Femminicidio a Roma: perché Martina è stata uccisa, nonostante tutte le cautele?

Foto di Annabel_P da Pixabay

Il 2023 è iniziato da appena un paio di settimane, e già sono stati 3 i femminicidi (le donne picchiate, colpite a morte, o strangolate nel 2022 sono state 116, circa una ogni 3 giorni). L’ultima vittima è Martina Scialdone, avvocato di Roma di 35 anni, esperta in diritto di famiglia, uccisa per mano dell’ex compagno, un uomo di 61 anni con la passione per le armi, da anni assiduo frequentatore del poligono di tiro.

Ed è stato proprio con una delle pistole che aveva per uso sportivo che l’uomo le ha tolto la vita.

“Un episodio terribile, per il quale, innanzitutto, voglio esprimere cordoglio e solidarietà alla famiglia e ai cari della collega. – Commenta l’Avvocato Valentina Ruggiero, anche lei esperta in diritto di famiglia, del Foro di Roma – I fatti sono ancora al vaglio degli inquirenti, dalle notizie che stanno circolando non è ben chiaro se Martina avesse dato appuntamento al suo ex compagno al ristorante per un ultimo incontro chiarificatore, o se fosse lì a cena con il fratello, e l’uomo l’abbia raggiunta. Ciò che è certo, però, è che sono state rispettate tutte le cautele che noi avvocati invitiamo a tenere: l’incontro in un luogo pubblico, alla presenza di altre persone, e al quale non è andata da sola, ma con qualcuno di cui sapeva di potersi fidare. Indicazioni che, di certo, anche lei si sarà trovata a dare alle sue assistite. Martina Scialdone non era affatto una sprovveduta, era una professionista, un’esperta che, con ogni probabilità, si era trovata a trattare la materia dei femminicidi, direttamente o indirettamente. Eppure, tutto questo non è bastato a salvarle la vita”.

Una furia omicida che sembra abbattersi sulle donne, senza lasciar loro alcun scampo. A poche ore di distanza dai fatti di Roma, a Rimini è stato rinvenuto il cadavere di una donna, che, da una prima ricostruzione, sembrerebbe essere stata uccisa da un uomo, che poi si è tolto la vita a sua volta.

L’unica strada percorribile per contrastare il triste fenomeno dei femminicidi è quella dell’educazione e della prevenzione. Se le persone presenti al ristorante, dal personale di sala agli altri clienti, sin dall’inizio degli atti aggressivi avessero compreso che la situazione stava degenerando, forse le cose sarebbero andate diversamente imparare ad interpretare i segnali di allarme che precedono atti di intemperanza che possono degenerare in violenza è fondamentale. Quando mi è capitato di notare in strada un soggetto che alzava il tono della voce o che aveva un atteggiamento prepotente contro qualcuno più debole mi sono fermata e con discrezione ho assistito, atteso per vedere se effettivamente mi trovavo di fronte ad un episodio critico, e se potessi intervenire o contattare le forze dell’ordine. Non voltiamoci mai dall’altra parte perché quella donna potrebbe essere nostra figlia, nostra sorella, o potremmo ritrovarci noi stessi nel ruolo di vittima” conclude l’Avvocato Ruggiero.


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