a cura di Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm
L’ultimo dato sull’inflazione di novembre nell’Eurozona ci ricorda che, in questo momento, la pressione inflattiva resta il focus principale per i mercati finanziari. Nonostante sembri essere arrivata a un punto di svolta, siamo ancora ben lontani dai livelli a cui siamo stati abituati nell’ultimo decennio. La domanda sorge dunque spontanea: per quanto tempo, ancora, possiamo aspettarci livelli di inflazione sostenuti?
Inflazione in rallentamento?
La morsa dell’inflazione sull’economia dovrebbe cominciare ad allentarsi nel corso del 2023, per poi assestarsi definitivamente nel 2024. Stando agli ultimi dati dalla Commissione UE, però, il prossimo anno l’inflazione continuerà a rimanere elevata: al 7% nell’Unione Europea e al 6,1% nell’area Euro. Per il 2024, invece, è prevista una discesa rispettivamente al 3% e al 2,6%. Attualmente, il forte aumento inflattivo sta colpendo un’economia globale ancora alle prese con le conseguenze economiche della crisi pandemica e della guerra in Ucraina dove, in particolare, l’UE risulta essere tra le regioni più esposte a causa della sua vicinanza geografica e della forte dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili russe.
La corsa dell’inflazione sta inoltre erodendo il valore reale dei risparmi aggiuntivi accumulati durante la pandemia. Si prevede, pertanto, che la crescita dei consumi privati reali rallenterà dal 3,7% nel 2022 allo 0,1% nel 2023, prima di risalire all’1,5% nel 2024 quando i salari reali, e quindi i redditi disponibili, recupereranno parte del potere d’acquisto perduto.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Ci sono diversi fattori che hanno portato a questa situazione. Il principale è stato la riapertura dell’economia post-Covid prima che l’offerta di beni e servizi potesse aumentare in maniera tale da soddisfare l’enorme eccesso di domanda. A questo si sono poi aggiunte anche le criticità geopolitiche, come l’invasione della Russia in Ucraina, i continui colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento – dinamica legata in particolar modo alla Cina e ai suoi continui lockdown – e l’aumento dei prezzi dell’energia che hanno contribuito al peggioramento della situazione economica.
Continue sorprese al rialzo
L’inflazione nel 2022 ha continuato a sorprendere al rialzo. L’accelerazione e l’ampliamento delle pressioni sui prezzi nei primi dieci mesi dell’anno hanno spostato il picco di inflazione previsto al quarto trimestre 2022 e hanno contribuito a far alzare la proiezione del tasso di inflazione annuale al 9,3% nell’Unione Europea e all’8,5% nell’area Euro.
Situazione che ha avuto effetti negativi sulla crescita economica e sui mercati finanziari, tanto che i paesi dell’UE e dell’area Euro dovrebbero sperimentare una recessione tecnica quest’inverno. Per il 2023, nel suo complesso, si prevede una crescita del Pil reale sia nell’UE che in area Euro allo 0,3%, ben al di sotto dell’1,5% e dell’1,4% stimati in precedenza.
Focus Italia
Secondo le ultime previsioni economiche fatte dalla Commissione UE, anche l’Italia subirà un rallentamento dell’economia questo inverno. È infatti prevista una crescita dello 0,3% nel 2023 e dell’1,1% nel 2024. Il tasso di inflazione dovrebbe salire a 8,7% quest’anno e scendere al 2,3% entro il 2024.
Con l’inflazione elevata e la crescita debole è molto probabile che nel 2023 la spesa per i consumi ristagni, per poi riprendere a crescere nel 2024.