Le industrie che fanno un uso intensivo di diritti di proprietà intellettuale generano oltre 81 milioni di posti di lavoro nell’UE, direttamente o indirettamente, ovverosia quasi quattro posti di lavoro su 10 nell’Unione europea (39,4 %). Inoltre, il contributo di queste industrie al PIL dell’UE è pari al 47,1 % del prodotto interno lordo totale, per un valore di 6 400 miliardi di EUR.
Questi sono alcuni dei principali risultati dell’edizione 2022 del rapporto sulle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale[1] e sulla performance economica nell’Unione europea, un importante studio a livello Europeo pubblicato oggi dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO).
Il rapporto rivela altresì che oltre l’80 % delle importazioni e delle esportazioni dell’UE è generato da industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale, producendo un avanzo commerciale di 224 miliardi di EUR e contribuendo a mantenere un equilibrio positivo tra il commercio dell’UE e il resto del mondo.
Il Direttore esecutivo dell’EUIPO, Christian Archambeau, ha dichiarato:
«L’Europa e l’innovazione vanno di pari passo e le imprese che sfruttano la loro proprietà intellettuale (PI) stanno riscontrando evidenti benefici, contribuendo nel contempo al funzionamento del mercato interno dell’UE. Lo studio mostra che, rafforzando l’ecosistema della PI in Europa, rafforziamo l’economia. Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale sono una forza trainante per l’occupazione e il commercio e possono sostenere l’Europa nel suo percorso verso la ripresa economica e la transizione verde.»
I dati dell’edizione del 2022 mostrano che il contributo dei settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale all’economia dell’UE è al suo livello più elevato sin dal periodo 2008-2010 sotto ogni aspetto, come: creazione di posti di lavoro, PIL ed esportazione di prodotti e servizi. Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale acquisiscono sempre più importanza per l’economia dell’UE.
Queste industrie danno lavoro a più di 61 milioni di persone nell’UE e ulteriori 20 milioni di posti di lavoro nelle industrie che forniscono beni e servizi alle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. Inoltre, i loro salari sono significativamente più alti rispetto agli altri, con un premio salariale del 41 %.
Cambiamento climatico, tecnologie di mitigazione e marchi verdi
Lo studio mostra inoltre che, tra le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale, il peso delle industrie impegnate nello sviluppo di tecnologie di mitigazione dei cambiamenti climatici (CCMT) e relative ai marchi verdi[2], molte delle quali riguardanti l’energia e i trasporti, è incrementato negli ultimi anni. I settori ad alta intensità di brevetti CCMT o marchi verdi rappresentano il 14 % del PIL nell’UE, il 9,3 % dell’occupazione e gran parte dell’attività del commercio estero dell’UE.
Nel complesso, circa una domanda di brevetto europeo su 10 presentata da richiedenti dell’UE riguardava tecnologie di mitigazione dei cambiamenti climatici volte a ridurre o prevenire le emissioni di gas a effetto serra. I marchi verdi depositati da imprese con sede nell’UE rappresentano una quota simile di tutte le domande di marchio dell’Unione europea nel 2021.
Settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno dell’UE
Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale costituiscono la spina dorsale del mercato unico dell’UE, in quanto rappresentano oltre il 75 % degli scambi commerciali all’interno dell’UE.
Costituiscono inoltre un importante fattore alla base della creazione di posti di lavoro transfrontalieri, poiché quasi 7 milioni di posti di lavoro nei paesi dell’UE sono creati da imprese di altri Stati membri, con una percentuale di tali posti nelle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale superiore al 30 % in alcuni paesi.
Mentre paesi come Germania, Francia, Italia o Paesi Bassi sono leader nella creazione di nuovi diritti di proprietà intellettuale, anche altri come Repubblica ceca, Ungheria, Polonia o Estonia beneficiano fortemente della divisione del lavoro all’interno delle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale.