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Intelligenza artificiale: il futuro è senza lavoro?

Le nuove tecnologie distruggono il lavoro? La storia ha sempre dimostrato il contrario eppure alcuni temono che oggi non sia più così. L’automazione, le tecnologie dell’informazione e l’intelligenza artificiale stanno usurpando più posti di lavoro di quanti non ne creino? «No – risponde il Team di Ricerca del Dipartimento di Management dell’Università di Torino, guidato Paolo Biancone, Professore Ordinario di Economia Aziendale dell’Università degli Studi di Torino, e Silvana Secinaro, Professore associato di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Torino –, l’Intelligenza Artificiale semplifica la nostra vita quotidiana e lavorativa, aprendo la strada a professionalità più performanti. Occorre anzi ampliare la cultura digitale». Ed è proprio per questo che il Dipartimento propone “Human & Technology Licence for Business Innovation” (H&TL), un corso di aggiornamento professionale che punta a diffondere la comprensione delle potenzialità delle tecnologie, a sviluppare un approccio di apertura, collaborazione, interdisciplinarietà e che rilascia la prima “patente delle tecnologie emergenti”. In partenza a ottobre, conta già quasi 200 iscritti da tutta Italia.

Qualche esempio di come incida positivamente l’IA nel mondo del lavoro? Se le correzioni di bozze di testi scritti, nell’editoria e nel giornalismo possono essere delegate a un sistema di controllo automatico, il tempo assorbito dalla rilettura per il controllo degli errori di battitura può essere speso nella formulazione di contributi concettuali di maggior valore. Se la computazione di dati in uno studio di commercialisti può essere affidata all’intelligenza artificiale, i professionisti hanno più tempo per offrire ai propri clienti un servizio consulenziale strategico. Se gli studi legali sostituiscono con algoritmi le ricerche su leggi e precedenti, possono contare su maggiori energie per focalizzarsi sull’affiancamento più sagace dei propri clienti. Grazie all’IA sta diventando più semplice e veloce sviluppare farmaci e trattamenti medici, ma certo non viene meno il ruolo del ricercatore prima e del medico poi.

Innumerevoli altri esempi riguardano la semplificazione della vita senza abbattere alcun ruolo lavorativo. Basti pensare alle password, ossessione di tutti. Ne abbiamo a decine personali e lavorative. Stringhe alfanumeriche più o meno complesse a protezione della nostra vita online che gradualmente vengono sostituite da nuove forme di autenticazione: sistemi di riconoscimento biometrici come impronte digitali o scansioni dell’occhio, link, codici di autenticazione via sms.

«Senza timore occorre incrementare la sensibilità e la competenza di tutti verso l’utilizzo delle nuove tecnologie – spiega Biancone –. L’esperienza della pandemia ha imposto un’accelerazione in questa direzione rendendo il mondo più permeabile all’Intelligenza Artificiale, ma molto deve ancora essere fatto per l’attuazione della trasformazione digitale. Occorre sviluppare skill che consentano a un ventaglio crescente di persone di comprendere le implicazioni dei cambiamenti tecnologici che impattano sull’evoluzione del mercato e le rendano promotrici di applicazioni nel proprio segmento di attività».

“Human & Technology Licence for Business Innovation” risponde a questo obiettivo. Realizzato in collaborazione con Comau, attraverso la sua Academy, da ottobre sarà online e on demand, ma potrà essere anche totalmente customizzato e realizzato in presenza per rispondere a specifiche esigenze aziendali.


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