (58%), in assenza di informazioni, immagina che segua l’andamento generale del mercato del lavoro.
Lo stesso si può dire, ad esempio, per la “geografia” del mercato di riferimento. Solamente 1 su 4 è consapevole che l’Italia sia tra le nazioni di riferimento a livello mondiale per l’industria del gioiello; quasi 1 su 5, all’opposto, pensa che non sia un settore così importante per la nostra economia. Così come, in pochi hanno idea di quali siano i distretti produttivi che trainano il comparto. I ragazzi piazzano al vertice le grandi città: prima Milano, seconda Firenze e terza Roma. Quando, invece, la parte del leone la fanno centri dalle dimensioni più contenute: il vero podio, infatti, è composto, nell’ordine, da Arezzo, Vicenza, Alessandria/Valenza, subito a seguire c’è Napoli/Torre del Greco.
Che sia necessario potenziare il racconto di filiere dove la mancanza di talenti è evidente quanto dannosa, lo testimonia infine un altro dato: tra i non interessati a questi tipi di lavoro, il motivo principale della rinuncia è il non ritenersi portato o interessato a professioni manuali (67%). Mentre, come visto, questa non è l’unico tipo di competenza richiesta, anche se una delle più ricercate.
“L’indagine che abbiamo condotto conferma le nostre preoccupazioni – afferma Claudia Piaserico, Presidente di Confindustria FEDERORAFI – e la necessità di promuovere le professionalità orafe tra i giovani che hanno ancora una scarsa conoscenza delle rilevanti opportunità che offre il comparto, oltretutto per tutte le abilità possibili: da chi è portato per la manualità, a chi è più creativo o patito per l’informatica, per la tecnologia per la stampa 3D o per i nuovi strumenti collegati ai social, al marketing e all’economia circolare. Le scuole per la professione ci sono e sono dislocate non solo nei principali distretti orafi. Per questo con la mia presidenza stiamo lavorando per far avvicinare gli studenti ad un settore che è moderno, al passo con i tempi e che ha bisogno di nuovi talenti per consolidare la propria leadership mondiale”.
“Dobbiamo scongiurare – prosegue Piaserico – la desertificazione di un patrimonio di conoscenze e di capacità manifatturiere unico al mondo: il settore orafo-gioielliero-argentiero e del cammeo e del corallo è tra i più internazionali del Made in Italy. Una leadership che è rafforzata da una vetrina come VICENZAORO, la principale manifestazione internazionale del settore. Che il 22 gennaio ospiterà, per la prima volta nella sua storia, una giornata di orientamento per gli studenti insieme alle istituzioni locali dei distretti dove il comparto è maggiormente radicato, ovvero Vicenza, Arezzo, Valenza e Napoli/Torre del Greco”.